Calciosociale: vince solo chi custodisce

A Corviale, periferia sud ovest di Roma, c’è “Campo dei Miracoli”, un centro sportivo aperto a tutti dove le regole del calcio sono reinterpretate per promuovere i valori dell’accoglienza, della giustizia e dell’amore per sé stessi e per l’altro.

Cristina Colaiacomo

La sede operativa del Calciosociale si trova in Via Poggio Verde 455, proprio di fronte al complesso di Corviale. La sua struttura in bioarchitettura, dal design modernissimo sorprende lo sguardo del visitatore per il netto contrasto rispetto al cosiddetto Serpentone grigio, completamente costruito in cemento armato. All’arrivo al Campo dei Miracoli si è accolti da un ingresso sobrio: un cancello in ferro battuto in cui sono intagliati un sole stilizzato, simbolo di Calciosociale, e il motto “Vince solo chi custodisce”. Chi custodisce “il bello, il giusto, le persone e le relazioni”. Legno, argilla, canapa, canniccio, pannelli solari, geotermia: nel Campo dei Miracoli non c’è cemento. Il campo di calcio è realizzato con materiale biodegradabile totalmente eco-sostenibile, sughero, cocco e olio di lino: non c’è plastica. La palestra è stata ricoperta con parquet di faggio naturale per prestazioni tecnico sportive di livello agonistico internazionale, le barriere architettoniche sono state abbattute permettendo il completo accesso ai disabili e la possibilità di svolgere sport paraolimpici. Orgoglio e anima del Campo dei Miracoli è il tetto della palestra, interamente ricoperto da 5000 scorze d’albero. Ogni corteccia è stata lavorata dalle comunità terapeutiche che partecipano al Calciosociale, dai ragazzi, dai bambini, dai volontari e dagli stessi abitanti del Serpentone. Ogni scorza simboleggia una di quelle persone. Il tetto di scorze è l’anima del centro: gli abitanti del quartiere si sentono parte di una riqualificazione che hanno contribuito loro stessi a creare. Sono parte di luogo che per tanti anni gli è stato sottratto ma che oggi possono chiamare casa. Il centro sportivo è un posto dove tutti sono accolti e possono trovare aiuto e supporto. Calciosociale nasce nel 2005, da un progetto di Massimo Vallati. Da oltre 10 anni, opera in contesti giovanili ad alto rischio di devianza proponendo un’attività educativa e pedagogica che coinvolge a 360 gradi il ragazzo e la sua famiglia.

Duplice ruolo del Calciosociale

Calciosociale si sviluppa con una visione duplice: quella di avere un impatto sul quartiere di Corviale in termini di inclusività, ma allo stesso tempo anche quella di farsi prototipo per un nuovo modello calcistico replicabile ovunque, che dal basso cambi i paradigmi del mondo del calcio. “Le persone che vogliono cambiare il quartiere vedono in Calciosociale speranza e una possibilità di uscire dal contesto negativo di Corviale. Calciosociale è un progetto per dare voce, forza, sostegno e coraggio ai più deboli, a persone che si sentono vittime e ricattate. C’è un grande entusiasmo nel quartiere. Ma chi va al Campo dei Miracoli deve anche accettare di mettersi in gioco”. Calciosociale e una nuova tipologia di gioco aperta a tutti. I principi e i valori proposti si esprimono attraverso il gioco del calcio inteso come metafora della vita: promuovendo i valori dell’accoglienza, del rispetto delle diversità, della corretta crescita della persona e del sano rapporto con la società. Lo sport, in questo modo, diventa un veicolo di inclusione sociale e consapevolezza delle diversità, aiuta a combattere i pregiudizi e a correggere la percezione errata che a volte si mette in atto, anche inconsapevolmente, verso i “diversi”, gli immigrati. Calciosociale diffonde la cultura del rispetto e la valorizzazione delle differenze aumentando il dialogo. Ogni iniziativa ha uno scopo prettamente pedagogico, di elevato spessore qualitativo e dal valore psico-terapeutico: l’attenzione è rivolta sulle capacità e non sugli handicap presenti nei soggetti considerati difficili, si lavora affinché i bambini, i ragazzi e gli adulti recuperino il gusto dell’onestà e siano esempi positivi per un corretto sviluppo della comunità. L’obiettivo è creare un modello di società più giusto e coeso trasformando i campi di calcio in palestre di vita dove l’integrazione avviene quando le persone disagiate entrano a diretto contatto con persone normodotate. Inoltre, l’attività sportiva diventa l’occasione per promuovere eventi culturali e “spirituali” in grado di rimettere in movimento la coscienza collettiva a favore delle emergenze sociali presenti in Italia. All’interno dell’Accademia, i ragazzi costruiscono le basi per una solida preparazione: atletica, tecnica e pedagogica.

