Edward Teller, la non banalità del male

Vent’anni fa, il 9 settembre 2003, moriva a Stanford, in California, il fisico Edward Teller. L’anniversario offre l’occasione per ripercorrere brevemente la lunga vita di questo singolare e controverso scienziato e per esprimere alcune considerazioni sui rapporti tra la scienza e il potere e, in particolare, con quello militare.

Silvano Fuso

Vent’anni fa, il 9 settembre 2003, moriva a Stanford, in California, il fisico Edward Teller. L’anniversario offre l’occasione per ripercorrere brevemente la lunga vita di questo singolare e controverso scienziato e per esprimere alcune considerazioni sui rapporti tra la scienza e il potere e, in particolare, con quello militare.*

Ede Teller nacque, da una famiglia ebrea, il 15 gennaio 1908 a Budapest, appartenente all’epoca all’impero austroungarico. Il padre Max Teller era un avvocato, la madre Ilona Deutsch era una pianista. Dopo aver frequentato il Minta Gymnasium di Budapest, nel 1926 Ede si trasferì in Germania e studiò matematica e chimica all’Università di Karlsruhe. Nel 1928 ottenne il Bachelor of Science in ingegneria chimica. Un suo professore, il chimico Herman Mark (1895-1992), gli fece conoscere i nuovi risultati della nascente meccanica quantistica e questo accese nel giovane Ede un forte interesse per la fisica. Nonostante alcune iniziali resistenze manifestate dal padre, iniziò a studiare fisica a Monaco, sotto la guida di Arnold Sommerfeld (1868-1951). Il 14 luglio 1928, scese da un tram ancora in movimento e si ferì gravemente un piede. Questo gli creò danni permanenti e per tutta la vita fu affetto da zoppia. Durante la convalescenza smise di assumere antidolorifici poiché, a suo dire, gli annebbiavano la mente e sopportò stoicamente forti dolori.

Nel 1929 Teller si trasferì all’Università di Lipsia e nel 1930 conseguì il dottorato in fisica sotto la guida di Werner Heisenberg (1901-1976). In quel periodo Teller venne in contatto e fece amicizia con alcuni dei maggiori fisici dell’epoca, tra cui George Gamow (1904-1968), Lev Landau (1908-1968) e George Placzek (1905-1955). Proprio su iniziativa di quest’ultimo, Teller nel 1932 trascorrerà un soggiorno estivo a Roma con Enrico Fermi (1901-1954) e il suo gruppo. Fu proprio questa esperienza a orientare Teller verso la fisica nucleare.

Nel frattempo, nel 1930, Teller si trasferì all’Università di Göttingen, importante centro per gli studi di fisica. Dopo l’avvento di Hitler, nel 1933, il clima antisemita che stava dilagando in Germania indusse Teller ad andarsene. Stette per un breve periodo in Inghilterra e successivamente a Copenaghen, dove collaborò con Niels Bohr (1885-1962). Nel 1934 si sposò e nello stesso anno tornò in Inghilterra.

Nel 1935, su iniziativa di George Gamow, Teller fu chiamato come professore di fisica alla George Washington University negli Stati Uniti. Qui si occupò di tematiche chimico-fisiche. In collaborazione con Hermann Arthur Jahn (1907-1979), nel 1937, scoprì un fenomeno molecolare noto come effetto Jahn-Teller. Si occupò inoltre di chimica-fisica delle superfici, fornendo originali contributi.

Allo scoppio della seconda guerra mondiale, Teller decise di collaborare allo sforzo bellico americano e iniziò a lavorare, con l’allora amico Hans Bethe (1906-2005), all’elaborazione di una teoria sulla propagazione delle onde d’urto. Tali studi, oltre che in campo bellico, risulteranno importanti anche per le future imprese missilistiche.

Nel 1942 Teller discusse con Enrico Fermi della possibilità di realizzare una bomba basata sulla fissione nucleare. Nello stesso anno partecipò a un seminario estivo sull’argomento tenuto, presso l’ Università della California a Berkeley, da Julius Robert Oppenheimer (1904-1967). Già all’epoca, prima che la bomba a fissione venisse realizzata, Teller ipotizzava la possibilità di realizzare anche un ordigno basato sulla fusione nucleare.

