Macron sconfitto, l’Unione della Sinistra di Mélénchon prima forza di opposizione

Francia, sconfitta bruciante per il presidente appena rieletto. Ora per Macron inizia un percorso a ostacoli.

Marco Cesario

PARIGI. Possibile, è possibile. Riunire tutte le forze della sinistra, con un’idea comune, un progetto politico basato sui valori storici della sinistra, il cui primo obiettivo è quello di provocare una valanga politica tale da far cadere un neo eletto presidente, non permettendogli di raggiungere il quorum per governare come sempre ha fatto: da solo, senza ascoltare le parti sociali, imponendo il suo carisma “jupitérien”.  Con 131 seggi (31,6% dei voti) l’Unione delle Sinistre guidata da Jean-Luc Mélenchon diventa la prima forza di opposizione all’Assemblea Nazionale e infligge una sconfitta sonora ad Emmanuel Macron privandolo della maggioranza assoluta. La coalizione di partiti che sostengono il presidente (Ensemble!), pur essendo in testa alle preferenze di voto, ha ottenuto soltanto 245 seggi al Palais-Bourbon (38,6%). Siamo lontani dai 289 necessari per governare in solitudine. Un disastro di proporzioni macroscopiche che costringerà Emmanuel Macron ad un percorso ad ostacoli ogni qual volta vorrà far passare una legge in parlamento.

Si tratta di una sconfitta bruciante per il presidente appena rieletto, il cui secondo mandato quinquennale appare molto diverso da quello del 2017, quando la LaREM da sola conquistò 308 seggi. L’arroganza del presidente “jupitérien”, che governa da solo senza consultare nessuno mentre gli altri stanno a guardare, la non-campagna politica (convinto che bastasse aver vinto le presidenziali sulla scia del patrimonio politico accumulato con Covid e guerra in Ucraina), la violenza caricaturale nei confronti dei candidati Nupes, additati come come pericolosi spauracchi, tutti questi spettri gli si sono rivoltati contro. Con l’uscita di scena fragorosa di diversi ministri e figure di spicco, tra cui il presidente dell’Assemblea Nazionale Richard Ferrand, l’edificio macronista è seriamente scosso e la monarchia presidenziale vacilla pericolosamente. Riuscirà a governare appoggiandosi solo sulla stampella dei Repubblicani e del centro di Bayrou? E’ la domanda che si pongono tutti. Una cosa è certa: Macron per governare non dovrà essere più Macron. Quel presidentissimo staccato dal contesto sociale, che incarna bonapartismo e presidenzialismo rampante non esiste più. Macron dovrà scendere con i piedi per terra, abbandonare le altezze planetarie, la solitudine dell’Eliseo ed il delirio del potere e trovare ogni volta una maggioranza su temi delicati senza innervosire o rendere troppo audaci i suoi alleati. Il suo progetto politico è definitivamente naufragato.

Dal canto suo, data per morta sei mesi fa, la sinistra in Francia è tornata prepotentemente sulla scena politica. Conquistando 131 seggi la Nouvelle Union Populaire Écologique et Sociale (Nupes) – nata dall’alleanza tra La France insoumise (LFI), Europe Ecologie-Les Verts (EELV), il Partito Socialista (PS) e il Partito Comunista (PCF) – di Jean-Luc Mélenchon è diventata la prima forza di opposizione a Emmanuel Macron nell’Assemblea Nazionale. “La situazione è totalmente inaspettata, assolutamente inaudita – ha commentato Mélénchon a caldo dopo i primi risultati – la sconfitta del partito presidenziale è totale. Abbiamo raggiunto l’obiettivo politico che ci eravamo prefissati: in meno di un mese, far cadere l’uomo che, con tanta arroganza, ha stravolto il Paese per essere eletto presidente senza che nessuno sapesse cosa stesse facendo”.

