Caso Rovelli: cosa accade a un fisico teorico che inciampa nella realtà delle prassi politiche

Le dichiarazioni di Rovelli sul palco del Primo maggio hanno scatenato diverse polemiche, culminate con il ritiro dell'invito per lo scienziato alla Fiera del Libro di Francoforte. Questo ha portato editori e scrittori a mostragli solidarietà, invocando la libertà di opinione.

Rossella Guadagnini

Carlo Rovelli, noto fisico teorico e rappresentante dell’eccellenza italiana in campo scientifico, dal palco del concerto del Primo maggio ha espresso un punto di vista non esattamente conforme alle politiche governative, dichiarandosi contrario alla guerra, a una maggiore spesa in armamenti e al loro crescente invio in Ucraina da parte dell’Italia. Le sue posizioni lo fanno inciampare in una censura che ha lo scopo di impedirgli, in futuro, di affermare pubblicamente il suo pensiero non allineato. La prassi ottiene una vittoria sulla teoria? Superfluo farsi illusioni: nomina sunt consequentia rerum. Dunque se nel campo della fisica quantistica due tazzine da caffè possono attraversare impunemente una parete di mattoni, sia prima che dopo colazione, e nessuno se ne stupisce, nel mondo delle percezioni tutto ciò è privo di un significato intellegibile.

La lettera. «Professore carissimo, è con grande pena che mi accingo a scriverle questa lettera. Con grande pena… ma senza infingimenti». Inizia così la missiva del commissario di governo per la Fiera del Libro di Francoforte 2024, Ricardo Franco Levi, indirizzata il 12 maggio al fisico. «Il clamore, l’eco, le reazioni che hanno fatto seguito al suo intervento al concerto del Primo maggio», prosegue Levi, ex portavoce di Prodi quando era al governo l’Ulivo, «mi inducono a pensare, mi danno, anzi, la quasi certezza, che la sua lezione che così fortemente avevo immaginato e voluto per la cerimonia di inaugurazione della Buchmesse con l’Italia Ospite d’Onore diverrebbe l’occasione non per assaporare, guidati dalle sue parole, il fascino della ricerca e per lanciare uno sguardo ai confini della conoscenza, ma, invece, per rivivere polemiche e attacchi».

Il tema. «Ciò che più di ogni altra cosa sento il dovere di evitare – e di questo mi prendo tutta la responsabilità – è che un’occasione di festa e anche di giusto orgoglio nazionale», spiega il commissario, «si trasformi in un motivo di imbarazzo per chi quel giorno rappresenterà l’Italia. E non le nascondo la speranza che il nostro Paese sia rappresentato al massimo livello istituzionale. Sono portato a pensare che lei per primo avrà immaginato gli scenari che le sue parole avrebbero aperto» aggiunge poi Levi. «Questo non vale, certo, ad attenuare il peso di questa lettera. Lettera che mai avrei voluto scrivere. Spero, almeno, che possa contribuire a non farmi perdere la sua amicizia. Con l’augurio di poter presto leggere un suo nuovo libro», conclude il commissario. «E, magari, di incontrarla di persona, le invio, caro professore, il migliore dei saluti».

Lo svolgimento. Dal canto suo il ministro della Difesa Guido Crosetto aveva detto, replicando alle parole del fisico dal palco del concerto del Primo maggio: «Rovelli non sa di che parla, gli mando un abbraccio pacifico e lo invito a pranzo per fargli conoscere la persona. Io lavoro per la pace, non faccio il pacifista, ma faccio il ministro. Lui faccia il fisico. Quando cambia settore compie qualche scivolone. Basta che nel suo studio dell’Ucraina non sbagli la parte per cui lavorare, perché normalmente chi è pacifista poi è per i russi». Ebbene, nessuno sa bene di che parlano i libri di Rovelli, a volte neppure lui – per sua stessa ammissione. Pare tuttavia di capire che il ministro senza libro ma con moschetto (e mitragliatrice) desideri approfondire questo campo, poco arato dai comuni mortali, per trarne convincimenti profondi anche sul suo lavoro, del tipo: “Basta che non sbagli la parte per cui lavorare, perché normalmente chi è pacifista poi è per i russi”. Ah, ecco. L’avevamo dimenticato.

