Iran, arrestato il regista Mohammad Rasoulof per le sue critiche contro il regime

Il vincitore dell’Orso d’oro nel 2020 con "Il male non esiste" è stato arrestato insieme al collega Mostafa Al-Ahmad per aver lanciato sui social un appello contro le violenze della polizia in Iran.

Giulia Della Michelina

#put_your_gun_down. #metti_giù_la_tua_pistola. Questo è l’hashtag diventato virale che è costato l’arresto, avvenuto venerdì 8 luglio, ai registi Mohammad Rasoulof e Mostafa Al-Ahmad. Secondo l’agenzia di stato IRNA i due sono stati accusati per incitamento alla rivolta e minaccia alla sicurezza. La protesta sui social era diretta contro le violenze della polizia iraniana acuitesi negli ultimi mesi. In particolare in riferimento alla repressione brutale delle manifestazioni dello scorso maggio nella città di Abadan dopo il crollo di un edificio (Metropol) in cui hanno perso la vita 41 persone. L’episodio ha portato i cittadini a protestare contro la corruzione e la negligenza dominanti nel paese e a scontrarsi con la polizia che non ha esitato a usare lacrimogeni e armi sulla folla. I due cineasti hanno lanciato contestualmente un appello tramite una lettera aperta che denunciava “la corruzione, l’inefficienza e la repressione” per fermare gli abusi delle forze dell’ordine e che è stato firmato da 70 personalità del cinema iraniano.

Secondo quanto riportato dai produttori di Rasoulof Kaveh Farnam e Farzad Pak, i due registi sono stati prelevati con un’azione brutale nelle loro case e trasferiti inizialmente in una località segreta. I due produttori sono in contatto con i legali di Rasoulof e hanno in seguito dichiarato che il regista si troverebbe ora nel carcere di Evin a Teheran, dove sarebbe stato posto in isolamento e interrogato. Al momento non si hanno notizie sicure sulle accuse a carico di Al-Ahmad, né delle condizioni della sua detenzione.

Da venerdì Kaveh Farnam e Farzad Pak hanno rilasciato diverse dichiarazioni e aggiornamenti, criticando duramente il regime e chiedendo l’immediata scarcerazione dei due artisti. “Condanniamo fermamente le autorità per il loro disprezzo dei diritti umani, delle libertà civili e per la persistente repressione di autori impegnati e indipendenti. Chiediamo supporto agli artisti del cinema di tutto il mondo per la liberazione dei due colleghi”. Un appello per la scarcerazione dei due registi è stato rilasciato anche dai direttori della Berlinale Mariette Rissenbeek e Carlo Chatrian, che hanno espresso preoccupazione e sconcerto per l’incarcerazione di due artisti “per i loro pacifici sforzi contro la violenza”. In queste ore sta inoltre circolando in rete una petizione contro l’arresto firmata al momento da 334 personalità del mondo dello spettacolo e attivisti, tra cui i registi Jafar Panahi e Asghar Farhadi, due dei più importanti cineasti iraniani.

Non è la prima volta che Rasoulof, vincitore dell’Orso d’oro al Festival di Berlino con Il male non esiste, si trova ad avere a che fare con la giustizia iraniana. Nel 2011 era stato processato insieme a Jafar Panahi con l’accusa di aver attentato alla sicurezza del paese, riportando una condanna a sei anni di carcere e il divieto di girare film per vent’anni. La sentenza fu successivamente sospesa e Rasoulof rilasciato su cauzione. Nel 2017 le autorità hanno nuovamente fermato il regista di ritorno da una presentazione all’estero del suo film A Man of integrity (una denuncia della corruzione e dell’ingiustizia in Iran) e sequestrato il suo passaporto. Da allora a Rasoulof non è permesso lasciare il paese e per questo motivo era infatti stata la figlia e attrice del film Baran a ritirare il premio della Berlinale.

Pochi giorni dopo la vittoria dell’Orso d’oro il regista ha ricevuto la notizia di una nuova condanna: un anno di carcere e l’interdizione di girare film per due anni per accuse di propaganda contro il sistema politico iraniano. Nonostante le pressioni da parte delle autorità il regista ha continuato ad esprimersi pubblicamente. Lo scorso maggio aveva denunciato delle incursioni da parte delle forze dell’ordine nelle case e negli uffici di diversi colleghi del mondo del cinema arrestati o a cui era stato sottratto materiale (tra cui le registe Firouzeh Khosravani e Mina Keshavarz).

L’arresto di Rasoulof e Al-Ahmad testimonia una volta di più l’intolleranza del regime verso ogni forma di dissenso e in particolare verso le denunce veicolate dagli artisti. Come già tristemente dimostrato dal caso Panahi, nemmeno le personalità più apprezzate e conosciute a livello internazionale vengono risparmiate: si comincia con la mannaia della censura (la maggior parte dei film di Rasoulof non sono proiettati in Iran) e si finisce con accuse pretestuose e arresti arbitrari. In tutto il paese sono in corso agitazioni, proteste e scioperi che portano avanti diverse rivendicazioni: dai diritti delle donne alle istanze economiche e sociali. In un clima di crescente malcontento le autorità iraniane si stanno confermando incapaci di rispondere se non con violenza e oppressione.



Ti è piaciuto questo articolo?

Per continuare a offrirti contenuti di qualità MicroMega ha bisogno del tuo sostegno: DONA ORA.

Altri articoli di Giulia Della Michelina

"Il regime è spaventato, sente di non avere più legittimità per governare. L’unica cosa che gli è rimasta è la violenza."

I colloqui di Vienna tra Teheran e i negoziatori occidentali sono entrati in quella che potrebbe essere la loro fase finale.

Il presidente Kais Saied ha destituito il primo ministro e “congelato” il parlamento per un mese.

Altri articoli di Mondo

Il 25 aprile 1974, una sollevazione popolare e militare mise fine all'Estado Novo di Salazar, che terrorizzava il Portogallo dal 1933.

Il voto sulla commemorazione del genocidio di Srebrenica è un’occasione di affrontare le atrocità del passato e lo spettro di un nuovo conflitto.

L’ultima tornata elettorale in Turchia ha visto l’Akp di Erdoğan scendere a secondo partito su scala nazionale.