Fermare la deriva verso la terza guerra mondiale. La scelta antifascista

Bisogna fare tutto il possibile per fermare l’escalation. L’esatto contrario di ciò che l’invio di armi all’Ucraina comporterebbe.

Giorgio Cremaschi

I bombardamenti di Putin e l’invasione militare in Ucraina sono un crimine, esattamente come tutte le guerre condotte dalla Nato negli ultimi trent’anni; come gli otto anni di bombardamenti sul Donbass e quelli periodici su Gaza. Onestà politica e morale vuole che solo coloro che condannano allo stesso modo e senza giustificazioni tutte queste guerre, possano essere considerati pacifisti. Io mi colloco tra questi e non tra coloro che invece scelgono tra una guerra e l’altra a seconda della situazione e delle convenienze.

Mi dispiace, a differenza di tante altre volte non sono proprio d’accordo con Paolo Flores d’Arcais. E non solo sulla sua scelta di schierarsi a favore dell’invio delle armi ai combattenti ucraini contro la Russia. Quanto sul fatto che egli considera astratte, utopistiche e in fondo complici di Putin tutte le obiezioni che vengono fatte nel nome del rischio di una guerra mondiale. Penso invece che astratto sia il modo di ragionare di Flores d’Arcais, e anche sostanzialmente reticente.

Voglio dire, se bisogna fermare a tutti i costi Putin bisogna dire con chiarezza che tra questi costi ci può essere anche la terza guerra mondiale. O crediamo che Putin e la Russia siano come l’Iraq di Saddam Hussein o la Libia di Gheddafi? No, vero? In ogni caso dobbiamo essere conseguenti alle premesse della scelta. Se è così ci sono solo due strade

La prima è l’escalation militare, partendo dalla no-fly zone, che porterebbe immediatamente allo scontro militare tra Russia e Nato, cioè alla guerra totale in Europa tanto per cominciare. Poi alla guerra nucleare. Questo, bisogna dirlo, è ciò che finora hanno chiesto davvero Zelensky e i governanti ucraini, per i quali l’invio di armi è stato solo la premessa di un ulteriore sostegno militare, che metta in conto anche la terza guerra mondiale.

Oppure bisogna puntare sulla linea caldeggiata dal Pentagono e enunciata brutalmente da Hillary Clinton. Cioè un Afghanistan in Europa, una guerra che duri dieci anni, che esaurisca la Russia e renda il resto d’Europa totalmente dipendente dagli Stati Uniti. Naturalmente al prezzo di centinaia di migliaia di morti ucraini e anche russi.

Sinceramente non credo che in Europa sia possibile oggi una guerra circoscritta di anni, anche se in Jugoslavia c’è stata. Penso che in realtà anche la seconda opzione, tragicamente minimalista, finirebbe per portare alla prima, cioè a un conflitto totale. In ogni caso queste sono le ipotesi in campo per chi sceglie di spedire armi.

Si è fatto il paragone con i partigiani, per cui noi che siamo contro l’invio di armi agli ucraini saremmo sostanzialmente nemici della Resistenza e non potremmo con onestà festeggiare il 25 aprile. Bene, qui però vedo una sostanziale mistificazione. I partigiani ricevevano armi dagli alleati che combattevano la seconda guerra mondiale. Quindi voi che dichiarate che bisogna armare la resistenza ucraina dovete essere disposti alla guerra totale per sostenerla. Altrimenti, come vi ha detto lo stesso Zelensky, volete che siano solo gli ucraini a morire per tutti.

Noi non siamo anime belle che vivono in un mondo che non c’è. Noi siamo assolutamente realisti e crediamo nella sola soluzione veramente alternativa alla terza guerra mondiale. Un COMPROMESSO, sì un compromesso, di pace che fermi subito le armi. Con la salvaguardia dei diritti dei popoli dell’Ucraina, del Donbass e della Crimea. Anche con altri referendum sull’autodeterminazione sotto controllo di osservatori neutrali. Con la ritirata della Nato verso ovest e della Russia nei suoi confini. Con il disarmo nucleare in Europa e infine con lo scioglimento della Nato, nel quadro di un accordo di pace multilaterale, che parta dalla rinuncia a ogni intervento militare all’estero.

