Daniel Pennac ricorda che “loro” siamo noi

Ora che l’Ue spalanca le porte ai profughi ucraini ma le tiene chiuse a chi scappa da altre guerre, è il momento giusto per leggere questo libro.

Daniele Barbieri

Un piccolo testo, un grande libro. Di un Pennac che forse non ti aspetti; per questo i grandi editori lo hanno “bucato”?
“Se un uomo, una donna, un bambino soffrono e nessuno vuole soccorrerli vi capiterà di sentire di tutto.  […] Appena si tratta di non aiutare qualcuno, sentiamo di tutto. A cominciare dal silenzio”. Sono le prime righe di Loro siamo noi.

“L’istinto, il cuore, la ragione”: è un pamphlet che Daniel Pennac ha scritto nel 2015 e che l’editore Marotta&Cafiero ha pubblicato pochi mesi fa nella traduzione di Yasmina Mélaouah, arricchendolo con le foto di Roberto Salomone (più una “nota di viaggio”) e con la prefazione di Sophie Beau, cofondatrice e direttrice di SOS Méditerranée, ong franco-italo-tedesca-svizzera che conduce operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo.

È il momento giusto per leggerlo, adesso che l’Unione Europea spalanca le porte ai profughi della guerra in Ucraina ma le tiene ben chiuse a chi scappa da altre guerre o catastrofi.

Non gira intorno alla faccenda Pennac ma subito affronta le frasi e le immagini sbagliate con cui “i nostri uomini politici” e i nostri media raccontano la tragedia di chi chiede aiuto. “Quali parole ripetono dal mattino alla sera?”. Come se fossimo in un filmato il libretto porta in primissimo piano e ingigantisce quelle parole: esodo, masse, orde, ondata, moltitudine e invasione. Un martellamento, lo sappiamo. Parafrasando quel vecchio modo di dire: esagerate e travisate, qualcosa resterà. Così “non vediamo più l’uomo che soffre, né la donna né il bambino. Non sono neanche più esseri umani: è un brulichio, un pullulare, un dilagare. Una minaccia spaventosa”.

Il ragionamento di Pennac è sui numeri veri dell’accoglienza mancata. Mentre alcune frasi vengono ingrandite, fino a occupare l’intera pagina: “La nostra vecchia e tremendamente umana PAURA dell’altro”, “La nostra vecchia e tremendamente umana PAURA del cambiamento” e “Il nostro vecchio e tremendamente umano ISTINTO di conservazione”.

Pennac non condanna chi è impaurito (e ignorante) ma invita a riflettere. Un discorso rivolto a chi abita in Francia ma che può essere riproposto in Italia quasi negli stessi termini. Male hanno fatto i nostri “grandi” editori a non accorgersene, viva dunque il “piccolo” Marotta&Cafiero.

Nella prefazione (scritta per l’edizione italiana di questo libro) Sophie Beau ricorda i tragici numeri: “Secondo i conti dell’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni più di 20mila persone hanno perso la vita fra il 2014 e il 2020. Molti più ancora sono spariti, senza testimoni, senza lasciare tracce”.

Ed ecco quel che si doveva fare ma che solo le ong hanno voluto: “Tra febbraio 2016 e maggio 2021 sono state 32.947 le vite soccorse dalle squadre di Sos Méditerranée […]. Altre migliaia quelle soccorse da altre ong”. E di più si poteva fare. A questo punto chi legge forse si aspetta il nome di qualcuno che, in Italia, ha sabotato il salvataggio e dunque congiurato per un Mediterraneo ancor più di morte. Ma potrei io – che proprio non sono Marco Antonio e tantomeno Shakesperare – dirvi il nome, che so … di Matteo Salvini, il quale – tutti lo sanno – è “un uomo d’onore”?

Vale aggiungere un paio di noticine anche sulla casa editrice. Se in libreria cercate questo libro non vi spaventate trovando il bordo inferiore destro… tagliato. Non lo hanno mangiucchiato i topi cartivori ma è un “vezzo” di Marotta&Cafiero; forse la spiegazione è nella frasetta che apre le pagine: “Per completare un libro c’è bisogno che qualcuno immagini quello che non c’è”. Il libro di Pennac è il sesto titolo di una bella collana che si chiama “Le mosche bianche”, introdotta da questa frase di Friedrich Nietzsche: “Occorre sbarazzarsi del cattivo gusto di voler andare d’accordo con tutti”. E a proposito di stereotipi (per tutti) ecco le ultime parole del volume: “Made with ❤ in Scampia”. Pensateci un attimo: con amore a Scampia? E se questa frasetta valesse più di mille filmati presunti realisti?



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