Nel 1943, oramai avviato il Progetto Manhattan, divenne operativo il Los Alamos Laboratory, nel New Mexico, di cui Oppenheimer fu direttore. Nello stesso anno Teller si trasferì a Los Alamos ed entrò a far parte della Divisione Teorica del Progetto con il nome segreto di Ed Tilden.

Pur dando significativi contributi allo sviluppo della bomba a fissione, Teller continuò a sostenere l’idea di una bomba a fusione, indicata genericamente con il nome Super. La sua proposta venne però considerata di bassa priorità, viste anche le difficoltà incontrate nella realizzazione della bomba a fissione. Inoltre lo stesso Teller non sapeva come risolvere il problema dell’innesco della reazione di fusione dell’idrogeno.

Il 16 luglio 1945 gli sforzi degli scienziati del Progetto Manhattan furono ripagati dal successo ottenuto dal primo test nucleare, condotto nel deserto di Jornada del Muerto nel New Mexico, e noto con il nome di Trinity test.

L’ungherese Leo Szilard (1898-1964) (che inizialmente aveva proposto ad Albert Einstein di inviare al presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt la celebre lettera** da cui partì lo stesso Progetto Manhattan) si fece promotore di una petizione per impedire l’uso della bomba su esseri umani. Secondo Szilard sarebbe stata sufficiente una pubblica dimostrazione della potenza della nuova arma per indurre i giapponesi alla resa. Teller rifiutò di firmare la petizione ritenendo che l’uso effettivo della bomba fosse la scelta migliore. Per prendere tale decisione, Teller aveva interpellato l’amico Oppenheimer che gli aveva risposto affermando che certe decisioni spettavano ai politici e non agli scienziati. Successivamente però Teller venne a sapere che Oppenheimer aveva avuto un ruolo importante nella decisione dell’Interim Committee che decretò l’uso della bomba in Giappone. Questo episodio cominciò a deteriorare i rapporti tra Teller e Oppenheimer.

Il 1° febbraio 1946, Teller lasciò Los Alamos e tornò all’Università di Chicago come professore e stretto collaboratore di Fermi e Maria Goeppert-Mayer (1906-1972).

Nel corso di una conferenza tenuta a Los Alamos tra il 18 e il 20 aprile 1946, Teller rilanciò l’idea della fattibilità della bomba a fusione (o bomba all’idrogeno o termonucleare), sostenendo la necessità della sua realizzazione. Diversi suoi colleghi manifestarono un certo scetticismo sul piano tecnico e altri espressero non poche perplessità dal punto di vista etico: tra questi ultimi lo stesso Oppenheimer. Anche altri fisici che avevano partecipato al Progetto Manhattan, tra cui Isidor Rabi (1898-1988) e lo stesso Fermi, la sconsigliarono non solo per i problemi tecnici, ma anche perché la consideravano “intrinsecamente maligna”, in quanto di distruttività potenzialmente illimitata.

Il timore che anche i sovietici lavorassero su ricerche analoghe, portò, nel gennaio 1950, il presidente statunitense Harry Truman (1884-1972) a decidere di intraprendere un programma per la costruzione della bomba all’idrogeno. Alla guida di esso fu posto Teller, che coordinava un gruppo di scienziati che iniziò a lavorare, sempre a Los Alamos.

Gli sviluppi del programma fecero comprendere che l’idea di innesco proposta da Teller non poteva funzionare. Essa, infatti, prevedeva di innescare la reazione di fusione dell’idrogeno solo tramite il riscaldamento provocato da una reazione di fissione nucleare. Fu il matematico, di origine polacca, Stanslaw Ulam (1909-1984) ad avere l’idea corretta: l’idrogeno doveva essere anche fortemente compresso, oltre che riscaldato.

