“Cinema è letteratura”: il volume 4/2023 di MicroMega

All’indomani della stagione che ha visto Pirandello (in La stranezza) e Dante, nel film omonimo, protagonisti di due film di successo, dedichiamo al travagliato ma sempre più fecondo rapporto fra cinema, serie tv e letteratura un numero monografico.

Redazione

La prima è nata più di cinquemila anni fa, eppure da quando esiste il secondo, poco più di un secolo, entrambi non hanno smesso di flirtare e detestarsi, snobbarsi e saccheggiarsi a vicenda: né la letteratura né il cinema possono fare a meno della scrittura, ma se il cinema ha sempre invidiato l’autorevolezza e la dignità culturale della letteratura, questa non ha mai smesso di invidiare il potere economico e mediatico del secondo. Eppure, da qualche stagione a questa parte, non solo molti registi, sceneggiatori e attori scrivono romanzi e racconti senza alcun senso di inferiorità letteraria, ma il cinema stesso – che specie in Italia si avvaleva soprattutto di soggetti originali – ha cominciato a pescare dai libri (per non parlare poi delle serie tv) portando sullo schermo, non di rado, gli stessi scrittori come personaggi.

All’indomani della stagione che ha visto Pirandello (in La stranezza) e Dante, nel film omonimo, protagonisti di due film di successo, MicroMega dedica al travagliato ma sempre più fecondo rapporto fra cinema, serie tv e letteratura un numero monografico per provare a ridisegnare il paesaggio che entrambe le arti occupano e condividono, quello della narrazione, dell’immaginario, della lingua (sia quella fatta di parole sia quella delle immagini e dei suoni) per dare voce a un’impressionante polifonia di autori: Roberto Andò e Pupi Avati, Edoardo Albinati e Mauro Covacich, Francesca Marciano e Antonella Lattanzi, Chiara Francini e Laura Morante, Luigi Lo Cascio e Paolo Genovese, Francesco Bruni e Daniele Mencarelli, Gianni Amelio e Domenico Starnone, Elisabetta Sgarbi e Giancarlo De Cataldo, Giancarlo Basili, Francesco Piccolo e Daniele Luchetti. Con saggi e approfondimenti di Alberto Anile, Maria Gabriella Giannice, Roy Menarini, Matteo Pollone, Riccardo Tozzi.

Il volume è a cura del critico cinematografico Mario Sesti, con la collaborazione di Silvia Lamia, Silvia Panichi, Caterina Taricano, Martina Ventura.

Il volume sarà in libreria dal 20 luglio. Per informazioni, interviste e anticipazioni scrivere a: redazione@micromega.net.

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IL SOMMARIO DEL NUMERO 

IL SASSO NELLO STAGNO 1

Mario SestiPerfetti sconosciuti o amici geniali? Cinema, letteratura e altre storie         
Per molto tempo il mondo della letteratura ha guardato a quello del cinema con un forte senso di superiorità, considerandolo un’arte di serie B. E i letterati erano molto riluttanti a confrontarsi con il linguaggio cinematografico, considerandolo una diminutio del loro lavoro. Oggi le cose sembrano molto cambiate, se non addirittura in taluni casi persino ribaltate. Cinema e letteratura si incontrano molto più spesso e anche volentieri, con scambi continui, reciproci e non di rado fecondi. Al centro di questo che rimane un rapporto travagliato ci sono comunque due cose molto più antiche di entrambi: la scrittura e il teatro.

DUETTI 1

Roberto Andò/ Pupi Avati in conversazione con Mario SestiPortare Dante e Pirandello sul grande schermo
Omaggiare e ripensare la vita di autori immensi della nostra letteratura, come Dante Alighieri e Luigi Pirandello, è un atto di umiltà verso la loro grandezza umana e di autori; ma è anche un atto di grande superbia, perché si tratta di provare ad afferrare l’ineffabile. E il regista, che non vive la solitudine dello scrittore bensì nella sua solitudine si fa carico di un’intera macchina produttiva con cui condividerla, non sa in anticipo se sarà in grado di vincere la scommessa oppure no.    

