Il sommario del numero 2/2022 di MicroMega

Dall’anniversario della nascita di Pasolini all’analisi degli scrittori inglesi prima e dopo la Grande guerra a firma di George Orwell: è un miscellaneo di MicroMega davvero ricchissimo quello in vendita su shop.micromega.net e in libreria.

Redazione

Dall’anniversario della nascita di Pasolini all’analisi degli scrittori inglesi prima e dopo la Grande guerra a firma di George Orwell passando per la crisi di democrazia che sperimenta l’Europa: è un miscellaneo di MicroMega davvero ricchissimo quello in uscita il 10 marzo.

Il volume si apre con un ampio saggio di Alessandro Carrera che, ripercorrendo la parabola artistica di Pier Paolo Pasolini, evidenzia tutti i motivi per i quali lo scrittore di Ragazzi di vita, di cui ricorre il centenario della nascita, non può affatto essere considerato un progressista.

Una prima sezione del numero è dedicata poi alla democrazia in Europa che, già prima della crisi in corso, non godeva di ottima salute. Adam Michnik e Irena Grudzińska Gross, entrambi protagonisti della gloriosa stagione del dissenso contro il regime comunista, si confrontano in particolare sulla situazione della Polonia, mentre il politologo Zoltán Lakner, intervistato da Massimo Congiu, si concentra sull’Ungheria, alla vigilia delle elezioni politiche. Fra le ricette che ciclicamente vengono proposte per porre rimedio al deficit di democrazia e partecipazione c’è quella dell’elezione diretta del presidente della Repubblica, tornata di recente alla ribalta anche nel nostro Paese in occasione della rielezione di Mattarella: Nicolas Roussellier ci mostra però che il nesso tra elezione diretta del presidente e democrazia è tutt’altro che scontato. Chiude la sezione una conversazione con Robert Badinter, avvocato francese ed ex ministro della Giustizia al quale si deve l’abolizione della pena di morte in Francia, ultimo Paese dell’Europa occidentale a farlo.

Nella sezione Labirinto Nicoletta Parisi e Dino G. Rinoldi mettono in guardia dai rischi di corruzione legati al fiume di denaro del Piano nazionale di ripresa e resilienza; Carlo Cellamare rileva come in relazione alle politiche abitative il Pnrr sia una grande occasione mancata; Valerio Nicolosi ricostruisce la storia dei commissari straordinari, sempre più di ordinaria amministrazione; Francesco ‘Pancho’ Pardi affronta la complessa questione della tutela dell’ambiente, del territorio e del paesaggio, materia di recente oggetto di modifica costituzionale.

Arricchiscono il numero il dialogo tra Lucio Baccaro e Luigi Zingales che, a trent’anni dalla firma del Trattato di Maastricht e a venti dall’introduzione dell’euro, si interrogano sulle ragioni che portarono l’Italia ad aderire al progetto della moneta comune e sul peso che l’euro ha avuto nella stagnazione della nostra economia; l’analisi del sistema neoliberista da un punto di vista evoluzionistico a firma di Paolo Crocchiolo; il saggio di Alain Supiot che, partendo da una critica alla filosofia foucaultiana, mette in discussione la feticizzazione dell’economia neoliberista; e la ricostruzione, a cura di Perry Anderson, della ricezione di Sebastiano Timpanaro nel mondo anglosassone, attraverso la quale ripercorriamo l’iter intellettuale e politico di uno dei più importanti filologi classici italiani.

Chiude il numero della rivista diretta da Paolo Flores d’Arcais un inedito di George Orwell (presentato da Manuela Ceretta) in cui l’autore di La fattoria degli animali analizza il cambio di paradigma che si può leggere negli scrittori inglesi prima e dopo la Grande guerra. Se nei primi regna un certo superficiale ottimismo e una cieca fiducia nel futuro, le opere scritte dopo la tragedia della prima guerra mondiale non possono non riflettere il disincanto nei confronti dello sviluppo tecnologico e della moderna civiltà materialistica. Un’esperienza che secondo Orwell ha prodotto scritti più adulti e con una portata più ampia, che hanno ristabilito i contatti con l’Europa e riportato il senso della storia e la possibilità della tragedia.