Utopie? Ma vi rendete conto che fino a pochi giorni fa tutti pensavamo che per fermare il disastro ambientale fosse indispensabile una strategia globale di cambiamento del modello di sviluppo, con misure radicali qui e ora? Non vi pare significativo che ora le necessità della guerra impongano l’abbandono di ogni cautela ambientale? Capite che se non si bandisce la guerra non c’è futuro?

Se non si vuole essere vittime dei deliri dannunziani della propaganda bellicista che dilaga, bisogna prendere atto che la guerra e le strategie di guerra oggi, nel 2022, sono il male e che bisogna fare tutto il possibile per fermare l’escalation verso la catastrofe dell’umanità e del pianeta. E questo percorso è possibile se entrano in campo la Cina e altri Paesi terzi, se si fa capire all’Ucraina e alla Russia, dai rispettivi vicini, che la guerra deve essere fermata e che in ogni caso non sarà più alimentata.

Nessuno Stato, nessuna alleanza militare ha il diritto di decidere chi sono i buoni e i cattivi e magari di sostenere i propri buoni con le armi e la guerra. Le guerre umanitarie della Nato per la democrazia e quella della Russia per la denazificazione dell’Ucraina hanno lo stesso segno e sono tutte inaccettabili allo stesso modo. E anche le sanzioni sono guerra, soprattutto se decise unilateralmente e senza alcuna legalità internazionale. Le sanzioni sono una guerra economica e sociale il cui costo è pagato solo dalle persone normali, non certo da ricchi e potenti che se la cavano sempre. E le sanzioni ai musicisti, agli atleti disabili, agli studenti e agli scienziati, che oggi colpiscono i russi e che arrivano persino a Dostoevskij e ai gatti, sono un effetto stupido e ignobile della guerra.

Si parla tanto di storia e si fa spesso riferimento alla seconda guerra mondiale, alla lotta armata al nazifascismo. Ma se c’è un riferimento storico utile oggi è il 1914, quando improvvisamente l’Europa fu trascinata in guerra da nazionalismi e interventismi, ognuno dei quali accusava di collusione con il nemico chi nel proprio Paese si opponeva alla guerra. Oggi sento più forte che mai il debito e l’ammirazione per quelle piccole minoranze socialiste che, sfidando la prigione e la morte, si opposero nei loro Paesi alla guerra dei loro Paesi. Costoro sono i veri padri e le vere madri dei resistenti antifascisti della seconda guerra mondiale.

Ma se proprio di storia dobbiamo parlare allora guardiamo alla storia più recente.

Fu Norberto Bobbio nel 1991 a sostenere il principio della guerra giusta. Saddam Hussein aveva invaso il Kuwait e si preparava la prima guerra contro l’Iraq. La tesi di fondo di allora era che il dittatore di Baghdad fosse il nuovo Hitler, che si sarebbe dovuto fermare in tempo, prima che diventasse troppo potente.

Ecco, se guardiamo a questi ultimi trent’anni di storia e guerre vediamo che proprio la teoria della guerra giusta contro i nuovi Hitler, sostenuta anche da Bobbio, si è rivelata totalmente fallace. Anziché fermare i nuovi dittatori, che sono spuntati come funghi, si è prolungata e diffusa la guerra. Oggi l’Europa deve accogliere i milioni di profughi ucraini, mentre continua a respingere gli altri milioni, magari di pelle più scura, che fuggono dalle sue guerre.

L’effetto domino c’è stato, ma non quello temuto da Bobbio. C’è stato invece il dilagare della guerra e una crisi sempre più evidente del diritto internazionale e della democrazia. L’esatto contrario di ciò che auspicavano i sostenitori della guerra “giusta”.

Sì, io sono assolutamente convinto che se nel 1991, invece che fare la guerra a Saddam, si fosse scelta la via del negoziato e del compromesso oggi vivremmo in un mondo migliore. Invece si è scelta la via dell’intervento militare e oggi con la stessa logica sbagliata di allora, senza aver imparato niente, rischiamo il conflitto nucleare.

Per tutto questo sono contrario ad alimentare la guerra con la guerra, come invece fa chi sostiene l’invio di armi all’Ucraina. Usiamo le risorse spese per le armi, e anche molte di più, per assicurare protezione, dignità e futuro alle popolazioni civili. Ci vuole un gigantesco intervento umanitario. Spendiamo una marea di soldi per la pace e fermiamo la deriva verso la terza guerra mondiale. Questa per me è la scelta antifascista.

Credit foto: Roma, 7 marzo 2022. ANSA/CLAUDIO PERI



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