Anche se non ha vinto le elezioni legislative per la Nupes si tratta di una grande e sonora vittoria politica. Per prima cosa è riuscita ad unire una sinistra divisa da anni su un programma comune in tempi record, lanciando una dinamica politica unica in questi anni di macronismo rampante. Se il Rassemblement National ha anch’esso ottenuto un risultato record con 89 deputati (mai tanti seggi per il RN e per il suo predecessore Front National), è stata la campagna di Nupes a mobilitare realmente gli elettori su temi fondamentali, una vera e propria valanga politica che ha travolto la coalizione presidenziale sulla posta in gioco di un voto che troppo spesso viene percepito – dal 2002 e dall’inversione del calendario elettorale, che ha messo le elezioni legislative dopo quelle presidenziali – come una formalità per il presidente appena eletto. Facendo campagna elettorale sulle proprie proposte, precipuamente politiche – pensionamento a 60 anni, salario minimo a 1.500 euro netti, congelamento dei prezzi, ecc. – l’Unione di Mélenchon ha ribadito il suo impegno politico per cambiare la società francese, evitato di smobilitare il proprio elettorato, anche se una buona parte degli elettori di sinistra del primo turno delle elezioni presidenziali alla fine si è astenuta: più di 11 milioni di voti in totale per la sinistra il 10 aprile contro i circa 7 milioni del 19 giugno.

La Nupes è riuscita ad infliggere inoltre sconfitte fortemente simboliche alla Macronie: i suoi candidati hanno fatto cadere Amélie de Montchalin, Jean-Michel Blanquer, Richard Ferrand, Christophe Castaner, Justine Benin o Roxana Maracineanu. Ha anche eletto personalità della società civile con un background atipico, come Rachel Keke, che di mestiere fa la cameriera. Dal canto suo Ian Brossat, braccio destro del comunista Fabien Roussel, rieletto come il suo omologo socialista Olivier Faure e tutti i principali esponenti della sinistra che si sono candidati, è convinto che Macron non potrà mai più governare come prima: “Il Presidente della Repubblica dovrà rinunciare a molte delle sue riforme di regressione sociale. In ogni caso, non ci sarà una maggioranza che voterà per il pensionamento” a 65 anni. Certo l’unico neo di questo secondo turno è non essere riusciti a vincere le elezioni costringendo Macron ad accettare Mélénchon come primo ministro. Il programma Nupes, con un salario minimo di 1.500 euro, aumenti salariali, pensionamento a 60 anni, assegno di 1.063 euro per i giovani e pianificazione ecologica, non diventerà realtà quest’estate. Non ancora. Ma siamo lontani da una sinistra scomparsa dal panorama politico come accaduto in Italia. L’altro neo è il forte astensionismo che ha caratterizzato queste due tornate elettorali. Nonostante l’eccezionale opportunità di capovolgere la visione neoliberista macronista, più di un francese su due (54%) non ha votato. Ancora una volta, è stata la frangia più agiata e anziana, tradizionalmente più favorevole alla destra, a mobilitarsi maggiormente. Questa è forse la sfida per Mélénchon nei prossimi anni: ripoliticizzare una società disincantata che non crede più nel potere della politica. La performance della Nupes, insperata fino a poche settimane fa, è sicuramente un primo e promettente passo. E Mélénchon? Aleggia il mistero sul ruolo del neo leader maximo della sinistra francese, non candidato alla rielezione, all’interno della sinistra nei mesi e negli anni a venire. “Per quanto mi riguarda, sto cambiando la mia posizione di battaglia, ma il mio impegno è, resterà, fino al mio ultimo respiro, nelle prime delle vostre file, se voi lo vorrete”, ha lanciato durante il suo discorso di domenica sera. Una dichiarazione molto enigmatica che lascia aperte tutte le porte, compresa quella di una nuova candidatura presidenziale nel 2027. Chissà che questo non sia soltanto l’inizio di un’avventura politica che lo porterà molto lontano, forse tra le sfere più alte del potere.

CREDIT FOTO: EPA/Michel Euler / POOL



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