Il 1° novembre 1952 gli Stati Uniti sperimentarono la prima bomba all’idrogeno. La bomba, chiamata Ivy Mike, era 500 volte più potente di quelle che pochi anni prima erano state sganciate su Hiroshima e Nagasaki e fece letteralmente scomparire l’isoletta disabitata del Pacifico su cui era stato condotto il test. Nell’agosto 1953 anche l’Unione Sovietica sperimentò il suo primo ordigno a fusione, alla cui realizzazione contribuì in maniera significativa Andrej Sacharov (1921-1989). Negli anni successivi condussero test analoghi anche il Regno Unito, la Cina, la Francia e l’India. Nel 1961, l’Unione Sovietica fece esplodere una bomba a fusione (Bomba Zar) che liberò un’energia oltre tremila volte quella a fissione sganciata su Hiroshima. Il 3 settembre 2017 la Corea del Nord ha fatto esplodere una bomba a fusione che ha prodotto effetti sismici pari a 6.8 gradi della scala Richter nella penisola coreana.

Oppenheimer, che aveva diretto il laboratorio di Los Alamos, dopo la guerra era divenuto presidente del comitato consultivo della United States Atomic Energy Commission (AEC). Egli manifestò in diverse occasioni la sua contrarietà alla costruzione della bomba all’idrogeno, per motivi etici. Inoltre obiettava che una Super sarebbe stata di difficile impiego rispetto all’uso di armi nucleari tattiche Ciò gli attirò le antipatie non solo di Teller, ma anche della United States Air Force e di diversi politici, tra cui Joseph McCarthy (1908-1957), celebre per il suo accanimento anticomunista. Fu proprio McCarthy che nel 1954 avviò un’inchiesta contro Oppenheimer, che in passato aveva avuto simpatie comuniste. L’inchiesta ebbe come risultato il divieto a carico di Oppenheimer di accedere ai segreti atomici. Teller venne chiamato a testimoniare e fu l’unico membro della comunità scientifica a pronunciarsi contro Oppenheimer. Il resto della comunità scientifica, con in testa Albert Einstein (1879-1955), prese le difese di Oppenheimer che, alla fine, venne riabilitato e poté riprendere il suo ruolo di presidente del comitato consultivo della AEC e di professore dell’Institute for Advanced Studies di Princeton.

Come dichiarò un testimone che visse in prima persona l’intera vicenda: “Sì, fu una brutta storia. Teller non fu onesto: disse di non aver preso alcuna iniziativa contro Oppenheimer, mentre le informazioni emerse dimostrano il contrario. Non gli era andata giù l’opposizione di Oppenheimer alla Super e credo non gli andasse giù la sua grossa influenza politica. Così lavorò con Lewis Strauss, capo della Commissione per l’Energia Atomica, per scavalcare Oppenheimer. Parlò con l’FBI e gente di quel tipo e riferì loro dei sospetti che nutriva sui familiari e su alcuni amici di Oppenheimer, che erano membri del Partito Comunista. La macchina burocratica si mise in moto e si arrivò al processo. Ma credo che la cosa gli sfuggì di mano, non penso che Teller volesse arrivare a portare Oppenheimer in tribunale o a fargli togliere la clearance” (testimonianza raccolta dalla giornalista Stefania Maurizi).

Il ruolo avuto da Teller nella vicenda Oppenheimer gli creò una certa emarginazione all’interno della comunità scientifica. Mantenne però ottime relazioni con gli ambienti politici e militari. In periodo di guerra fredda ricoprì diversi incarichi, fu un acceso sostenitore della necessità di aumentare le spese militari per contrastare la minaccia sovietica e si oppose ai trattati per controllare la proliferazione delle armi nucleari.

La bomba a idrogeno fu per lui una sorta di fissazione e arrivò al punto di suggerirne anche un utilizzo non bellico. Ad esempio, propose di utilizzarla per realizzare un porto in acque profonde in Alaska, da utilizzare per la spedizione di carbone e petrolio. Diversi altri scienziati denunciarono i gravi danni che una simile impresa avrebbe creato al territorio e alle popolazioni locali e nel 1962 il progetto venne abbandonato. Teller propose anche di utilizzare bombe termonucleari per estrarre petrolio dalle sabbie bituminose nel nord dell’Alberta, per contrastare la formazione di uragani sull’oceano e per disintegrare eventuali asteroidi in rotta di collisione con la Terra.

