70 anni fa nasceva Anna Marchesini, il ricordo di Emanuela Fanelli

Il 19 novembre 2023 Anna Marchesini avrebbe compiuto 70 anni. La comica umbra, che vanta una straordinaria carriera sia in qualità di solista sia come membro del celebre Trio con Massimo Lopez e Tullio Solenghi, ci ha lasciato sette anni fa. Una morte prematura che ci ha privato della sua intelligenza e della sua simpatia troppo presto ma che non potrà mai cancellarne l’eredità artistica, in grado di aprire nuove vie alle successive generazioni di comiche. Tra queste va annoverata senz’altro Emanuela Fanelli, attualmente nelle sale con il film “C’è ancora domani”, diretto da Paola Cortellesi.

Fabio Bartoli

Il 19 novembre 2023 sarebbe stato il settantesimo compleanno di Anna Marchesini. Come dovremmo secondo lei celebrare questa ricorrenza e ricordare questa artista?
Innanzitutto parto da una piccola curiosità che la stessa Marchesini amava far notare, ovvero che la data del suo compleanno, per un possibile errore all’anagrafe, non è certa: potrebbe essere nata il 18 così come il 19 ma questa è solo una nota di colore.
Per ricordarla, al di là del valore che ha rivestito e riveste per il nostro Paese, preferisco comunque partire da quello che rappresenta per me: un vero e proprio mito, una figura presente nel mio pantheon. Io sono letteralmente cresciuta con lei, nel senso che è entrata a far parte della mia vita fin da subito, quando ero bambina: allora i padroni del telecomando erano i miei genitori, ammiratori del Trio con Massimo Lopez e Tullio Solenghi, ed è proprio con loro che ho iniziato a guardarla.
Lei ha fatto fare uno scatto di qualità all’umorismo, perché con il Trio ha portato un nuovo modo di far ridere in TV, infarcito di nonsense e metatelevisione. Essendo inoltre lei l’autrice principale dei testi, lo scatto in avanti lo ha fatto compiere anche alla fase di scrittura, come possiamo dedurre dal capolavoro del Trio, I promessi sposi: il testo presenta una grande aderenza all’opera originale e per scherzarci sopra, per ribaltarne i significati, doveva davvero conoscere bene il testo iniziale, dal quale poi allontanarsi con carpiati umoristici straordinari.
In generale vorrei vederla celebrata e messa in onda tutti i giorni, vorrei che si parlasse di lei sempre e non solo nel giorno del suo compleanno. Vorrei che ogni giorno venissero promosse le sue cose, pure quelle realizzate individualmente e non solo con il Trio, anche perché magari le giovani generazioni non la conoscono e non dare loro questa opportunità arrecherebbe un danno incredibile.
Torniamo allora a parlare dell’esperienza personale: mi piacerebbe sapere cosa Anna Marchesini le ha regalato non solo da spettatrice prima ma anche cosa ha preso da lei poi, nella sua carriera di autrice e interprete.
Dire di aver preso qualcosa da Anna Marchesini per me equivarrebbe a bestemmiare, sul serio.
Un modo per rispondere alla domanda e far capire cosa abbia significato per me assistere da spettatrice alla manifestazione del suo talento e della sua intelligenza è raccontare un aneddoto: quando ha pubblicato la sua raccolta di racconti, Moscerine, andai a una presentazione del libro. Qui lei, per parlare delle sue inibizioni e delle sue insicurezze nello scriverlo, confidò di essersi fatta questa domanda: “Ma se già c’è stato Pirandello, io che cosa scrivo a fare? Che cosa può aggiungere la mia scrittura?”. E io, che sognavo di fare questo mestiere, mentre la guardavo e la sentivo dire queste cose, pensavo: “Per me tu sei Pirandello!”. Quando arrivò il momento del firmacopie, mi avvicinai a lei rossa e tremante e glielo dissi, pur senza rivelarle per pudore il mio desiderio di fare l’attrice: “Signora Marchesini, per me lei è Pirandello”. E lei, trovandosi davanti quella giovane matta tremante e tutta rossa, sciolse carinamente l’imbarazzo con un “Grazie tesoro”.
Ecco, sognando di fare questo mestiere pensavo: “Tu per me sei Pirandello”; una volta che mi ci sono approcciata invece pensavo: “Ma se già c’è stata Anna Marchesini, io l’attrice che la faccio a fare?”.
Attualmente è nelle sale con il film C’è ancora domani, che vede Parola Cortellesi alla regia. Prima di entrare nello specifico del film, vorrei fare una considerazione: oggi in Italia è normale e diffusa la presenza di attrici donne che hanno principalmente nella comicità la cifra costitutiva del loro modo di fare spettacolo al cinema e in TV. Facendo un rapidissimo screening di pochi secondi mi sono venute in mente, oltre a lei, Paola Cortellesi, Luciana Littizzetto, Geppi Cucciari, Virginia Raffaele, Brenda Lodigiani, Valentina Barbieri… Un tempo non era così:  se volgo il mio sguardo al passato mi vengono in mente appunto solo Anna Marchesini e, prima di lei, Franca Valeri. In che modo Anna Marchesini ha spianato la strada a tutte le successive generazioni di comiche italiane?