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IL SOMMARIO DEL NUMERO

Alessandro CarreraContro l’idolatria di Pasolini

Le invettive contro i giovani, le reprimende contro l’omologazione borghese (e la fascinazione per quella sovietica), le farneticazioni contro l’istruzione che corrompe il popolo (quella stessa istruzione di cui lui però andava fiero), l’equivalenza cialtrona fra vecchi fascisti e nuovi antifascisti. Pasolini di progressista non aveva nulla. Antifascista certo, ma anche fondamentalmente pre-democratico. Un poeta, uno scrittore e un regista che, al netto dei vaneggiamenti sociologici e politici, ha comunque pochi paragoni. E non perché abbia sempre scritto belle poesie e bei romanzi o fatto bei film (tutt’altro), ma perché le sue poesie, i suoi romanzi e i suoi film, anche quando sono orribili, non sono mai mediocri.

Adam Michnik in conversazione con Irena Grudzińska GrossLa pericolosa deriva a destra della Polonia

In Polonia c’è una forte maggioranza della popolazione convintamente europeista e allo stesso tempo un forte sostegno al Partito di ultradestra, nazionalista e fondamentalista cattolico PiS. Come si spiega quella che appare come una contraddizione? E qual è l’eredità, e quali gli errori, della stagione della dissidenza contro il regime comunista? Due dei protagonisti di quel movimento riflettono oggi sulla deriva polacca. Che rischia di essere anche europea.

Zoltán Lakner in conversazione con Massimo CongiuIl sistema Orbán alla prova del voto

Attorno al governo Orbán si è andato consolidando un complesso sistema caratterizzato dall’istituzionalizzazione della corruzione, dal collegamento tra interessi politici ed economici, dall’abuso dello Stato di diritto e dall’uso sistematico della propaganda. Tutto questo consente all’attuale capo del governo e leader di Fidesz di arrivare alla prova elettorale molto forte. Stavolta però l’opposizione si presenta unita, e questo può dare adito a qualche, seppur timida, speranza.

Nicolas RoussellierPresidenzialismo uguale più democrazia?

L’elezione diretta del presidente della Repubblica viene spesso presentata come un fattore di democrazia. Ripercorrere la storia di questo istituto laddove   utilizzato – per esempio negli Usa e in Francia – mostra però che l’elezione del presidente da parte del popolo stata storicamente ai margini dell’idea democratica e che le ragioni che hanno spinto alcune democrazie ad abbracciarla non riguardano tanto il miglioramento della democrazia in quanto tale (ossia la capacità  del popolo di influenzare le decisioni pubbliche) quanto la stabilità e la forza dei governi.

Robert Badinter in conversazione con Lucien Scherrer e Claudia MäderL’ultima ghigliottina

La Francia   stata l’ultima democrazia dell’Europa occidentale ad abolire la pena di morte, nel 1981. Il merito va in gran parte all’avvocato e poi ministro della Giustizia Robert Badinter, che con il suo instancabile impegno contro la pena capitale salvò dalla ghigliottina anche il criminale nazista Klaus Barbie, l’assassino di suo padre.

Lucio Baccaro / Luigi Zingales E se l’Italia non fosse entrata nell’euro?

A trent’anni dalla firma del Trattato di Maastricht e a venti dall’introduzione dell’euro vale la pena interrogarsi sulle ragioni che portarono l’Italia a aderire al progetto della moneta comune. La strategia del “vincolo esterno” era giustificata? E che peso ha avuto l’euro nella stagnazione della nostra economia? Un dialogo sulle scelte del passato, che guarda però al futuro.

Paolo CrocchioloIl neoliberismo davanti al tribunale dell’evoluzionismo

Se considerato da un punto di vista strettamente evoluzionistico, il sistema economico neoliberista   profondamente irrazionale e contrario agli interessi della nostra specie. Esso impone infatti un prezzo molto alto da pagare – in termini biologici di sofferenza, non solo per la negazione dei diritti corrispondenti ai bisogni, ma anche per la devastazione ecologica che s’intreccia con il danno sociale – per mantenere a tutti i costi un’economia che ruota attorno ai privilegi di una minoranza.