Teller è anche stato a lungo consigliere su questioni nucleari dello stato di Israele.

Negli anni ottanta, Teller fu uno strenuo fautore della Strategic Defense Initiative, denominata ironicamente dagli oppositori “Guerre stellari”. L’idea di fondo era quella di utilizzare laser molto potenti (terrestri e satellitari), fasci di particelle e razzi per distruggere missili balistici sovietici intercontinentali. Teller si adoperò molto per sostenere l’iniziativa e riuscì a convincere della bontà dell’impresa l’allora presidente Ronald Reagan (1911-2004).

L’iniziativa ricevette molte critiche da esponenti di spicco della comunità scientifica. L’American Physical Society (APS) riunì un panel di esperti (di cui facevano parte anche gli inventori del laser) e concluse che tra tutti i sistemi presi in considerazione nel progetto, nessuno era neanche lontanamente pronto per l’implementazione.

La visionaria idea sostenuta da Teller non mancò di suscitare diverse ironie. Per sottolineare l’eccessivo ottimismo da lui manifestato circa la possibilità di sviluppare in tempi brevi certi sistemi difensivi, qualcuno affermò che era stata introdotta una nuova unità di misura dell’ottimismo: il teller. Peccato però che tale unità di misura fosse esageratamente grande e fosse quindi necessario utilizzare i suoi sottomultipli, quali il nanoteller (10-9) e il picoteller (10-12).

Nella sua lunga carriera scientifica Teller si è occupato di diverse problematiche. Tra le altre cose, è stato tra i primi a denunciare le possibili conseguenze ambientali dell’uso dei combustibili fossili. 

Nel dicembre 1957, in una conferenza tenuta ai membri dell’American Chemical Society, Teller richiamò l’attenzione sul fatto che l’accumulo di anidride carbonica in atmosfera, causato dalla combustione di carbone e petrolio a partire dalla metà del XIX secolo, avrebbe aumentato l’effetto serra con conseguente incremento della temperatura globale. L’argomento venne da lui ripreso nel 1959 in un simposio organizzato dall’American Petroleum Institute e dalla Columbia Graduate School of Business.

Per i suoi indubbi meriti scientifici, Teller venne insignito di importanti riconoscimenti scientifici. Tra questi ricordiamo: l’Albert Einstein Award nel 1958, il Golden Plate Award dell’American Academy of Achievement nel 1961, l’Enrico Fermi Award nel 1962, l’Harvey Prize nel 1975, la Eringen Medal nel 1980, il Sylvanus Thayer Award dell’Accademia militare degli Stati Uniti nel 1986, la National Medal of Science nel 1983, la Presidential Citizens Medal nel 1989 e la Corvin Chain Medal nel 2001. Nel 2003, meno di due mesi prima della morte, è stato insignito della Presidential Medal of Freedom dal presidente George W. Bush (n. 1946).

Fu inoltre membro della National Academy of Sciences degli Stati Uniti, dell’American Academy of Arts and Sciences, dell’American Association for the Advancement of Science, dell’American Nuclear Society e dell’American Physical Society.

Il 9 settembre 2003, come dicevamo in apertura, Teller morì, all’età di 95 anni, per le conseguenze di un ictus che lo aveva colpito due giorni prima.

“Sarebbe stato un mondo migliore senza Teller”. Questa frase viene attribuita talvolta a Isidor Rabi, talvolta ad Hans Bethe, entrambi premi Nobel per la fisica, rispettivamente ne 1944 e nel 1967. Indipendentemente da chi ne sia l’autore, la frase esprime bene quale sia stato l’atteggiamento di molti suoi colleghi scienziati nei confronti di Teller.

Egli è stato sicuramente un grande fisico, talvolta con intuizioni geniali, ma è stato anche una persona le cui scelte sono state molto discutibili.

