Cose segrete di giovani amici

Edizioni di Atlantide pubblica “Vite pericolose di bravi ragazzi” di Chris Fuhrman, un romanzo emozionante che narra la storia di un gruppo di amici adolescenti negli anni Settanta.

Marilù Oliva

«Tim lesse a bassa voce un passaggio che diceva che i poeti dell’antichità avevano creato le divinità per rappresentare i luoghi e le cose terrestri, e che più tardi i preti avevano ingannato le persone perché dimenticassero che le divinità erano simboli».

“Vite pericolose di bravi ragazzi” è l’unico romanzo di Chris Fuhrman, scrittore nato a Savannah nel 1960 e purtroppo morto di cancro che non aveva ancora compiuto trentun anni. Né avrebbe potuto immaginare che sarebbe stato trasposto in film da Peter Care, con Jodie Foster (che fu anche produttrice della pellicola) nei panni di Suor Assunta.

Il volume è uno dei gioielli di Edizioni di Atlantide, la casa editrice romana diretta da un gruppo di amici editor, scrittori e addetti ai lavori che conoscono bene il mondo dei libri e hanno il coraggio di lanciare opere anche sconosciute qui da noi, che spesso hanno molto successo (cito come esempio la mitica Tiffany Mc Daniel, scoperta da Simone Caltabellota, uno dei soci). Le vicissitudini editoriali di questo libro sono raccontate nella bella e sentita postfazione di Giorgio Gizzi, libraio di Rovereto.

“Vite pericolose di bravi ragazzi” – con una traduzione di Clara Caccioni – è la storia di un gruppo di amici adolescenti narrata in prima persona da Francis e ambientata in Georgia, nella città natia dell’autore, negli anni Settanta. Tim, Rusty, Wade, Joey e Francis frequentano una scuola cattolicissima dove se ti beccano ad aver realizzato disegni blasfemi sei nei guai. Ed è quello che capita loro, abituati a infrangere le regole, un po’ per provocazione un po’ per ossigenarsi da tutto quel perbenismo. Leggono libri proibiti o alternativi, discutono di ateismo, provocano col buonsenso di chi non capisce il mondo degli adulti, disinteressato alla loro etica perché «il mondo adulto era sconcertante e meschino».

I ragazzi del gruppo rischiano grosso e, per evitare di essere bocciati, pensano a una soluzione: se nella scuola capitasse qualcosa di più tremendo del loro fumetto osceno, forse i docenti in abito talare se ne dimenticherebbero. E così progettano di portare a scuola una lince, per creare un po’ di scompiglio. Ce la faranno? Non è questo che conta. Ciò che conta sono le esistenze dei protagonisti, in primis Francis, le loro rabbie, i loro dubbi, i loro abissi, le loro famiglie in apparenza consone alla morale cattolica, dove si annida sempre un po’ di follia. Il primo amore di Francis è qualcosa di devastante che lo riempie, lo illumina allo stesso tempo. Potentissime le descrizioni della passione che prova per Margie, la ragazzina dei suoi sogni:

«Marjorie Flynn era inginocchiata sul banco davanti a me. Suo fratello, il perfido Donny, era nella mia classe a scuola. Margie si era fatta sempre più bella durante l’anno, pur senza attirare l’attenzione dei ragazzi più popolari, e io mi ero innamorato di lei benché non ci avessi mai parlato. Sapevo che era una studentessa modello, che era timida, e che l’estate prima si era tagliata i polsi con un rasoio. Nella sua vita c’era qualcosa di più importante, di più terribile di qualunque cosa succedesse nella mia».

Le parole si susseguono con una cadenza dolce e immediata come avviene in grandi autori quali Kent Haruf e Flannery O’Connor, con una prosa limpida, mai scontata. Le atmosfere ricordano quelle del racconto “Stand by me” di Stephen King: il gruppo di amici, il battesimo del fuoco, le famiglie strane, il coraggio di commettere atti segreti e rischiosi. Ma questa è una storia diversa, che vi regalerà tante emozioni, il palpito dell’amore quando è acerbo e pieno di sospiri, la rabbia per le ingiustizie (ho sofferto insieme a Francis mentre suo padre lo abbatteva con le cinghiate), la fiducia in quel sentimento tanto sfaccettato che è l’amicizia. Non è facile regalare al lettore un libro così prezioso, scritto in una maniera che dice tutto in poche parole e fa indovinare quello che si nasconde tra le righe. Fuhrman ce l’ha fatta. Che grande peccato che non ripeterà.



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