Carne coltivata: il divieto del governo è un freno all’innovazione e allo sviluppo sostenibile

L’approvazione finale della Camera dei deputati del disegno di legge Lollobrigida sancisce il divieto di produzione e commercializzazione di carne coltivata e le restrizioni sulle denominazioni delle alternative vegetali alla carne. La legge prevede sanzioni da 10.000 a 60.000 euro per ogni violazione. Questa misura avrà il grave effetto di rendere impossibile lo sviluppo di aziende italiane in un settore in grande crescita, capace di creare posti di lavoro e indotto economico. Inoltre spingerà alla fuga ricercatori e ricercatrici.

Essere Animali

Dopo un acceso dibattito in aula l’Italia ha ufficialmente approvato il disegno di legge che prevede il divieto di produzione e vendita di carne coltivata e l’uso di termini che ricordano i prodotti animali, come “salame” o “bistecca”, per i prodotti vegetali. Essere Animali esprime ancora una volta profonda preoccupazione per una decisione che frena ingiustamente un settore — quello delle proteine alternative — che ha un doppio vantaggio: da un lato, non contribuisce all’allevamento intensivo di animali, e dall’altro, gioca un ruolo importante nel ridurre le emissioni di gas climalteranti generate dal settore alimentare. Nel caso della carne coltivata nello specifico, questa misura avrà il grave effetto negativo di rendere impossibile lo sviluppo di aziende italiane in un settore potenzialmente in grande crescita, capace di creare posti di lavoro e indotto economico. Inoltre spingerà alla fuga ricercatori e ricercatrici italiani interessati a lavorare in questo settore. Infine, limiterà la libera competizione nel mercato e la libera scelta di cittadine e cittadini di mangiare ciò che desiderano. Un sondaggio condotto tra i consumatori italiani rivela infatti che il 55% è interessato all’acquisto di carne coltivata, mentre il 75% crede che sia necessario ridurre il consumo di carne convenzionale.

Per quanto riguarda invece l’impatto sull’ambiente, studi peer-reviewed — a differenza di quello non ancora soggetto a revisione paritaria che è spesso citato per osteggiare la carne coltivata — dimostrano che la carne a base cellulare potrebbe ridurre, in confronto alla carne bovina convenzionale, le emissioni fino al 92%. Potrebbe inoltre tagliare fino al 94% l’inquinamento atmosferico associato alla produzione di carne e fino al 90% l’utilizzo di terreni. Nel caso delle limitazioni all’etichettatura dei prodotti a base vegetale — che non potranno evocare nomenclature legate agli alimenti di origine animale —, questo provvedimento danneggia ancora una volta le aziende italiane che producono cibi consumati regolarmente da un italiano su due. Secondo le ricerche di settore, l’Italia è il terzo mercato in Europa per quanto riguarda i prodotti a base vegetale, con un aumento delle vendite del 21% tra il 2020 e il 2022 e un giro d’affari che supera i 680 milioni di euro. Nel mese di ottobre l’Italia ha ufficialmente ritirato la notifica TRIS di questo disegno di legge alla Commissione europea, una procedura prevista per tutte le norme che possono limitare il libero commercio delle merci. Questo ritiro aveva lo scopo di evitare una probabile bocciatura, che ne avrebbe frenato o rallentato notevolmente i lavori. Secondo la giurisprudenza una disposizione nazionale non notificata può però essere considerata inapplicabile, e inoltre la Commissione potrebbe perfino aprire una procedura di infrazione verso l’Italia. E per questo motivo persino il Quirinale ha espresso dei dubbi e potrebbe non controfirmare il disegno di legge. «Questa legge dice agli italiani cosa possono o non possono mangiare, soffoca l’innovazione e quasi sicuramente viola il diritto comunitario. È davvero scoraggiante che l’Italia venga esclusa da una nuova industria che crea posti di lavoro e che venga impedito di vendere alimenti più rispettosi del clima.

Un tempo pioniera per innovazioni che hanno cambiato il mondo, come la radio, i microchip, le batterie, le automobili e la moda, i politici italiani scelgono ora di far tornare indietro l’Italia mentre il resto del mondo va avanti» ha commentato l’Alleanza Italiana per le Proteine Complementari, che riunisce imprese di settore, ricercatori e associazioni no profit. «Con questa decisione l’Italia punta esclusivamente a tutelare un settore produttivo, la zootecnia, che contribuisce alla crisi climatica e causa gravi sofferenze negli animali. Non sono solo le organizzazioni come Essere Animali a esprimere sgomento per questa decisione antiscientifica e ideologica, anche voci eminenti come quelle della scienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo hanno preso posizione contro il disegno di legge, definendola “una legge-manifesto” inutile e “cara a Coldiretti”, a riprova della palese relazione privilegiata tra la maggioranza di governo e i portatori di interesse nell’industria zootecnica», dichiara Claudio Pomo, responsabile sviluppo di Essere Animali.

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Foto Wikipedia | World Economic Forum. Presentation of the world’s first cultured hamburger (yet unfried here) at a news conference in London on 5 August 2013.



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