Le regole “bizzarre” del Calciosociale

Le regole sono particolari, fuori dalla logica comune e volutamente reinterpretate. Regola n.1: Chiunque può partecipare purché abbia un’età compresa tra i 10 e i 99 anni. Regola n.2: Non ci sono squadre più forti: ognuno ha lo stesso coefficiente tecnico e tutti hanno le stesse possibilità di vincere. Regola n.3: In ogni squadra ci sono due educatori che sono come il papà e la mamma della squadra. Regola n.4: Non esiste l’arbitro ogni giocatore deve imparare ad essere responsabile. Regola n.5: Un giocatore non può fare più di tre gol a partita, ma deve aiutare gli altri a segnare. Regola n.6: Il calcio di rigore viene battuto dal giocatore meno forte. Regola n.7: Nessuno resta in panchina, giocano tutti. Siamo tutti titolari! Regola n.8: Prima e dopo la partita ci si prende tutti per mano per condividere le proprie emozioni. Regola n.9: Le partite non si giocano solo sul campo. Le squadre si sfidano anche nelle attività comunitarie e i punteggi vanno in classifica.

L’inclusione di Jürgen Habermas soggetto principe del Calciosociale

Spesso il concetto di inclusione viene sovrapposto a quello di integrazione, utilizzato come sinonimo, ma l’inclusione non è assimilazione e nemmeno integrazione. Jürgen Habermas sostiene questa posizione affermando: “Inclusione non significa accaparramento assimilatorio, né chiusura contro il diverso. Inclusione dell’altro significa piuttosto che i confini della comunità sono aperti a tutti: anche, e soprattutto, a coloro che sono reciprocamente estranei o che estranei vogliono rimanere”. Consapevole che esistono gradi estremamente differenti di inserimento degli stranieri nella società Habermas osserva che la valorizzazione della diversità culturale avviene sempre nel quadro di criteri costituzionali universalistici e transculturali, in questo senso si pone la necessità di  una politica di riconoscimento al pari di una politica sociale volta ad incidere sullo stato di disuguaglianza sociale: “il sistema dei diritti non può essere cieco né verso le condizioni sociali diseguali né verso le differenze culturali”. Negli ultimi decenni, i servizi all’interno della società hanno preso come punto di riferimento la normalizzazione e l’integrazione, che pongono in risalto la necessità di operare per eliminare le differenze, assimilare e avvicinare il più possibile le persone con qualche carenza a una condizione di normalità. I concetti di inclusione e integrazione differiscono anche per quanto riguarda la loro natura profonda: il concetto integrativo è una specie di valore aggiunto rispetto al lavoro svolto da un servizio all’interno di quella società; mentre l’inclusività consiste in un diritto fondamentale a prescindere dalle condizioni e dalle capacità individuali. Possiamo affermare quindi che l’inclusione indica lo stato di appartenenza a qualcosa, sentendosi accolti e avvolti.  L’inclusione sociale rappresenta la condizione in cui tutti gli individui vivono in uno stato di equità e di pari opportunità, indipendentemente dalla presenza di disabilità o di povertà.

In conclusione, il Calciosociale include ed è una formula che funziona realmente! Per chi lo pratica, non è solo un modello di gioco, ma diventa uno stile di vita improntato ai valori dell’accoglienza, della giustizia e dell’amore per sé stessi e per l’altro, che viene visto come “dono” e non come qualcosa da allontanare perché “differente”.

Riferimenti bibliografici e sitografici

– Habermas, L’inclusione dell’altro. Studi di teoria politica, Feltrinelli, Milano 1998.
– https://www.ashoka.org/it/storia/calciosociale-massimo-vallati
– http://www.radioimpegno.it/
– http://www.calciosociale.it/calciosociale/

 

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