Femminicidi, il PD di Schlein è unito: “Il Governo ha raccolto il testimone del nostro lavoro, ma non basta”

Dopo il disegno di legge presentato dal governo Meloni sul contrasto ai femminicidi, il Partito democratico si è compattato per rivendicare in una conferenza stampa tutto il lavoro svolto in questi anni e raccolto in buona parte dal governo. Un buon punto di partenza che non basta, bisogna lavorare su educazione e prevenzione, oltre che sull'emancipazione economica delle donne.

Federica D'Alessio

“Siamo contente che il Governo abbia raccolto il lavoro svolto dalla commissione Femminicidio della scorsa legislatura, alla quale il PD ha dato contributo fondamentale. E constatato il loro approccio, riconosciamo che molte proposte contenute nel loro disegno di legge presentato ieri sera sono positive. Tuttavia manca un pezzo imprescindibile: le risorse”. Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha esordito così in una conferenza stampa che è innanzitutto un’espressione di convergenza interna al partito, testimoniata interamente al femminile: insieme a lei la senatrice Valeria Valente, la portavoce della Conferenza delle Democratiche Cecilia D’Elia, e Sara Ferrari dell’Ufficio di Presidenza del gruppo PD alla Camera. “Le risorse economiche sono il punto principale di qualsivoglia politica di contrasto si intenda intraprendere in modo serio: indispensabili per la formazione e la specializzazione degli operatori a tutti i livelli. La vera sfida è rispondere alla dimensione strutturale della violenza contro le donne, perché in una società patriarcale come la nostra l’esigenza di fondo è quella di aggredire un fenomeno, non di affrontare un’emergenza”. Per questo, educare gli operatori di polizia e giudiziari, affinché credano alle donne quando denunciano violenza. Ed educare fin da giovani e giovanissimi alle differenze. Adoperando le indispensabili competenze delle associazioni di donne e dei centri antiviolenza gestiti da donne per le donne.

“Si chiamano femminicidi per il contesto in cui avvengono, e per i motivi per cui avvengono. Il tema è la società patriarcale e una cultura dominante che non va ancora nella direzione di rispettare la libertà delle donne”, ha sottolineato Cecilia D’Elia. “Mettiamo perciò in campo politiche globali che si parlino fra loro, come chiede di fare la Convenzione di Istanbul, che ratificammo in Italia all’unanimità nel 2013” e che tuttavia i rappresentanti di Lega e Fratelli d’Italia non hanno votato quando si è trattato di ratificarla, di recente, al Parlamento europeo. D’Elia ha ricordato come il PD abbia depositato di recente numerose proposte di legge sul contrasto alla violenza, e in particolare sull’educazione all’affettività, al rispetto e alle differenze. “Ci sono già oggi tante realtà impegnate in questo, tante scuole anche, ma è un impegno che vive sulla sensibilità delle singole persone, non viene promosso dallo Stato. E le leggi non sono comunque sufficienti. Abbiamo una legge sulle statistiche in tema di violenza di genere: siamo ancora, da oltre otto mesi, in attesa dei decreti attuativi.”

La legge sulle statistiche in tema di violenza di genere era stata salutata con grande favore a suo tempo dalle realtà impegnate contro la violenza perché permette di individuare i cosiddetti “reati-spia” – sulla cui importanza torna anche il disegno di legge del Governo –, indagare cioè su tutto ciò che precede l’assassinio e che, se correttamente interpretato, consente di evitarlo. Un elemento importante anche per costruire maggiore consapevolezza sulla realtà diffusa della violenza maschile, che si manifesta in moltissime forme prima di arrivare all’uccisione. Forme per riconoscere le quali “servono i saperi dei centri antiviolenza”, sul finanziamento dei quali pure al PD hanno presentato tempo fa una proposta di legge. Insomma da parte dei democratici, come ha sottolineato anche la deputata Sara Ferrari, massima convergenza su qualsiasi iniziativa possa essere presa per affrontare il problema. “Proprio perché condividiamo la proposta di legge del Governo, condividiamo che abbiano optato per un rafforzamento degli strumenti cautelari e per la loro maggiore tempestività, siamo spiaciuti che appena due giorni fa, all’interno del Decreto legge sulla Pubblica Amministrazione abbiano bocciato un Ordine del Giorno che chiedeva di sostenere la formazione antiviolenza degli operatori.  Ma non ci arrendiamo, offriamo alla maggioranza la nostra disponibilità e li richiamiamo agli impegni che loro stessi avevano approvato all’unanimità, alla Camera, in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne.”

