Il timido ritorno in piazza dei Gilet gialli per il caro-carburante e le pensioni

Meno di cinquemila persone sfilano in tutta la Francia ma la riforma delle pensioni potrebbe dare nuova linfa al movimento. Una convergenza coi sindacati è possibile?

Marco Cesario

(Parigi). Quattro anni dopo la nascita del movimento, i Gilet gialli scendono di nuovo in piazza per rilanciare un movimento che aveva piegato il governo Macron nell’autunno del 2018 costringendolo a numerose concessioni. In piazza contro il caro-carburante, l’inflazione e la futura riforma delle pensioni, i Gilet gialli hanno risposto all’appello per una mobilitazione di massa sabato 7 gennaio ma il ritorno sulle strade è stato piuttosto timido. Circa 4.700 persone sono scese in piazza in tutta la Francia, di cui 2.000 a Parigi, per denunciare la politica di Emmanuel Macron. Mobilitazioni anche a Lione, Besançon, Caen, Marsiglia, Nizza, Tolosa o Strasburgo, manifestazioni di piccola entità. Gli organizzatori stimano una partecipazione maggiore, ma senza fornire cifre precise. In realtà, nel sabato che avrebbe dovuto segnare il ritorno in grande stile dei Gilet Gialli, la mobilitazione è stata piuttosto deludente per gli organizzatori.

A Parigi, alcune migliaia di persone si sono ritrovate a Place Breteuil. I deputati de La France Insoumise Antoine Léaument e Thomas Portes hanno partecipato al corteo in solidarietà con i manifestanti. La manifestazione, che era stata trasmessa sui social network, ha attraversato il sud di Parigi al ritmo di cori anti-Macron, ma senza la violenza o gli scontri tra manifestanti e polizia che hanno costellato il movimento lanciato inizialmente nel novembre 2018 contro l’aumento delle accise sui carburanti. Le richieste sul potere d’acquisto rimangono le medesime, a cui si aggiungono la denuncia dell’uso dell’articolo 49.3 e l’imminente riforma delle pensioni, che dovrebbe rilanciare il movimento secondo Jamel, uno degli organizzatori: “Non siamo demotivati. A livello di visibilità abbiamo perso molte persone per la paura della violenza della polizia, ci sono stati molti arresti abusivi per impedire ai compagni di manifestare di nuovo. Dobbiamo essere uniti per aumentare i nostri ranghi”.

Il movimento sostiene ancora di essere apolitico. Nel corteo, alcune bandiere francesi, bandiere corse, antifascisti propalestinesi, delusi di sinistra e di destra: “Le cose peggiorano ogni giorno, non riusciamo più a pagare le bollette, non riusciamo più a vivere, sia che lavoriamo o meno, sia che siamo pensionati, sia che siamo lavoratori autonomi o negozianti”. Uno dei capi storici dei Gilet gialli Eric Drouet, che si era allontanato temporaneamente dal movimento, ha annunciato di voler tornare nei ranghi del movimento all’inizio dell’anno, che spera sia esplosivo come lo fu nel 2018.

Punto di riferimento del movimento, il gruppo Facebook La France en Colère che intende portare sostegno alla battaglia che si profila contro la riforma delle pensioni. Mentre cominciano ad organizzarsi le prime mobilitazioni per le future battaglie contro la politica neoliberista del governo Macron ed il fronte sindacale appare eccezionalmente unito, quali saranno le reazioni dei sindacati all’investimento dei gilet gialli contro la riforma delle pensioni? “Perché ci dovrebbero essere gilet gialli da una parte e rossi dall’altra? È necessario che tutti siano d’accordo ed uniti nel mobilitarsi insieme”, ha dichiarato Philippe Martinez, segretario generale della CGT, su BFMTV qualche giorno prima della mobilitazione. Anche se la CGT era stata molto reticente all’inizio del movimento dei Gilet Gialli, insistendo sulla presenza dell’estrema destra e condannando la violenza, il 2023 potrebbe essere l’anno della grande convergenza?



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