Le voci aggiunte del coro. Si dice comunque estraneo alla vicenda anche il titolare del dicastero della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che non si fa sfuggire l’occasione per un omaggio al pluralismo solo in apparenza improvvisato. «Come lo stesso dottor Ricardo Franco Levi potrà confermare, ero all’oscuro sia della partecipazione del professor Rovelli, che non conosco, sia della successiva modifica di intendimenti» ha sostenuto Sangiuliano, «con il commissario ci siamo solo confrontati su aspetti organizzativi, come la mia idea di affidare l’allestimento del padiglione ai cinque migliori giovani laureati in architettura delle nostre università. In generale, avendo subito censure, sono contrario ad infliggerle ad altri. Magari a quella del professor Rovelli aggiungerei qualche altra voce, quella di Pietrangelo Buttafuoco, Francesco Borgonovo, Marcello Veneziani o altri in omaggio al pluralismo», ha detto il ministro. Ah, ecco. L’avevamo dimenticato. Il pluralismo è contrario alla fisica delle particelle: in una parola, è impenetrabile.

L’editore con furore. «Apprendiamo che Carlo Rovelli (nostro autore ndr) non sarebbe più degno di rappresentare l’Italia, come ospite d’onore, alla Fiera di Francoforte nell’autunno 2024: un evento che si svolgerà fra un anno e mezzo». Così Teresa Cremisi presidente di Adelphi e Roberto Colajanni, suo amministratore delegato. Il motivo? «Ha espresso libere opinioni in una manifestazione pubblica». «Ci preme dichiarare», proseguono dalla casa editrice milanese, «che l’autocensura da parte dell’Associazione Italiana Editori – che aveva formulato l’invito in quanto commissario straordinario del governo – è una pratica imbarazzante in ogni paese che si definisca libero. Un episodio grave e una decisione dalla quale non possiamo che dissociarsi, esprimendo tutta la nostra vicinanza all’autore».

L’autore ignaro. Nel suo ultimo libro appena edito Buchi bianchi. Dentro l’orizzonte Rovelli scrive. «Non lo so se l’idea che i buchi neri finiscano la loro lunga vita trasformandosi in buchi bianchi sia giusta. È il fenomeno che ho studiato in questi ultimi anni. Coinvolge la natura quantistica del tempo e dello spazio, la coesistenza di prospettive diverse, e la ragione della differenza fra passato e futuro. Esplorare questa idea è un’avventura ancora in corso. Ve la racconto come in un bollettino dal fronte. Cosa sono esattamente i buchi neri, che pullulano nell’universo. Cosa sono i buchi bianchi, i loro elusivi fratelli minori. E le domande che mi inseguono da sempre: come facciamo a capire quello che non abbiamo mai visto? Perché vogliamo sempre andare a vedere un po’ più in là…?». Caro professor Rovelli, altro che buchi bianchi: qui, nella realtà terrestre, i buchi sono tutti neri. Pericoloso – almeno per ora – avventurarsi in speculazioni ‘un po’ più in là’, anche dentro l’orizzonte.

A sera tutto cambia, dopo frenetiche consultazioni. Le polemiche si sono susseguite nel corso della giornata di sabato 13, sospinte da venti politici opposti. Finché al fisico non arriva in serata la solidarietà di editori e scrittori. Prende posizione perfino il Comitato di presidenza dell’Associazione Italiana Editori (Aie), riunito in gran fretta per l’occasione, con “l’auspicio che si possa confermare la presenza del professor Carlo Rovelli a Francoforte”. Tutto poi si conclude con la nota del commissario straordinario del governo, nonché presidente dell’Aie, Ricardo Franco Levi, che torna a invitare il fisico alla Buchmesse francofortese. “E quindi uscimmo a riveder le stelle”.

Foto Flickr | Festival Puerto de Ideas 



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