La narrazione galattica della Berlusconi-Story

Pierfranco Pellizzetti

Spettabile Plenum del pianeta BXZ, sistema astrale Antares, costellazione dello Scorpione. Quale team-leader degli esploratori archeologi reduci dalla ricognizione sul pianeta morto, a 600 anni luce dalla nostra stella natia, che le popolazioni locali estinte chiamavano Gaia o Terra, qui riferisco i risultati raggiunti nella permanenza durata un anno terrestre o gaiano; e piego i tentacoli settimo e ottavo come segno di sottomissione vassallatica innanzi alla vostra celestiale presenza.

La ricerca in oggetto – si precisa – è avvenuta principalmente in un perimetro territoriale oblungo che, a seguito di trivellazioni tribali imposte dal sacerdote di un culto autodistruttivo denominato “mercato sregolato” (il cui nome presunto era “ministro Cingolati” o anche “Attila travet”), officiato in un luogo magico detto Confindustria, si estende nella fetida palude infetta dove prima scorrevano acque marine, in cui i bipedi costieri solevano immergersi. Nei rari casi in cui trovavano uno spazio libero dove piantare l’ombrellone. Spaghettiland o Madeinitaly.

Tuttavia, in questa terra sfortunata e inospitale, cento anni prima della catastrofe finale, era apparso un grande personaggio che il prete Budget Bozzo aveva definito “l’Unto del Signore” – stando alle cronache ritrovate in alcune emeroteche salvatesi dall’incendio doloso (procurato dagli aderenti alla setta Federalberghi, guidati dal piromane Guido Bardi per cancellare le tracce di un virus che avrebbe danneggiato i loro traffici). Questi documenti preziosi attestano l’avvento di un salvatore che per mezzo secolo terrestre avrebbe confortato i suoi simili con diversivi e la barzelletta tuttora indecifrabile della “rivoluzione liberale”. Un formidabile creatore di buonumore, ammirato dai popoli confinanti, che gli avevano attribuito il titolo onorifico di Burlesquoni (forse riferimento a intrattenimenti benauguranti).

Tutti i testi recuperati – compilati da cronisti indipendenti, tali Salluccheri e Mazzolini – ce lo descrivono come un maschio alfa alto e aitante, inguainato in giacche a doppia fila di bottoni che ne sottolineavano la figura slanciata, con un rigoglioso casco di capelli sintetici che attutiva efficacemente gli urti e le cadute, inseguito dalle femmine della razza olgettina coinvolgendolo suo malgrado in meeting definiti “cene eleganti”, mentre lui preferiva valorizzare gli assets della sua comunità favorendo le relazioni con il cacicco di un’altra tribù, detto rais Mubarak.

Il suo nome era Silvio Berlusconi.

Folle di primati nudi ne inneggiavano freneticamente il nome riconoscendogli il merito di aver superato le reciproche incomprensioni con un’altra benemerita comunità insediata nel perimetro oblungo, che i nemici della pacificazione – nonostante l’inno “scurdammoce o passato” intonato dall’aedo Apicella, custode musicale del Berlusconi-pensiero – continuavano a denigrare come “grande criminalità organizzata”. Decisivo fu il gesto generoso e lungimirante con cui l’Unto ormai Bisunto diede accoglienza al loro messo nella villa dove soggiornava, disinteressatamente donatagli dai nobili Casati Stampa, affidando al suddetto la cura dei quadrupedi ospitati in costruzioni chiamate scuderie.

Quale guida del suo popolo – a detta del grande poeta dell’epoca, Sandro Bondi – stupiva per l’impegno profuso perfino i più stretti collaboratori, i fedeli apostoli che avevano abbandonato carriere di successo per seguirne la predicazione; come loro stessi ammettevano: il mutante micro Vin-Bruletta, che così aveva rinunciato al massimo riconoscimento che l’umanità tributava ai suoi sapienti (tal Nobel) o Mariastella Gemitini, grande esperta di tunnel sotterranei, che per una misera poltrona da ministro aveva gettato al vento i successi professionali di una laurea conseguita nel massimo ateneo dell’epoca: Catanzaro.

Proprio per sostenere questo sforzo ininterrotto al servizio degli altri, un collega del nord gli aveva fatto arrivare il lettone costruito con legni dell’allora Siberia, prima che diventasse un buco nero. Nel frattempo il Berlusconi consacrato alla propria missione aveva cominciato a sostituire gli organi tipici degli umani, dal muscolo cardiaco alla prostata, trasformandosi in un cyber immortale.

Purtroppo questo essere superiore era vulnerabile al senso del ridicolo. Per cui fu sfiduciato da primo ministro del perimetro oblungo dalle sghignazzate di un altro tizio dedito al bene comune – Sarco qualcosa: non riusciamo a decifrarne il nome nei suoi mandati di comparizione – e di una creatura riconoscibile solo da una caratteristica anatomica: le terga gigantesche che ne rendevano difficile l’accoppiamento.

Poi giunse la catastrofe quando avanzò la propria candidatura alla presidenza di Madeinitaly e tutti i bipedi presenti si scompisciarono all’idea. Forse la spiegazione di quella vicenda l’abbiamo trovata nelle scritte sui muri screpolati nei luoghi dove si radunavano i cuccioli di quella specie (rinominati “studenti”): una risata ti seppellirà.



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