La propaganda di Putin ha cancellato la parola guerra. Per Ue, Nato e Usa la guerra è pace. In mezzo, lo stravolgimento dei fatti e della storia.
Per ora, l’atomica è fortunatamente un’arma solo retorica. Ma il rischio è più che concreto e impone qualche riflessione sulle nostre scelte.
Dopo due devastanti conflitti mondiali, lo spavento per una guerra generalizzata in Europa evoca scenari apocalittici, che forse nessuno vuole.
L’Unione Europea è stretta nella tenaglia di due potenze contrapposte che si fronteggiano.
Hanno perso le arruffate coalizioni, di destra e di ex-sinistra, ridotte in macerie, e i partiti, lacerati, in preda a faide tribali.
Le autocandidature di Berlusconi e Draghi al Colle e l’abisso in cui rischia di sprofondare la nostra ormai debole democrazia parlamentare.
Che senso ha dire che la tragedia dei migranti ha “precise responsabilità assolutamente umane”, se non se ne indicano i precisi responsabili?
Trent’anni fa si dissolveva l’Unione Sovietica. La sua storia, attraversata da drammatiche contraddizioni interne, ha cambiato il mondo.
Dante è il primo teorico occidentale della separazione tra politica e religione. E la Commedia pullula di feroci invettive antiecclesiastiche.