Come selezionare la classe politica e vivere felici

Mauro Barberis

Il tormentone della scelta dei candidati-sindaco nel Centrodestra, con riunioni convulse da cui escono nomi sconosciuti ai più – li citerei pure, se me li ricordassi – , solleva un interrogativo semiserio, alcuni sospetti cattivi e tre proposte serissime.

L’interrogativo semiserio è: ma come, il Centrodestra è dato dai sondaggi nazionali al quarantotto per cento, un passo dalla maggioranza assoluta, e non riesce a scegliere un candidato per città come Roma e Milano? Pare che davanti alla sfilata di sconosciuti più o meno “civici” e riciclati della politica nazionale, Vittorio Sgarbi, candidato assessore alla cultura a Roma, sia arrivato a proporre il generale Figliuolo. E meno male che nessuno l’ha preso sul serio, sennò ci toccava pure trovare un altro commissario per la pandemia.

Il sospetto cattivo è: la colpa non sarà proprio dei sondaggi? Voglio dire, il centrodestra imbaldanzito fa “pacchetto”, come dice Salvini, che tradotto in italiano vuol dire: una città a me e una a te. D’altro lato, e qui il sospetto s’incattivisce ancora, gli stessi sondaggi danno Fratelli d’Italia a un’incollatura dalla Lega, sicché tutto diventa una questione di leadership nel centrodestra. Si spiegherebbe così l’opposizione di Salvini al candidato della Meloni a Roma, dove FdI è più forte, cercando di trovargli degli scheletri nell’armadio.

Ma un sospetto ancor più cattivo è che la classe politica, specie del Centrodestra ma anche degli altri partiti, sia quella che è: sicché, sempre a Roma, fra un candidato tribuno radiofonico e una giudice minorile presenzialista televisiva, con tutto il rispetto delle rispettive categorie, non fa troppa differenza. Se così fosse il problema vero diverrebbe un altro, come diceva l’onorevole De Mita: la selezione della classe politica.

E qui il gioco si fa duro, e le proposte serissime. Scartato il modello piattaforma Rousseau, e anche le primarie, usate dal Centrosinistra giusto per far vincere qualcosa ai propri candidati, le proposte restano tre. La prima è già praticata: candidare figure della società civile emerse nelle rispettive professioni. È il metodo scelto dal centrosinistra durante il berlusconismo: la destra era maggioritaria ma la sinistra vinceva nelle città perché presentava candidati come Illy a Trieste. Nell’attuale rumore mediatico, però, come stabilire chi emerge e chi no?

Poi c’è il modello Ena, l’École Nationale d’Administration francese, da cui è uscito Macron e la metà dei presidenti francesi: una scuola per professionisti della politica, finalmente. Tanto professionisti, però, che lo stesso Macron, poverino, ha dovuto lavorare alla banca Rothschild, che lo pagava di più, e ultimamente ha riformato la stessa Ena, costringendo gli enarchi a farsi un giro per le amministrazioni locali prima di approdare ai vertici dello Stato.

E qui affiora la terza proposta, vecchia come gli antichi romani, gente più pratica dei romani attuali, ma riscoperta dai burocrati cinesi in forma di meritocrazia di partito: il cursus honorum. Si entra in politica dal basso, nelle amministrazioni locali, facendosi votare dai propri amministrati. Solo passando per questa strada più lunga e faticosa – ma, si spera, pagata in proporzione alle responsabilità, anche penali – si arriva finalmente ai vertici. Una sorta di selezione naturale darwiniana: se scampi agli scandali e ai giudici, diventi un politico vero. Prospettiva così poco allettante, però, da spiegare perché già oggi, a Roma, i candidati sindaco li cerchino con il lanternino.



Ti è piaciuto questo articolo?

Per continuare a offrirti contenuti di qualità MicroMega ha bisogno del tuo sostegno: DONA ORA.

Altri articoli di Mauro Barberis

L’appello chiede l’immediato cessate il fuoco a Gaza, il rispetto del diritto internazionale violato prima da Hamas e poi da Netanyahu, e anche la tutela, negli stessi atenei italiani, della libertà d’informazione e discussione.

Una riforma per l'elezione diretta del presidente del Consiglio è già stata respinta al referendum del 2016, verità che non piace al governo.

È attraverso il corridoio israelo-palestinese che i Sapiens africani hanno colonizzato il mondo. Quel lembo di terra è ancora oggi protagonista della (tragica) storia umana.

Altri articoli di Blog

La normalizzazione dell’aggettivo “maschile” quando si parla di violenza sulle donne è ancora lontana. Meno minuti di silenzio e più aggettivi scomodi.

Lo sciopero di CGIL e UIL del 17 Novembre ha lanciato un segnale forte al governo Meloni e all'opposizione. L’interferenza del ministro Salvini sul diritto allo sciopero non è stata apprezzata dai lavoratori che per partecipare alla piazza hanno rinunciato a un giorno di paga. L’opposizione sociale al governo sta prendendo forma, e attende un passo avanti concreto dall’opposizione Politica. Fino ad allora, la premier Meloni non avrà contendenti.

Il governo Meloni sta facendo di tutto per accentrare progressivamente il potere politico nelle mani di pochi eletti. Dalla gestione dei fondi del PNRR, alla votazione diretta del Presidente, la presunta volontà popolare rivendicata dalla Premier sarebbe quella di delegare a poche donne e uomini forti il destino della democrazia italiana.