Amazon compra One Medical: Bezos ancora all’attacco

Cosa c’è dietro l’acquisto da parte del colosso di proprietà dell’uomo “più liquido” del mondo di una catena di cliniche sanitarie primarie (e non solo).

Pierfranco Pellizzetti

«Auri sacra fames»
Virgilio
«Il sogno digitale si sta facendo sempre più
oscuro, trasformatosi in fretta in un progetto
commerciale famelico e completamente nuovo»
Shoshana Zuboff

Tempo fa un noto consulente d’impresa mi pose la fatidica domanda: “Qual è il tratto distintivo del vero imprenditore?”. Prima che riuscissi a proferire verbo mi/si diede lui la risposta: “Il coraggio, l’attitudine ad assumersi il rischio d’impresa”. Se ne avessi avuto il tempo e la possibilità, la mia risposta sarebbe stata assai diversa: “L’avidità”.

La perfetta sintonia bulimica con tempi in cui la ricchezza non si riproduce più attraverso l’investimento, bensì viene accumulata attraverso accaparramenti e spoliazioni, taglieggiamenti attraverso rendite di posizione. Il tutto accompagnato da un vasto apprezzamento sociale indotto da insistenti campagne mediatiche, in cui i massimi eroi al centro della narrazione sono i cosiddetti “signori del silicio”: con Bill Gates la quaterna dell’acronimo GAFA (Google, Apple, Facebook e – appunto – Amazon); posizionati al centro della società digitale e alla sua straordinaria capacità di mercificare qualunque ambito della vita e della persona. Per farci sopra quattrini.

Gente che è riuscita a trarre faraonici vantaggi persino dalla pandemia. E il più sagace della combriccola è risultato proprio il boss di Amazon, Jeff Bezos. Nata nel 1994 come libreria digitale, la sua società è venuta trasformandosi nella più grande internet company che vende di tutto e utilizza la sua posizione dominante per speculare su tutto.

L’ultimo trimestre 2020, nel bel mezzo della stagione Covid-19, l’impresa ha registrato ricavi per 125,6 miliardi di dollari, record storico pari a un aumento di oltre il 40% rispetto allo stesso periodo nell’anno precedente (pre-Covid). Difatti, prima della pandemia, siffatto rivenditore online valeva 916,2 miliardi di dollari; oggi cuba 1,6 trilioni. Il suo fondatore Bezos viene considerato attualmente l’uomo più liquido al mondo, con una fortuna personale passata dai 115,3 miliardi di dollari del 2019 ai 182 del 2020; l’anno seguente è ancora cresciuta di 5,9 miliardi, raggiungendo la quota di 196,2 miliardi, che colloca questo Paperone ai vertici della Top Ten nel Bloomberg Billionaires Index; la graduatoria delle persone che possiedono un patrimonio personale superiore ai cento miliardi di dollari.

In larga misura “i sudati risparmi” di chi gestisce un caravanserraglio di 250mila addetti (in larga misura fattorini sottopagati e precarizzati) che movimentano quotidianamente uno stoccaggio virtuale di 445mila prodotti.

Ma l’edizione americana del trimestrale Jacobin ci informa che attualmente – ahimè – i ricavi di Amazon dalla sua attività principale di vendita al dettaglio stanno diminuendo; in parte a causa dell’accresciuta concorrenza dei rivenditori fisici che erano stati chiusi all’inizio della pandemia di Covid-19. Dunque, si imponeva un riposizionamento di mercato, che si è tradotto nell’annuncio dell’acquisizione di One Medical, un fornitore di cure primarie sostenuto da private equity che genera più della metà delle sue entrate da Medicare.

Per chi non lo sapesse, Medicare è un programma di assicurazione medica amministrato dal governo degli Stati Uniti, destinato alle persone dai 65 anni in su o con particolari problemi di salute (insufficienza renale o disabilità). Promosso il 30 luglio 1965 dal presidente Lyndon B. Johnson all’interno della sua strategia di Great Society, rappresenta l’ultima conquista, in materia di politica sociale promossa dal pubblico, dell’onda lunga rappresentata dal New Deal rooseveltiano. Oggi aggredita dal mantra delle privatizzazioni NeoLib, che impera – grosso modo – da mezzo secolo e accompagna la sistematica liquidazione delle conquiste di civiltà della fase storica precedente: l’egemonia plutocratica cui non si è sottratto neppure il presidente Biden; né più né meno dei vari “agenti della rendita” nostrani, preposti all’immane trasferimento della proprietà del capitale detenuto dalla mano pubblica a quella privata. Quanto lo storico dell’economia Thomas Piketty ha definito “la rivoluzione conservatrice anglosassone” che ci ha fatto raggiungere livelli di disuguaglianza mai conosciuti nel secolo passato.

C’è un vago sentore di casa in questa svendita al plutocrate Bezos della sanità, visto che ormai anche da noi l’affarismo del ceto politico locale, in combutta con avidi trafficanti e spicciafaccende, ha individuato l’ultima frontiera del saccheggio dopo la cementificazione selvaggia a partire dagli anni Cinquanta (da cui il termine “rapallinizzazione”, neoligismo inventato dallo scrittore Luciano Bianciardi), proprio nella speculazione sulla salute. Magari lo chiamano “sanità modello lombardo”, per cui qualcuno è finito perfino nelle patrie galere.

Ma ovviamente, nella nuova vicenda Amazon, un signore del silicio deve praticare l’inevitabile ibridazione dell’atavica e primordiale auri sacra fames con le coordinate del nuovo paradigma tecno-economico informazionale. Sicché – come ci riferisce il giornalista di Jacobin Matthew Cunningham-Cook – oltre alla possibilità di mungere le entrate di Medicare a spese dei contribuenti, si consentirà all’acquirente “di controllare i dati sanitari di oltre 700.000 persone”.

Insomma, l’ennesima declinazione di quanto la sociologa di Harvard Shoshana Zuboff ha denominato “capitalismo della sorveglianza” (l’estrazione delle opzioni di consumo e politiche delle persone trasformate in informazioni da rivendere come merce) in cui “i signori del silicio” ascendono a “signori del pensiero”.

Come ha scritto Christopher Wyle, – l’apprendista stregone di Cambridge Analytica (la società inglese al centro dello scandalo per le attività di manipolazione e disinformazione al servizio della Brexit e dell’elezione di Donald Trump) – “il paternalismo tecnologico e l’isolata utopia di una fratellanza nella Silicon Valley, stanno creando una razza di pericolosi padroni che non considerano i danni potenziali derivanti dal loro lavoro”.

Credit image Daniel Oberhaus, CC BY 4.0 via Wikimedia Commons



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