Nicoletta Parisi e Dino G. RinoldiLa corruzione al tempo del Pnrr (e a trent’anni da mani pulite)

Con il Pnrr, lo sappiamo, si stanno riversando nel nostro Paese fiumi di denaro. E con i fiumi di denaro, sappiamo anche questo, arrivano puntali i rischi di contaminazione dell’economia legale. Rischi che il Piano sembra però ignorare, tutto concentrato com’è sulla semplificazione delle procedure per rendere rapida la realizzazione dei progetti di investimento più che sul rafforzamento dei meccanismi di prevenzione della corruzione. Non proprio un bel segnale, a trent’anni da Mani Pulite.

Carlo CellamarePnrr e questione abitativa: una grande occasione mancata

Sul fronte dell’emergenza abitativa – quello con le più importanti ricadute sociali – il Piano nazionale di ripresa e resilienza è una grande occasione mancata. Diverse sono infatti le linee di finanziamento, ma tutte orientate a interventi puntuali sulle componenti fisiche invece che a un approccio integrato che guardi ai problemi dei quartieri nella loro complessità. Con il grosso rischio di costruire cattedrali nel deserto e lasciare intatte le gravi diseguaglianze sociali. Eppure pianificare diversamente si può, e alcuni esempi concreti lo dimostrano.

Valerio NicolosiUn commissario per ogni stagione

Che si tratti di reali emergenze (inondazioni, terremoti), di prevedibilissimi grandi eventi (giubilei, Expo, campionati sportivi) o di normalissime opere (più o meno grandi) che però non vengono mai completate, negli ultimi decenni la soluzione in Italia   stata sempre la stessa: la nomina di un commissario straordinario che, in deroga alle norme vigenti, dovrebbe risolvere i problemi che l’ordinaria politica non riesce a risolvere. Peccato che non sempre (anzi quasi mai) le cose vadano così.

Francesco ‘Pancho’ PardiAmbiente, territorio, paesaggio: appunti sull’articolo 9 della Costituzione

L’articolo 9 – quello che tutela il paesaggio e, come da recente modifica, anche l’ambiente e la biodiversità –   uno dei meno attuati della nostra Costituzione. Fra i motivi c’è certamente l’estrema complessità del tema. Cosa significa infatti “tutelare”? È sinonimo di conservare? E conservare cosa esattamente? Del paesaggio fanno parte, infatti, sia gli elementi naturali sia gli stratificati (e contraddittori) interventi umani. La sfida   riuscire a mantenere vivo, leggibile e godibile il paesaggio storico dentro il paesaggio contemporaneo.

Alain SupiotL’errore di Foucault e il feticcio del neoliberismo

Il segno distintivo della società della normalizzazione non è, come ha erroneamente affermato Foucault, il biopotere, ma la feticizzazione dell’economia di impostazione neoliberista, trattata come una scienza esatta. In questa visione la legge e lo Stato non hanno altra funzione che quella di oliare le ruote del mercato autoregolato, declassando il governo a governance. La pandemia ha però mostrato tutti i limiti di questo approccio, rivelando la natura schizofrenica dell’ordinamento giuridico internazionale, lacerato tra i princìpi di giustizia sanciti in numerose Dichiarazioni (a partire dal diritto alla salute) e le logiche del libero mercato.

Perry AndersonTimpanaro fra gli inglesi

L’interesse suscitato dalla figura e dal pensiero di Sebastiano Timpanaro nel mondo anglosassone   inversamente proporzionale all’influenza che questo ebbe sulla sua formazione, nella quale ruoli importanti svolgono invece le culture francese e tedesca. Attraverso la ricostruzione della ricezione inglese di Timpanaro, ripercorriamo l’iter intellettuale e politico di uno dei più importanti filologi classici italiani, i cui interessi andarono ben oltre la filologia, spaziando dal marxismo alla psicoanalisi.

George OrwellLa riscoperta dell’Europa (con una presentazione di Manuela Ceretta)

In questo saggio inedito in italiano l’autore di La fattoria degli animali analizza il cambio di paradigma che si può leggere negli scrittori inglesi prima e dopo la Grande guerra. Se nei primi regna un certo superficiale ottimismo e una cieca fiducia nel futuro, le opere scritte dopo la tragedia della prima guerra mondiale non possono non riflettere il disincanto nei confronti dello sviluppo tecnologico e della moderna civiltà materialistica. Un’esperienza che secondo Orwell ha prodotto scritti più adulti e con una portata più ampia, che hanno ristabilito i contatti con l’Europa e riportato il senso della storia e la possibilità della tragedia.



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