Edoardo Albinati/ Mauro Covacich in conversazione con Mario Sesti L’incontro-scontro fra cinema e letteratura
Il linguaggio cinematografico compete con quello letterario o invece lo completa? Cinema e letteratura sono solo due linguaggi diversi per fare una stessa cosa o invece due mondi completamente separati? Il cinema può entrare nell’immaginario di uno scrittore come elemento artistico fra i tanti, altre volte però diventa una sorta di grammatica che chi scrive usa per immaginare il mondo che sta raccontando. Tanto che se questo mondo poi si materializza, come talvolta accade quando un libro diventa un film, l’effetto per lo scrittore può essere davvero straniante.

SAGGIO 1

Alberto Anile, Maria Gabriella Giannice E alla fine restò solo lo zappatore. Il Gattopardo da Tomasi di Lampedusa a Visconti
Il romanzo di Tomasi di Lampedusa, inizialmente rifiutato dall’intelligencija comunista, attirò l’interesse del Partito solo dopo che dalla Francia giunsero accorati inviti in tal senso. Fu così che la trasposizione cinematografica finì nelle mani del “regista rosso” Luchino Visconti, il quale l’avrebbe consacrata – così fece credere a tutti – come un’opera di sinistra. E invece, ebbero il sopravvento intime nostalgie nobiliar

ASSOLI 1

Domenico Starnone in conversazione con Mario Sesti – Il cinema vuole una letteratura ancella
Il cinema si nutre di letteratura ma poi la mangia: reclama la prepotenza del suo linguaggio, cancella la cifra del romanzo e la rovescia. È una scrittura di servizio, quella per il cinema: è un pretesto che serve al regista per immaginare, spesso vedendo nei libri anche ciò che le parole non avevano reso esplicito.

Laura Morante in conversazione con Caterina TaricanoScrivere è dare spazio a un altro punto di vista
Provenire da una famiglia di letterati può significare provare un certo timore reverenziale nei confronti della scrittura e un rispetto per le parole che può rendere, anche nel mestiere di attore, più timidi verso una battuta da pronunciare che non verso l’uso del corpo. Scrivere, allora, diventa un modo per misurarsi con questo timore e trasformarlo in un’esplorazione di sé.

Giancarlo De Cataldo in conversazione con Silvia LamiaGabbia, tradimento, ritmo: le avventure della scrittura
Il genere letterario (o televisivo o cinematografico) rappresenta la gabbia di regole e stilemi all’interno della quale poter incanalare la scrittura e liberarne il potenziale dopo averla, in un certo senso, ordinata. Passando dal foglio scritto al cinema e poi alla serialità televisiva, la gabbia dilata o restringe il ritmo, la voce e la parola dell’autore, ingenerando divertenti forme di tradimento.

Chiara Francini in conversazione con Mario SestiNel teatro della scrittura solo le parole possiedono verità
Scrivere per immagini, per mostrare una verità di sé attraverso le parole: questo può fare un’attrice prestata alla letteratura ma che comincia sempre dalla prima arte, il teatro. Raccontare storie costruendo una voce, che poi diventerà familiare per i lettori e gli spettatori, facendo entrare l’autrice nel caleidoscopio della loro vita.

Gianni Amelio in conversazione con Silvia Panichi Il cinema è un libro aperto
La sapienza di un grande artista e maestro del cinema si evince da come tratta la letteratura, da cui è sorta parte importante del suo lavoro di una vita, senza pretesa di commistioni o facili paragoni fra linguaggio cinematografico e romanzo, rispettando le opere e le persone coinvolte in esse. E con un sogno: che dai suoi romanzi, altri registi possano trarre materia per i loro film.

SAGGIO 2

Roy MenariniElena Ferrante tra cinema e televisione
Tutti coloro che si sono cimentati con l’adattamento su schermo, grande o piccolo, delle opere di Elena Ferrante ne hanno tratto motivi per innovare il proprio approccio al cinema, mostrare la loro cifra più originale e rompere alcuni schemi o aspettative tradizionali rispetto al racconto per immagini.

ASSOLI 2

Luigi Lo Cascio in conversazione con Caterina TaricanoLa mia voce in mezzo alle parole
La parola è corpo grazie alla voce. Per un attore, questa consapevolezza è la pasta del proprio mestiere, che attraversa anche la scrittura e la narrativa, perché interessa la lingua e la sua musica. Pensare lasciandosi creare e ricreare, e poi, in un secondo momento, precisare la propria creatività, scoprire i riferimenti sottopelle, sono elementi che la scrittura ha in comune 
con la recitazione.