È stato detto che Teller, per il suo atteggiamento guerrafondaio e cinico, avrebbe ispirato Stanley Kubrick (1928-1999) nell’ideare la figura del Dottor Stranamore, protagonista dell’omonimo film del 1964: nevrotico scienziato pazzo, interpretato mirabilmente da Peter Sellers (1925-1980). Nel 1991 Teller è stato anche insignito del premio satirico IgNobel per la pace in riconoscimento dei suoi “sforzi di una vita per cambiare il significato della pace così come la conosciamo”.

Qualcuno ha cercato di fornire una giustificazione alla fissazione di Teller per le armi nucleari. Ad esempio il compianto astronomo e divulgatore Carl Sagan (1934-1996), che ha dedicato a Teller diverse pagine del suo libro Il mondo infestato dai demoni, sostiene la sua sostanziale buona fede. Sagan ritiene infatti che Teller fosse effettivamente convinto che le armi nucleari potessero contribuire al benessere dell’umanità, potendo risolvere molti dei nostri problemi in guerra e in pace (da qui anche le sue stravaganti idee sulle applicazioni pacifiche delle bombe termonucleari).

Inoltre qualcuno ha cercato di giustificare il suo atteggiamento ferocemente anticomunista e, in generale, ultraliberale e contro ogni regime autoritario. Nella sua prima infanzia Teller fu infatti testimone delle depredazioni inflitte al suo paese, l’Ungheria, prima da Bela Kun (1886-1938), che governò la Repubblica Sovietica Ungherese nel 1919, e successivamente da Miklos Horthy ( 1868-1957), che fu reggente filofascista d’Ungheria dal 1920 al 1944. In Germania, inoltre, Teller poté sperimentare le atrocità del nascente regime nazista.

Non sta a noi fornire giudizi morali su Teller. Tuttavia sicuramente le sue indubbie qualità intellettive gli avrebbero dovuto permettere di prevedere quali potessero essere le conseguenze di certe scelte. Come è stato osservato, Teller, seguendo la sua ossessione per le bombe, ha sostanzialmente sprecato le sue grandi doti scientifiche che gli avrebbero sicuramente consentito di diventare un vero grande fisico (probabilmente un discorso simile si può applicare anche a Oppenheimer). Teller dimostrò infatti di essere in grado di fornire importanti contributi alla ricerca nei suoi primi anni di attività. Oltre ai già citati effetto Jahn-Teller e ai contributi alla chimica-fisica delle superfici, Teller sviluppò idee innovative anche nella fisica nucleare di base. Probabilmente, senza la sua ossessione per gli armamenti avrebbe potuto fornire tanti altri importanti contributi. Invece il Teller geniale fisico teorico fu, per così dire, messo in ombra dal Teller esperto di armamenti nucleari e consulente politico-militare. Venne probabilmente sedotto dal potere e fu incapace di mantenere quell’autonomia intellettuale che ha invece caratterizzato molti altri suoi colleghi scienziati che, senza dimenticare la propria umanità, si impegnarono attivamente sul fronte pacifista e su quello del disarmo nucleare.

Si tratta di tematiche, ahimè, quanto mai attuali, vista l’attuale preoccupante situazione internazionale. C’è da augurarsi che non spuntino altri Teller all’orizzonte e che tra gli scienziati prevalga lo spirito di collaborazione che, tranne rare eccezioni, ha per fortuna sempre caratterizzato la comunità scientifica. Come ha dichiarato il fisico Carlo Rovelli dopo aver assistito alla recente anteprima a New York del film di Christopher Nolan dedicato a Robert Oppenheimer: “Le questioni che questo film solleva non riguardano solo gli anni Quaranta e problemi generali riguardanti l’etica della scienza, ma sono temi oggi brucianti. […] Per gli scienziati i russi sono amici, i cinesi sono amici. La comunità degli scienziati dovrebbe direi ai politici: stop a questa follia”. Esattamente l’opposto di quanto fece Teller ai suoi tempi.

* L’autore ringrazia Roberto Fieschi per le utili osservazioni e informazioni fornite.
** Teller, tra l’altro, nell’estate del 1939, guidò l’auto che condusse Szilard a incontrare Einstein nel suo cottage di Long Island per sottoporgli la famosa lettera.



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