Manzoni, rivelazione pop

Il 22 maggio sarà il 150º anniversario della morte del celebre autore. Lo ricordiamo con una recensione di “Il cuore è un guazzabuglio. Vita e capolavoro del rivoluzionario Manzoni”, dove Eleonora Mazzoni disvela il lato più umano dello scrittore, raccontandone le paure, ma anche le gioie e gli amori, sentimenti che ritroviamo nei personaggi della sua opera più famosa.

Marilù Oliva

Un Manzoni così non l’avete mai letto. Un’infanzia non facile, un’esistenza piena. È stato un bambino abbandonato fin da piccolo ad una balia, poi ai vari collegi, quindi un ragazzo, agli occhi dei suoi rigidi insegnanti, ribelle e simpatizzante con le idee giacobine. Infine un adulto curioso, non certo impettito e imbalsamato come forse alcuni vorrebbero farci credere. Eleonora Mazzoni ne “Il cuore è un guazzabuglio. Vita e capolavoro del rivoluzionario Manzoni” (Einaudi) ripercorre la sua esistenza e la sua opera più importante attraverso il suo fitto epistolario e lo studio delle testimonianze in merito. Tutto ciò in una maniera piacevole e scorrevole, senza la pesantezza di alcuni manuali che ce lo hanno reso antipatico.
Scoprirete un autore trasgressivo, ironico e dotato di passioni inimmaginabili, come ad esempio quella per la botanica, un uomo per nulla rancoroso (commoventi le pagine in cui si ritrova con la madre Giulia ed è disponibile a ricostruire con lei un rapporto reciso anni prima per volontà di lei), carnale, innamorato delle due sue mogli. Certo la sua vita non fu semplice, funestata da tanti lutti e da malattie, eppure ricevette i dovuti riconoscimenti e morì quasi a novant’anni, stimato da tutti. Conobbe personaggi insigni e fu da loro stimato: gente del calibro di Cavour, Verdi, Mazzini, Garibaldi.

Questo libro, come ci svela la scrittrice nella sua nota bibliografica finale, è “un componimento misto di storia e d’invenzione”. Proprio come il romanzo manzoniano, del resto. Se i dialoghi e alcuni pensieri, inseriti con il discorso indiretto libero, sono libere scelte, restano comunque molto verosimili e avvicinano chi legge alle vicende esposte. Troverete anche commenti interessantissimi sui Promessi Sposi, con incursioni nell’antropologia, nella psicologia, nella sociologia e in altre scienze affini. Come nel caso di Gertrude:
«Ciò che più colpisce di Gertrude è la sua totale incapacità di dire no a tutto questo. Noi femmine siamo educate a essere compiacenti e a stare nei ranghi. A non urlare perché non sta bene. A non dire parolacce perché diventi volgare. Mentre ai maschi è ontologicamente concesso un certo margine di disobbedienza, l’esercizio di far valere la nostra volontà è arduo. Per questo il suo fatidico diniego ci fa così male».
Eleonora Mazzoni, laureata in Lettere, attrice, sceneggiatrice, autrice e direttrice artistica del Festival culturale Caterina Sforza di Forlì, ci racconta, con maestria e acume, la parte più inedita e profonda di un romanzo fondante per la lingua italiana, che è stato anche un progetto edificante e sociale, negli intenti di chi lo concepiva. Un successo inedito e non programmato, e non solo perché ha valicato i secoli. L’edizione detta Ventisettana, ad esempio, oltre alle copie stampate dallo stampatore Vincenzo Ferrario, raggiunge una diffusione che anche oggi sarebbe considerata da best seller: «Quaranta sono le edizioni piratate, con sessantamila copie clandestine. Considerando che l’ottanta percento del popolo non sa né leggere né scrivere, sono cifre davvero considerevoli. Esce subito anche in Francia. E in Germania, tradotto e recensito da Goethe».
Ma Alessandro non si fece sedurre dal miraggio della celebrità: nonostante la pioggia di lettere, le richieste e profferte di favori, le proposte di onorificenze (che tendeva a scansare), lui conosceva l’inganno in agguato dietro alla fama e non si lasciò irretire. Anche se è stato sempre consapevole di quanto fosse difficile scegliere tra giusto e sbagliato, e il dubbio talvolta lo accompagnava, così come accaduto ai suoi personaggi. Eppure questo non lo ha mai intimidito, come dimostra il suo capolavoro: «Proprio perché nascono da motivi nevralgici sia affettivi che civili, i Promessi Sposi sono un libro politico ma non solo politico. Intimo, personalissimo, capace di parlare alle persone di ogni stato sociale ed epoca. Un libro libero. Fuori dall’opprimente censura austriaca e da quella ecclesiastica altrettanto invadente».



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