Elisabetta Sgarbi in conversazione con Silvia LamiaEditoria, cinema, musica: far dialogare mondi diversi
Fondare da zero un’impresa editoriale nuova che sfidasse i grandi colossi pigliatutto, riuscire a imporla sul mercato e nell’immaginario dei lettori continuando a spaziare fra arte, musica, letteratura e audiovisivo: è possibile portando avanti un’idea di cultura che è innanzitutto amore del bello, passione per la cura.

Daniele Luchetti in conversazione con Martina VenturaIl regista e lo scrittore: campo a due
Il rapporto diretto fra un regista e gli autori dei romanzi da cui scaturiscono i suoi film può diventare una grande potenzialità creativa fino a trasformarsi in una partnership consolidata, ma può anche acquisire una natura reverenziale che ostacola la comprensione del libro, o infine un superamento delle remore, un’accettazione serena delle differenze di posizione per dare vita a uno scambio fecondo di punti di vista. L’abilità di chi realizza il film sta nel saper tornare sempre alla materia originaria.

Paolo Genovese A chi appartiene l’immaginazione
Raccontare con la parola scritta significa consegnare le storie all’immaginazione altrui. Mentre il cinema cucina un racconto che ti propone nei suoi colori e sapori, la letteratura accarezza l’immaginazione e poi la lascia libera. Questo, per un autore, significa dover fare i conti con una complessità maggiore e con l’impossibilità di controllare la sua stessa storia.

Francesco Piccolo in conversazione con Mario Sesti Muoversi felicemente fra film e romanzi
L’adattamento per il cinema di opere narrative rappresenta un’operazione critica, un’interpretazione che punta a far rivivere la spina dorsale di un libro, la sua ragion d’essere più cogente. È un lavoro che può procedere felicemente in parallelo con quello del romanziere, godendo innanzitutto del momento creativo, a condizione di non mettere i due mestieri in competizione fra loro.

Giancarlo Basili in conversazione con Silvia LamiaLe scene di un romanzo sono materia per pittori
Il contributo visivo di una scenografia è di vitale importanza per imprimere a una storia cinematografica la sua forza. E quando un film o una serie tv nascono da un romanzo molto amato, come per esempio nel caso di L’amica geniale di Elena Ferrante, il ruolo di uno scenografo di esperienza è saper ricavare una suggestione artistica dalle atmosfere in cui, da lettori, ci sentiamo avvolti grazie alle parole di un libro.

SAGGIO 3

Matteo PolloneLa laguna dei bei sogni. Il fumetto italiano tra cinema e televisione
Da un certo punto in poi nella storia della cultura italiana, il fumetto sopperisce a un’atrofizzazione dell’immaginario da parte del cinema. La facilità con cui si intreccia ad altre forme mediali ne certifica la pervasività all’interno della cultura non solo popolare, almeno fino all’inizio degli anni Novanta. Ma il cinema del nostro Paese non si è mai troppo avvalso degli immaginari aperti dalla nona arte.

DUETTI 2

Francesco Bruni, Daniele Mencarelli in conversazione con Mario SestiTutto chiede una scena
Fra letteratura e poesia, serialità televisiva e lavoro di produzione, la matrice di tutto ciò che serve a una storia per diventare una grande storia si trova lì dove tutto è cominciato: nel teatro.

Antonella Lattanzi, Francesca Marciano in conversazione con Mario Sesti La scrittura è un amore promiscuo
Sceneggiatura e romanzo hanno in comune la parola scritta, e il rapporto con l’autore o l’autrice: la mente che costruisce personaggi, scene, azioni, dialoghi. Sono elementi di promiscuità e fluidità che nonostante oggi la scrittura passi molto per una massiccia dimensione produttiva inevitabilmente anche di natura economica, lasciano ancora aperti tanti spazi per una creatività fuori gabbia, sia quando si lavora in solitudine, sia quando si ha la fortuna di potersi confrontare con sguardi altrui o con un’équipe che pensa insieme.

IL SASSO NELLO STAGNO

Riccardo TozziTraghettare il romanzo nei cambiamenti del terzo millennio
La vicenda della casa di produzione cinematografica più grande d’Italia è legata, fin dal nome stesso dell’azienda, al mondo letterario. È una vera e propria vocazione quella che ha portato il fondatore a mettere la settima arte al servizio di storie nate sui libri.

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