Breve valzer d’addio per Kundera

È scomparso nella sera dell'11 luglio, dopo novantaquattro anni spesi fra la Cecoslovacchia e Parigi. Se a un aspirante scrittore suggeriremmo di iniziare stu­diandosi le pagine di Hemingway, chi volesse votarsi invece specialmente alla modernità e ai suoi stili dovrebbe, crediamo, partire da Kundera.

Andrea Maffei

La vita è altrove., scriveva Breton riprendendo Rimbaud: sì ma dove? Per Milan Kundera l’esisten­za autentica stava – non v’è dubbio – nella Letteratura. È scomparso ieri sera, dopo novantaquattro anni spesi fra la Cecoslovacchia e Parigi. Se a un aspirante scrittore suggeriremmo di iniziare stu­diandosi le pagine di Hemingway, chi volesse votarsi invece specialmente alla modernità e ai suoi stili dovrebbe, crediamo, partire da Kundera.
Conosceva buona parte dei molti e intricati e spesso incoerenti passaggi della Letteratura contempo­ranea (diversi li aveva personalmente contribuiti a scavare). Il tema della leggerezza calviniana, per esempio (entrato nel titolo d’uno dei suoi massimi capolavori, il più noto: L’insostenibile leggerez­za dell’essere), come un planare sui personaggi e sulle loro vite e dolori, senza mai lasciarsene tira­re a fondo, tracciarli in brevi ed efficaci tratti, coglier di loro solo l’ora di massimo splendore e poi senza rimpianti lasciarli e già passare ad altri. L’individuo come unica misura di tutte le cose (in una malintesa post-ideologia che invece è ideologia a sua volta), sempre altro e dalla società e dai suoi simili, dolente e magnifico, e dunque anche l’attenzione per l’amore, di cui Kundera è stato delica­tissimo, toccante cantore.

E ancora: la concezione della Letteratura come gioco scoperto dichiarato, l’autore che si rivolge direttamente al lettore, poi ai suoi personaggi, e ne riceve risposta (pensiamo a L’immortalità, altro romanzo modello). In Amori ridicoli scriveva, d’altronde, che il senso della vita è divertirsi con la vita, e se la vita è troppo pigra a noi non resta che darle una mano. E ancora nelle sue pagine il nostro aspirante scrittore moderno e dunque superatore (Essere assolutamente moderni vuol dire essere alleati dei propri becchini.) può trovare numerosi e utilissimi trucchi del mestiere: Kundera ad esempio bene aveva appreso – da Tolstoj, crediamo – il vantaggio di impiegare in scena personaggi storici e noti al lettore, come Stalin o Goethe. L’interesse di chi legge si accen­de subito e gli si risparmia (chi scrive lo risparmia a sé) lunghe descrizioni o introduzioni, ottenendo un effetto immediato e subito da potere sfruttare. L’incipit, Il generale Coupet fumava osservando dall’alto il campo di battaglia., ad esempio, spinge il lettore a domandarsi, “Chi è questo Coupet? Quale campo di battaglia? In che epoca siamo?”, e non può ancora immaginare né la faccia del per­sonaggio, né la foggia della sua divisa o delle sue prospettive se non dopo una introduzione narrati­va e storica. Se invece scriviamo, Il generale Napoleone fumava osservando dall’alto il campo di battaglia., ecco che l’immagine è subitaneamente chiara a chi legge, la sua suggestione innanzi al grande personaggio già attivata, attenderà con ansia le sue prime parole e l’autore conduce già il gioco da una posizione di vantaggio.

Davanti a Kundera si ha sempre la precisa impressione d’avere a che fare con qualcuno che in vita sua non s’è mai occupato d’altro che di Letteratura, in prosa, in poesia, filosofica, e non importa se nella pratica non è forse stato così: ricaviamo la sensazione d’una genialità pura – e per questo an­che leggera -, non condizionata da niente che esuli dal suo campo.
Tagliato fuori dal Nobel si dice per l’accanita inimicizia dei suoi antichi connazionali (ricordiamo che dagli anni Settanta si trasferì in Francia e che dalla fine degli anni Ottanta, a partire dal saggio Sul romanzo, scriveva in francese), con Kundera l’Accademia di Svezia perde l’occasione di pre­miare non il migliore, ma il più rappresentativo scrittore dalla caduta dell’URSS (al tema della Let­teratura dopo il crollo dell’URSS dedicheremo in futuro una specifica puntata su MDNM, mentre per Kundera uscirà una recensione già nei prossimi mesi) sino ad oggi. Fra duecento anni chi inten­derà studiare le Lettere di questi giorni – per porsi in un punto di equilibrio fra le loro molteplici ten­denze, il quale gli consenta poi di approfondirle una ad una – dovrà cominciare da Milan Kundera.
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 CREDITI FOTO Flickr | ActuaLitté

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