Per la  senatrice Valeria Valente, ex Presidente della commissione Femminicidio del Senato nella scorsa legislatura – quella di questa legislatura, che si era deciso fosse bicamerale, non si è ancora insediata – che ha portato a 13 relazioni con diversi e dettagliati focus sul fenomeno, “bisogna riconoscere con onestà intellettuale che il governo Meloni ha dimostrato umiltà procedendo, per il provvedimento contro la violenza che hanno presentato, lungo il tracciato del lavoro della nostra Commissione – forse anche facilitato dal fatto che abbiamo sempre approvato all’unanimità le nostre relazioni – e le proposte di legge effettuate durante la legislatura precedente, con una chiarezza di idee e di intenti che ci ha sempre contraddistinto e che mi fa essere fiera del mio PD. Tuttavia, con altrettanto rigore intellettuale specifichiamo che migliorare un impianto normativo non basta se non siamo pronti a cambiare la cultura di chi quella violenza la deve sventare: bisogna saper riconoscere la violenza, bisogna saper non rubricarla a conflitto come oggi avviene spesso nei Tribunali o da parte degli organi di polizia, bisogna saperne leggere gli indizi. Le misure cautelari e di prevenzione sono importanti per intervenire prima dell’escalation della violenza. Le percosse sono un reato in sé ma sono anche un reato-spia di qualcosa di più grave che può avvenire. E bisogna intercettare tutto questo in tempo utile”. Bene perciò per Valente l’adozione del braccialetto elettronico automatico con obbligo di 500 metri di distanza cautelare: “l’avevamo chiesto, speriamo non si usino possibili escamotage dentro la norma tali per cui un Pubblico Ministero o un Ufficiale di polizia possano dichiarare che non esistono le condizioni per usarlo.” Altrettanto la norma d’urgenza per valutare le richieste di misure cautelari secondo Valente è “ancora troppo lenta”. Saranno a disposizione trenta giorni dall’iscrizione della persona indagata nell’apposito registro per valutare se richiedere l’applicazione delle misure cautelari, più altri trenta a discrezione. “Sono troppi per una misura cautelare che si vuole urgente. Ma sappiamo che il sistema della giustizia non ce la fa, e per questo, come stiamo dicendo, servono le risorse”.

Nonostante le convergenze, il vero punto di distanza fra la politica antiviolenza del governo Meloni e quelle sostenute dal Partito democratico riguarda, come ha sottolineato di nuovo Schlein, la dimensione strutturale del fenomeno e in particolare la stretta connessione fra la violenza sulle donne e la subordinazione economica delle stesse. “Tra i motivi che ci hanno portato e ci portano a fare una dura opposizione al Decreto lavoro c’è l’indebolimento e la quasi cancellazione dell’unico strumento di sostegno al reddito – il reddito di cittadinanza – che inevitabilmente limita le possibilità di emancipazione e dignità di tutte le persone fragili, e quindi delle donne particolarmente. Bisogna creare le condizioni per eliminare il dramma della disoccupazione femminile, che è la più bassa in Europa in alcune zone del nostro sud. Nella società patriarcale, come sappiamo, il carico di cura ricade tutto sulle donne e questo crea un circolo vizioso rispetto al loro accesso al mercato del lavoro. Servono perciò più investimenti su quegli strumenti che possono dare servizi che mancano: come i nidi, che fanno gravare tanto carico di cure sulla vita delle donne. Serve inoltre il congedo genitoriale paritario, per redistribuire il carico di cura all’interno delle famiglie. Serve liberare il tempo delle donne e sostenere la loro indipendenza e il Governo per ora non ha offerto nessuna risposta convincente su questo”.



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