“A TUTTI I COMANDI ZONA. Comunicasi il seguente telegramma: ALDO DICE 26×1”

Il 25 aprile è festa nazionale perché festa della vittoria antifascista. In particolare del contributo della Resistenza a tale vittoria.

Paolo Flores d'Arcais

Se festeggiamo il 25 aprile è perché il 24 aprile 1945 Radio Londra, e tutte le piccole radio clandestine della Resistenza, hanno ripetuto questo messaggio in codice. Era il segnale di insurrezione generale, a partire dall’una di notte del 25 (o mattina del 26, tecnicamente),  indirizzato a tutte le unità partigiane dal Comitato Nazionale di Liberazione Alta Italia. I partigiani che erano in montagna scendevano a liberare le città, le formazioni clandestine nelle città uscivano allo scoperto occupando le postazioni strategiche, e in tal modo sindaci e prefetti delle città appena liberate venivano nominati dal Comitato di Liberazione Nazionale, mettendo gli alleati di fronte al fatto compiuto.

Il 25 aprile è dunque festa nazionale (proclamata nel 1949) perché festa della vittoria antifascista, e in particolare del contributo della Resistenza a tale vittoria (per la quale fu cruciale, ovviamente, il sacrificio dei soldati dei paesi alleati, Usa, Gran Bretagna, Urss). Chi considera “divisiva” tale festa non riconosce il fondamento storico di legittimità della nostra Costituzione, e si dichiara dunque anti-patriota. La vittoria della Resistenza antifascista è il vincolo comune che ci rende con-cittadini, chi lo mette in discussione, lo disconosce, lo rinnega, sta inoculando elementi di dissoluzione del patto che ci rende partecipi di una stessa patria.

Il 25 aprile è festa nazionale perché vittoria della Resistenza IN ARMI. Nell’estate del 1944 l’esito della guerra non era affatto scontato, nazisti e repubblichini scatenarono operazioni in grande stile contro le formazioni partigiane massacrando le popolazioni civili. I partigiani non facevano che chiedere alle potenze alleate armi, armi, armi. Senza quelle armi e quell’eroismo non potremmo oggi celebrare nessuna festa nazionale, i nostri padri e nonni non avrebbero conquistato per noi le libertà in cui siamo nati e che diamo irresponsabilmente per scontate.

“Una mattina mi sono alzato
E ho trovato l’invasor”,

comincia così la più famosa canzone della Resistenza italiana.

“Sortez de la paille les fusils, la mitraille, les grenades,
Ohé, les tueurs, à vos armes et vos couteaux, tirez vite”,

dice così Le Chant de partisans, vero e proprio inno della Resistenza francese (non credo proprio ci sia bisogno di tradurre).

Chi ripudia questo spirito non ha il diritto di celebrare la Resistenza o di richiamarsi ad essa.


[Credit foto: Partisans Liberating Milan 1945, colorized by Kade Ferris]



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