Adorno e il nuovo radicalismo di destra

“I movimenti fascisti sono le piaghe di una democrazia non ancora pienamente all’altezza del proprio concetto”. Riproposta da Marsilio l’imprescindibile analisi di Adorno sulle ragioni di permanenza e risorgenza delle destre radicali.

Mauro Sentimenti

Le idee che Adorno propose durante una conferenza tenuta all’università di Vienna nel 1967, pubblicate ora dalla Marsilio, sulle ragioni di permanenza e risorgenza nella seconda metà del 900 delle ideologie e delle presenze delle destre radicali in Europa (esposte in parte già nel 1959 in “Che cosa significa elaborazione del passato”) risultano ancora oggi attuali. Imprescindibili anzi, assieme di quelle di Furio Iesi sulla “macchina mitologica”, della Arendt sui totalitarismi, del Freud sulla “Psicologia delle masse e analisi dell’Io”, di Byung-Chul Han e del suo “Psicopolitica” sul rapporto internet/io/noi/democrazia.

Adorno individua tre principali ragioni di quelle risorgenze: il persistere delle “premesse sociali del fascismo” (data la concentrazione del capitale globale e il declassamento di ceti medi e popolari), il ruolo cruciale svolto dal nazionalismo, lo stato irrisolto della democrazia. In tal senso “i movimenti fascisti potrebbero essere indicati come le piaghe di una democrazia che non è ancora pienamente all’altezza del proprio concetto” (Adorno, “Aspetti del nuovo radicalismo di destra”, p.21, Marsilio, 2020).

L’analisi della c.d. “personalità autoritaria” con gli strumenti della sociopsicologia, i sistemi di propaganda quali strumenti performativi di una psicologia di massa e sostanza ultima dell’agire politico, il sentimento della catastrofe e della morte che abitano l’animo delle destre radicali, rendono ragione della complessità indagata da Adorno, secondo il quale il radicalismo di destra opera sulla base di mezzi razionali (le tecniche di propaganda) per scopi irrazionali. A chi non vede nulla davanti a sé “a chi non vuole la trasformazione delle basi sociali non resta nient’altro se non ciò che afferma il Wotan di Richard Wagner: ‘sai cosa vuole Wotan? La fine’” (Adorno, op.cit. p.24) e, come Sansone, non solo per sé ma per tutti.

Una teorizzazione che nelle sue linee generali risulta tuttora utilissima alla comprensione dei caratteri delle odierne destre radicali e dei loro referenti nel mondo: Erdogan, Orban, Salvini e Meloni, Bolsonaro, Putin, la galassia ispirata da Trump). Teorizzazione a cui Furio Jesi fornì un grande contributo col suo “Cultura di Destra”: un genere di cultura “…in cui prevale una religione della morte o dei morti esemplari …una cultura fatta di autorità e sicurezza mitologica circa le forme del sapere, dell’insegnare, del comandare e dell’obbedire” (in Furio Iesi, “Cultura di destra”, Garzanti, 1979).

È la stessa cultura della destra suprematista bianca negli Stati Uniti che si oppone con le armi al movimento black lives matter esponendo bandiere che recitano “God Guns and Trump”. Il modo in cui si è realizzata l’uscita di scena dello stesso Trump, indica quanto questa visione sia tuttora forte e radicata.

Oggi tuttavia, in epoca internet, la scena va ripensata. Gli algoritmi del web danno ragione all’idea di Freud, secondo cui non esiste una psicologia dell’IO senza una precedente psicologia sociale. Si scopre, contro la credenza diffusa che la rete sia il regno dell’individualismo, come essa segni invece il trionfo di una relazionalità eterodiretta fabbricata dagli algoritmi: più internet ci conosce tramite i likes e i post più veniamo indirizzati a relazioni corrispondenti al nostro ideale antropologico/ideologico, come accade quando qualcuno ci vende una merce già sapendo che a noi interessa quella merce. Con una conseguenza di rilievo: finiamo tutti per essere collocati in luoghi dicotomici – bianco/nero, amico-/emico, bene/male – in cui il dialogo democratico viene reso quasi impossibile. Internet diviene qualcosa di simile a quella che Le Bon chiamava l’anima collettiva delle masse, capace di mostrarne le rimozioni. In questo senso i neo-fascismi e i neo-razzismi – che usano il web e i social per organizzarsi far proseliti e individuare “i nemici” – rappresentano anche il rimosso della democrazia.

Ne forniscono prova i testi scritti da Maddalena Gretel Cammelli ed Elia Rosati, rispettivamente autori di “Fascisti del Terzo Millenio. Per una antrolopologia di casa Pound” e “Casa Pound. Fascisti del Terzo Millennio”. Qui troviamo confermate le analisi di Adorno: la più solida organizzazione neofascista italiana, tollerata e non ancora messa al bando, usa la propaganda social come principale strumento celebrativo dello stile di vita neonazista di Alba Dorata. Maddalena Cammelli individua il punto essenziale: “Vedere il fascismo come stile di vita permette di cogliere la sua diffusione, la prossimità tra gli ideali rivendicati e il resto delle istituzioni e della società che si vorrebbero democratici ma che rimangono in silenzio davanti a tali episodi di violenza e di odio” (in A. Staid, Conversazione con Maddalena Cammelli, 15.05.2017).

Le recentissime riflessioni di Galli della Loggia sul Corriere della Sera spregiative dell’antifascismo e della Costituzione repubblicana riflettono in pieno questa cecità così come le manifestazioni dei ristoratori strumentalizzate da Casa Pound (sostenute anche da forze di governo come la Lega) ne costituiscono ulteriore prova. Non basteranno quindi a cambiare questo stato di cose le vie giudiziarie (comunque necessarie), se non sostenute dalla graduale trasformazione delle basi sociali che alimentano le destre radicali in tutte le loro forme. Ieri oggi e domani. È il gravoso compito, a cui dedicare ogni energia, di partiti e movimenti politici della sinistra.



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