Erri De Luca: “Sono un partigiano della resistenza ucraina. Kiev non cederà”

Lo scrittore sottolinea come l’aggressione di Putin ci riguardi direttamente: “L’Europa è diventata la vasta retrovia dell’Ucraina, la sua sorte politica coincide”.

Cinzia Sciuto

La guerra in Ucraina ha posto la sinistra di fronte al dilemma su cosa significhi “pace”. Tutti accomunati da una unanime condanna dell’invasione di Putin, ci si divide fra chi ritiene indispensabile sostenere la resistenza ucraina con tutti i mezzi possibili, armi incluse, e chi invece ritiene che l’invio di armi non serva che a prolungare la guerra facendo più morti. Lei che ne pensa?
Sulla guerra ci si divide e ci si trova a fianco invece di altri coi quali si condivideva poco fino a prima. La destra ha dovuto sconfessare in ordine sparso la sua interessata simpatia per l’invasore, la sinistra, vera o cosiddetta, si è divisa secondo sua abitudine. Per me conta quello che sta succedendo sul campo. L’invasione ha avuto l’effetto di serrare i ranghi di un popolo diviso, facendo nascere uno spirito patriottico di alta intensità, votato alla mobilitazione generale di un popolo in armi, disposto al sacrificio. Oltre che per l’indipendenza, come una guerra dell’800, è per la propria libertà che si battono gli Ucraini, come una guerra del ‘900. Allora di fronte a questa unanimità e a questa oltranza non credo che un cedimento militare dell’Ucraina, favorito dallo scarso armamento auspicato da alcuni, risolva la questione delle perdite di vite umane. Quel popolo continuerà a battersi a oltranza, apertamente o in clandestinità fino alla ritirata inevitabile delle truppe russe. L’invasione è destinata a retrocedere. Prima succederà, meglio sarà per l’Ucraina, la Russia, l’Europa. Personalmente, non essendo pacifista, sono partigiano della resistenza Ucraina. Il suo vasto fronte occidentale è la sua retrovia di rifornimento, con o senza il nostro poco significativo aiuto militare.

In molti fra coloro che sono contrari all’invio di armi agli ucraini sottolineano che fra i combattenti ucraini ci sono anche forze per nulla democratiche, pensiamo al battaglione Azov, e che una volta che le armi sono state inviate rimarranno nelle loro mani anche a guerra finita. È un buon argomento per non inviare armi?
Quando ci si batte contro un invasore le distinzioni contano poco. Conteranno dopo.  Ci sono reparti combattenti ucraini che si sono formati dal 2014 nella guerra tra separatisti del Donbass e truppe di Kiev. Partecipano alla resistenza, ma finora non avevano peso politico, senza rappresentanza in parlamento. Un effetto dell’invasione è di ingrandire l’importanza politica di queste minoranze. Questo peserà sull’Ucraina di dopo. Per ora è solo un dettaglio e lo dimostra il fatto che questi gruppi armati neonazisti si riconoscano in un presidente di origine ebraica.

D’altro canto chi invece ritiene sia doveroso inviare sostengo anche militare agli ucraini sottolinea come l’alternativa sia la resa incondizionata all’invasore…
Per me non esiste l’alternativa, l’Ucraina non cederà, non si farà sottomettere militarmente.

Il presidente Zelensky ha più volte nelle settimane passate invocato una no-fly-zone, richiesta che più volte risolutamente respinta dalla Nato, negli ultimi giorni pare essere stata messa da parte dallo stesso presidente ucraino. Pensa che i Paesi Nato facciano bene a escludere categoricamente qualunque coinvolgimento diretto nel conflitto?
I paesi della NATO sono coinvolti con invii di aiuti militari. Quanto al divieto di sorvolo: si poteva applicare nella guerra della ex Jugoslavia, dove l’aviazione della NATO poteva imporre la misura grazie alla sua forza maggiore.  Non si può applicare contro una grande potenza perché coincide con una dichiarazione di guerra. La NATO non può permettere che sia colpito, anche sotto specie di incidente, uno dei paesi membri confinanti. Questo porterebbe a una necessità di risposta, con allargamento del conflitto e conseguenze imprevedibili. Al momento la contraerea Ucraina ha la forza di scoraggiare incursioni aeree russe, costringendole al costoso uso di missili per bombardamento.

È l’Onu? Pensa che dovrebbe e potrebbe avere un ruolo in questa situazione? Se sì, quale?
Nessun ruolo efficace, perché la Russia fa parte del Consiglio di sicurezza e dunque l’Onu può solo approvare mozioni in assemblea.

Il presidente Zelensky ha più volte ripetuto che questa guerra non riguarda solo l’Ucraina ma l’Europa tutta perché Putin non si fermerà all’Ucraina. Il cancelliere tedesco Scholz, dopo aver compiuto una storica svolta nella politica militare tedesca, iniziando a reinvestire massicciamente nella difesa, ha dichiarato che la Germania sta valutando la possibilità di dotarsi del sistema antimissile israeliano Iron Dome. La paura si sta insomma di nuovo diffondendo in Europa. Ritiene plausibile uno scenario in cui Putin attacchi davvero anche altri Paesi ai suoi confini dopo l’Ucraina? Cosa dobbiamo aspettarci?
Era impensabile l’invasione dell’Ucraina, potrebbe perciò allargarsi, se non contrastata, alla Moldavia. Di fatto l’Europa è diventata la vasta retrovia dell’Ucraina, la sua sorte politica coincide. Capolavoro capovolto di Putin è l’armamento della Germania, la discesa in campo dell’Europa intera con le ritorsioni economiche che danneggiano anche le nostre economie, il ritorno allo spauracchio novecentesco della guerra nucleare. Mi aspetto la fine della guerra in poche settimane, il ritiro delle truppe russe, la contropartita di una specie di annessione del Donbass.

CREDIT FOTO: ANSA/MASSIMO PERCOSSI



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