Buco nero

“Ma davvero c’è chi vuole un Buco Nero / come Capo dello Stato? / Sullo scranno più elevato, uno / precipitato dallo scalone aziendale / nel deposito abissale?”. Una poesia inedita di Ennio Cavalli.

Ennio Cavalli

Ma davvero c’è chi vuole un Buco Nero
come Capo dello Stato?
Sullo scranno più elevato, uno
precipitato dallo scalone aziendale
nel deposito abissale?
Non è normale
non si può fare.
Anagrammate il cognome,
viene fuori Buco Nero, pelo pelo.
Dicono che i nominati
da adesso a Capodanno
sono legna da ardere, un falò di ustioni,
i papabili conservano il buonumore
in teche a parte
e come andrà ancora non si sa.

Ma che angoscia questa spada di Damocle
sul Colle, sul collo di noi vassalli!
Che angoscia quel nome che rispunta
unto e bisunto di sfottò e di guai,
se non fosse che poi, male che gli vada,
il tot di appoggi derivati
risuoneranno sul piatto degli abbuoni,
degli scambi, dei ricatti incipriati.

Marziano e funereo il pensiero
di insediare al Quirinale un Buco Nero
che non sta né in cielo
né sulle proprie gambe,
solo nel paiolo di veleni riscaldati
da sciamani e sciamannati.

Quel Buco Nero di tossine e scosse
ha impresso per decenni false pieghe
al nostro abito, al nostro essere Italiani.
Agli occhi del mondo e alla luce dei codici
siamo i bocconi che ci ha fatto ingoiare.
Vietato dimenticare.
Ancora sgomita per conticchiare.
E poi è facile ad ammalarsi,
se a ogni convocazione del Tribunale
lo ospedalizzano al San Raffaele
e il processo sulle Orgettine non ha mai fine.

Visto che decidete voi,
parlamentari oltre il paravento,
ricordate che lo fate in nome nostro
e del buon senso.
L’onore non ha pelle,
ma venderemo caro l’uno e l’altra,
vi leveremo la pelle
se stringerete alle corde
il popolo sovrano
il popolo che siamo.
Vogliamo il migliore nel posto giusto,
questo è quanto,
un Presidente che ci rappresenti
a destra, a sinistra, nella terra di nessuno
all’estero, sotto casa, nel futuro e nel già fatto,
nel detto e fatto, dappertutto, h24.

Non siate barzellette
come la nipote di Mubarak
seguite la Via Lattea del riscatto
puntate all’Olimpo delle menti
alla Pleiade dei Padri della Patria
al nord magnetico e munifico
della costellazione femminile.

Buco Nero
è una giostra da smaltire
spirale per spirale.
Non ci basta l’ipotesi di Hawking,
secondo cui prima o poi
un gran ceffone o uno sbadiglio
dissolverà i buchi neri, li sfiaterà come uno sbaglio.
Quando mai, con questo fumo negli occhi,
se assecondiamo i pastrocchi più infetti?
Gli Italiani ci sono.
Rifacciamo l’Italia.
Altrimenti si squaglia.

L’ultimo libro di Ennio Cavalli si intitola “Se ero più alto facevo il poeta” (La nave di Teseo 2019). Presso lo stesso editore è in uscita “Amore manifesto”, con le note di Dacia Maraini e di Pupi Avati. Tra le sue opere, “Poesie incivili” e “Libro grosso”, premio Viareggio Poesia.

 

(credi foto Niccolò Caranti, CC BY-SA 4.0 via Wikimedia Commons)



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