Beh, con Franca Valeri chiamiamo in causa un’altra artista del mio pantheon. Lei è stata la prima autrice umoristica italiana e ne approfitto per sottolineare che la sua importanza e quella di Anna Marchesini risiedono non solo nel loro talento di attrici e interpreti ma anche nel loro acume e nella loro intelligenza in qualità di autrici. Prendiamo sempre Franca Valeri: lei non ha mai fatto ridere di riflesso, a partire da uno sguardo maschile che magari poteva vederla buffa, ma è stata sempre il motore stesso della sua comicità. È stata un’autrice colta, dal registro elevato, che però non si è mai “abbassata” per arrivare a tutti ma lo ha fatto restando sempre su un piano alto e ciò è incredibile. Era in grado di far ridere qualsiasi classe sociale, elevando il pubblico senza alcuna ostentazione, senza alcuna arroganza, e questo è davvero un regalo fatto agli spettatori.
Franca Valeri e Anna Marchesini hanno quindi segnato una strada e fatto vedere a chi sognava di fare il loro mestiere che questo si poteva fare anche in quel modo. Oltre a loro due, anche le altre attrici menzionate che hanno più esperienza di me come Cortellesi, Cucciari e Littizzetto hanno a loro modo indicato una strada, poiché ognuna di loro ha il proprio modo di fare umorismo, con il suo taglio specifico.
Sempre a proposito di attrici e autrici donne, nel suo spettacolo Voci di donne ci invita a considerare appunto le donne interpretate a teatro come personaggi individuali che non devono essere ricondotti sempre all’archetipo della donna, mentre con il fake trailer di Agente scelto Marilena Licozzi ironizza sui personaggi femminili che devono farsi strada in un ambiente sempre e comunque maschilista, vedendo discriminazioni di genere ovunque, soprattutto dove non ci sono.
E non accorgendosene invece quando ci sono…
Con Voci di donna scherzavo sui monologhi al femminile perché sembra che ogni volta che una donna parli a teatro lo faccia a nome di tutte le donne, non solo contemporanee ma – ricorrendo ad archetipi immutabili come Medea e Antigone – appartenenti a ogni epoca. Questo non accade mai quando l’attore è un uomo e io vorrei che fosse così anche per me perché io voglio parlare solo per me stessa. Chi lo dice poi che donne di ogni tempo e luogo avrebbero piacere nell’essere rappresentate da me senza nemmeno potersi dissociare? Io rappresento solo me stessa e credo che in questo risieda l’obiettivo della parità.
Con il personaggio di Marilena Licozzi scherzavo su di me in primis perché non c’è nulla che mi diverta più che prendere in giro me stessa o partire comunque da quello. Anche in Una pezza di Lundini scherzavo spesso sul ruolo e la professione dell’attrice, sull’idea che si ha degli attori e sui loro tic. Con Marilena ho messo in scena quella parte di me che si sente inadeguata in alcune situazioni, che pensa di non saper leggere possibili discriminazioni di genere e allora pensa: “Ma non le sento come tali perché non sussistono o perché sono un ancella del patriarcato?”.
In Battute giocavo su come spesso noi donne veniamo rappresentate: ci hanno raccontato sempre fragili ed emotive ma le fragilità sono connaturate all’essere umano e non fanno parte solo di noi donne. Proprio per questo nel film C’è ancora domani sono contenta di mettere in scena con Paola Cortellesi una profonda amicizia femminile, perché spesso delle donne si racconta che non possono essere amiche, che finiranno comunque col tirarsi i capelli e litigare per gli uomini… Una storia sentita così tante volte che alla fine abbiamo finito col crederci anche noi.
Nell’infinito mondo delle possibilità, si immagini Anna Marchesini in sala proprio a guardare C’è ancora domani. Quali reazioni potrebbe avere? E cosa le piacerebbe del film secondo lei?
Oh, mamma mia! Io già fatico a rivedermi perché non mi sopporto e noto solo i miei errori. Con lei in sala quindi scapperei il prima possibile a kilometri e kilometri di distanza. La amo e la rispetto talmente tanto che nemmeno mi azzardo a immaginare cosa potrebbe pensare del film, per il mio pudore questo sarebbe davvero troppo!

CREDITI FOTO: ANSA



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