Le conferenze episcopali europee contro il diritto all’aborto

Ancora una volta la Chiesa cattolica ribadisce la sua contrarietà ai diritti sessuali e riproduttivi delle donne previsti dal diritto internazionale.

Rete laica europea

Durante un incontro con la presidente del Parlamento europeo, il presidente della COMECE, la Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea, ha espresso „le preoccupazioni della Chiesa cattolica per il modo in cui la questione dell’aborto è trattata a livello dell’Ue”, e ha dichiarato che “il tentativo di introdurre un presunto diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea metterebbe gravemente in pericolo il diritto all’obiezione di coscienza”.
Ancora una volta, la Chiesa cattolica mostra il suo disprezzo per i diritti umani delle donne e per l’uguaglianza di genere, manipolando deliberatamente il diritto internazionale. L’oltraggiosa decisione di porre fine al diritto federale all’aborto negli Stati Uniti, il divieto di fatto di aborto in Polonia, il divieto totale a Malta, mettono in pericolo la salute e la vita di migliaia di donne vulnerabili. Queste violazioni del diritto fondamentale delle donne di controllare il proprio corpo sono la conseguenza dell’ideologia retrograda promossa dalle organizzazioni cristiane fondamentaliste e dalla gerarchia vaticana, che impongono queste regressioni alle società in modo autoritario, scavalcando le autorità democraticamente elette, perché sanno che i cittadini si oppongono in a esse in maniera schiacciante.
La Rete laica europea ricorda che, contrariamente a quanto sostiene la COMECE, il diritto all’aborto fa parte del diritto internazionale. Secondo le convenzioni internazionali di cui tutti gli Stati membri dell’UE sono parte, “le violazioni della salute e dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne, come, tra le altre, la criminalizzazione dell’aborto, la negazione o il ritardo di servizi abortivi sicuri e/o di cure post-aborto, la prosecuzione forzata della gravidanza, così come l’abuso e il maltrattamento di donne e ragazze che cercano informazioni, beni e servizi sulla salute sessuale e riproduttiva, sono tutte forme di violenza di genere”.
La mancata fornitura di servizi per la salute sessuale e riproduttiva, incluso l’aborto, è considerata dagli organismi specializzati delle Nazioni Unite una discriminazione contro le donne. E la discriminazione contro le donne va contro il principio fondamentale dell’UE dell’uguaglianza di genere.
Il Parlamento europeo ha affermato chiaramente che “la salute e i diritti sessuali e riproduttivi sono fondamentali per l’uguaglianza di genere (…) e per l’eliminazione della violenza di genere”, e ha invitato gli Stati a garantire “un accesso sicuro e legale all’aborto ancorato alla salute e ai diritti delle donne”. Il Parlamento europeo, pienamente rappresentativo dei cittadini dell’unione, ha condannato le regressioni e le violazioni dei diritti delle donne, sia dentro che fuori dall’Ue.
Ancora una volta, la COMECE sceglie deliberatamente di ignorare il riconoscimento dei diritti sessuali e riproduttivi previsti dal diritto internazionale. Inoltre, la COMECE tira in ballo il cosiddetto “diritto all’obiezione di coscienza”. L’obiezione di coscienza è riconosciuta dal diritto internazionale solo nel campo del servizio militare e non è mai stata riconosciuta in nessun altro caso. Al contrario, troppo spesso l’invocazione della “clausola di coscienza” nei Paesi che l’hanno istituita porta alla negazione del diritto delle donne alla salute sessuale e riproduttiva e mette a rischio la loro salute o la loro vita.
La Rete laica europea chiede una chiara dichiarazione delle istituzioni dell’Ue a favore del diritto all’aborto, un diritto fondamentale che deriva dai suoi princìpi fondanti di dignità umana, libertà e uguaglianza di genere. La Rete laica europea ribadisce il suo impegno per un’Europa laica, dove la politica sia separata dalla religione e le regole del diritto non siano ispirate da dottrine religiose, ma mirino all’effettiva realizzazione dei diritti fondamentali per tutti.



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