Donne che inseguono il sacro

In "Donne sacre. Sacerdotesse e maghe, mistiche e seduttrici" Franco Cardini e Marina Montesano propongono un excursus attraverso l’archetipo della donna entrata a contatto col sacro.

Marilù Oliva

“Goffredo parla di due incontri fra un mortale e una fanciulla ‘fatata’, il primo ambientato in Sicilia, il secondo in Francia, ma entrambi assai simili tra loro: un giovane incontra una fanciulla misteriosa e bellissima, la sposa e contemporaneamente ne accetta le condizioni (cioè un tabù da non violare). Successivamente però, dopo una vita felice e coronata dall’arrivo di uno o più figli, spinto dalla curiosità e dal sospetto, viene meno ai patti. La donna, trasformata in serpente, scompare per sempre”.
Donne sacre. Sacerdotesse e maghe, mistiche e seduttrici (Il Mulino, 2023) è un saggio di Franco Cardini, professore emerito di Storia medievale, e Marina Montesano, professoressa ordinaria di Storia medievale all’Università di Messina. Si tratta di un excursus approfondito e acuto attraverso l’archetipo della donna entrata a contatto col sacro, o perché l’ha vissuto o perché ne è stata in qualche modo toccata. Un cammino interessante e ricco, uno slalom diacronico ma anche transculturale, come specificato nel capitolo introduttivo.
Dee-madri della notte dei tempi, sacerdotesse, mistiche, guaritrici, indovine, figlie del Sole e della Luna, sciamane, streghe, fate, devote e altre donne emblematiche. Due capitoli sono dedicati a Maria, la vergine investita del compito di dare alla luce il figlio di Dio, incarnando in sé una delle più fondanti rappresentazioni del femminile, quella della madre. Non mancano le ribelli, le donne carismatiche e quelle reiette, così come le suffragette, il cui operato fu tanto importante nel processo di emancipazione. Così gli autori rispetto alla loro indagine: “Abbiamo anche osservato in più riprese in che modo il femminile sacralizzato abbia sopperito alla scarsità di donne nei ruoli istituzionali del sacerdozio: se questi ultimi spettano soprattutto (con molte eccezioni notate di volta in volta) agli uomini, le figure di donne nel mito, nella letteratura, nella realtà, partecipano più facilmente di un numinoso che le rende ponti verso il divino, l’altrove, l’aldilà”.
Un testo molto interessante, scritto con perizia e acribia ma accessibile a tutti, dove sacro e profano trovano talvolta la loro linea d’incontro in ciò che rappresenta l’eccezione, la dedizione o la sovversione. E ci mostra, in una maniera incredibilmente attuale quanto i pregiudizi siano perniciosi.
Ricorderete le storie di alcune eroine o figure femminili memorabili e scoprirete paladine sconosciute, come la regina ismailita Arwa, che nel XII secolo governò lo Yemen e sovrappose la sua figura a quella di Fatima. O Gostanza di Libbiano, una vedova che, nella fiorente Toscana del tardo Cinquecento, venne processata per stregoneria in quanto levatrice e guaritrice. Logorata dalle sofferenze delle torture, fece come quasi tutte, prima e dopo di lei, cioè ammise, per colpa di quei metodi brutali, le colpe che (ingiustamente) le imputavano: “Cominciò a confessare tutto il repertorio di crimini stregonici: il sabba, gli incontri con il diavolo ‘Polletto’, i malefici, l’aver succhiato il sangue dei bambini dall’ombelico”.



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