Cresce il numero di studenti che dice no alla religione cattolica

Nonostante la pluriennale decrescita del corpo studentesco cresce il numero di studenti che dice no all’Insegnamento della religione cattolica (Irc): 82 mila in più rispetto a due anni fa. Firenze, Bologna e Trieste le province più laiche.

Redazione

I dati relativi al numero di studenti che dicono no all’Insegnamento della religione cattolica (Irc) – ricordiamolo: non un’ora di storia delle religioni, ma un’ora di religione cattolica impartita in conformità alla dottrina della Chiesa da insegnanti pagati dallo Stato ma scelti dai vescovi – così come tutti i dati di interesse pubblico, dovrebbero essere di pubblico dominio e di facile accesso. E invece così non è. Per questo l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar) in collaborazione con l’associazione OnData del progetto #DatiBeneComune si è assunta l’onere di fare richiesta di accesso civico ai dati al Ministero dell’Istruzione.
Il quadro che emerge dai dati analizzati dall’associazione e messi a disposizione del pubblico è quello di un corpo studentesco sempre meno propenso a spendere il proprio tempo imparando i dettami della religione cattolica: a fronte di un calo generale del numero di studenti nella scuola pubblica italiana, cresce infatti quello di chi dice no all’Irc. Nell’anno scolastico 2022/23 i non avvalentisi sono 1.096.846 mentre nel 2020/21 (anno in cui l’Uaar aveva già effettuato la richiesta di accesso ai dati) erano pari a 1.014.841. Oltre 82 mila studenti non avvalentisi in più, per un balzo laico in avanti di un punto e mezzo percentuale, dal 14,07% di due anni fa al 15,5% di oggi.
“Già due anni fa, in collaborazione con l’associazione OnData del progetto #DatiBeneComune, abbiamo presentato una richiesta di accesso civico ai dati, in base a quanto previsto dal decreto legislativo 33/2013. Ne era emerso che in quell’anno scolastico gli studenti che avevano detto no all’Irc erano più di un milione. Poiché sul Portale Unico dei dati della scuola continuano a mancare le informazioni circa la frequenza e non frequenza dell’Irc, con datiBeneComune abbiamo deciso di reiterare la richiesta e di liberare così i dati relativi agli ultimi due anni, analizzandoli e rielaborandoli per metterli a disposizione di tutti”, racconta il segretario dell’Uaar, Roberto Grendene.
“In ben sei province è stata superata la soglia del 30% di non avvalentisi”, spiega Loris Tissino, che per l’Uaar si è occupato dell’analisi dei dati: “Si tratta di Firenze (37,92%), Bologna (36,31%), Trieste (33,37%), Prato (33,19%), Gorizia (32,51%) e Aosta (30,74%). A livello regionale è la Valle d’Aosta a guidare la classifica (30,74%), seguita da Emilia Romagna (27,48%) e Toscana (27,12%). Confermato il divario Nord-Sud: le regioni fanalino di coda per numero di non avvalentisi sono infatti Basilicata (2,98%), Campania (3,11%), Calabria (3,41%), Puglia (3,67%), Molise (3,87%) e Sicilia (4,57%)”.
“Abbiamo scorporato i dati anche per tipo di scuola”, prosegue Tissino. “Ne è emerso che sono gli istituti professionali a presentare il maggior numero di non avvalentisi (25,52%), seguono gli istituti tecnici (23,87%) e infine i licei (17,51%). Nella scuola secondaria di primo grado a non avvalersi è il 14,67% degli studenti, nella scuola primaria l’11,74%, nella scuola dell’infanzia l’11,3%. I numeri sarebbero ancora più alti se avessimo utilizzato i dati ministeriali così come forniti, ma abbiamo prudenzialmente escluso circa il 6% delle scuole perché mostravano fluttuazioni anomale nelle percentuali di non avvalentisi da un anno all’altro”.
“Una importante novità è rappresentata dal fatto che, per ciascuna provincia, sono ora disponibili i dati relativi alle singole scuole”, aggiunge Grendene. “Pensiamo possa essere utile ai genitori alle prese con le iscrizioni (quest’anno dal 18 gennaio 2024 al 10 febbraio 2024, utilizzando la Piattaforma Unica) i quali spesso nutrono il timore che i propri figli siano gli unici a non avvalersi, rischiando dunque di ritrovarsi soli” mentre invece “i dati che la nostra associazione ha liberato mostrano una richiesta sempre crescente di scuola laica”.
“Qualcuno potrebbe semplicisticamente archiviare la notizia del calo delle scelte dell’Irc in quanto ovvia conseguenza del maggior numero di studenti di origine straniera”, commenta a MicroMega Grendene. “Operazione sbagliata sotto diversi punti di vista. Azzardato pensare che la componente straniera abbia un peso significativo nel 37,92% di non avvalentisi nelle scuole di tutta la provincia di Firenze o nel 17,51% nei licei di tutta Italia. Ma soprattutto la notizia di cui essere lieti è che la laicità della scuola pubblica compie passi avanti, perché in essa trova sempre meno spazio l’insegnamento confessionale e questo a prescindere se bambine e bambini di tre, sei, dieci anni che non lo subiscono hanno genitori che frequentano la moschea, la parrocchia, il tempio sikh o preferiscono dedicarsi ad altre attività rispetto a quelle cultuali”.



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