“Fora Bolsonaro!”: alla fine solo Salvini accoglie il presidente del Brasile

Scontri in piazza a Padova per l’arrivo di Bolsonaro dopo le contestazioni degli antifascisti alla cerimonia per il conferimento della cittadinanza onoraria ad Anguillara Veneta. Alla fine, l’unica accoglienza “da presidente” gli è stata offerta dalla Lega di Salvini.

Daniele Nalbone

In Italia per partecipare al G20, il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, nella giornata di lunedì 1° novembre è partito da Roma alla volta del Veneto, prima per andare a visitare il comune di Anguillara Veneta e ricevere la cittadinanza onoraria del paesino da cui emigrarono i nonni, poi per recarsi a Padova per una preghiera nella basilica di Sant’Antonio.
Bolsonaro sperava e pensava di essere accolto con tutti gli onori del caso, ma così non è stato. Ad Anguillara Veneta il piccolo drappello di consiglieri comunali, ovviamente leghisti, capeggiati dalla sindaca Alessandra Buoso, con tanto di canzoni brasiliane e bandiere verdeoro, è passato in secondo piano rispetto al presidio di oltre duecento persone organizzato da diversi cittadini, Anpi, Cgil e forze politiche del centrosinistra.
“La cittadinanza a Jair Bolsonaro è un atto assolutamente inopportuno” ha spiegato Antonio Spada, consigliere comunale dell’opposizione “perché le posizioni di Bolsonaro non rispecchiano i valori della nostra Costituzione. Non condividiamo quello che pensa degli omosessuali, delle donne, dell’Amazzonia, una terra che deve rimanere un bene di tutti”.
Niente accoglienza, quindi, davanti al Comune il cui ingresso è stato imbrattato nella notte del 29 ottobre con la scritta “Fora Bolsonaro”, ma una sorta di ricevimento privato a Villa Arca del Santo. Qualche frase retorica sui nonni partiti in cerca di fortuna, il tentativo di fregiarsi del sostegno popolare di cui godrebbe tra i brasiliani, per poi lasciare spazio alle parole della sindaca che – non è chiaro cosa c’entri – ha rimarcato come la decisione di conferire la cittadinanza onoraria al presidente del Brasile arrivi dal “mio spirito libero e cristiano”.

Terminata la cerimonia, Bolsonaro ha trovato un altro migliaio di persone ad “accoglierlo”, stavolta a Padova. Niente canzoni brasiliane, niente bandiere verderoro, però. In piazza c’erano attivisti e militanti del centro sociale Pedro, di Adl Cobas e di diverse realtà venete che hanno definito “la presenza di Bolsonaro un insulto alla città”. Anche qui, lo slogan più gettonato è stato “Fora Bolsonaro!”.
Così Padova da passerella per il presidente brasiliano è stata trasformata in un una città blindata, con tanto di cariche da parte delle forze dell’ordine in assetto antisommossa concluse con l’uso di idranti contro il corteo che puntava a raggiungere la basilica di Sant’Antonio “per dire a Bolsonaro – come si legge in questa cronaca di Globalproject.info – che a Padova non c’è spazio per le sue posizioni omofobe, fasciste e razziste”.
“Di fronte alla presenza di un capo di stato come Bolsonaro” denunciano gli attivisti, “lo stato italiano si è schierato a difesa di posizioni fasciste reprimendo il dissenso della città. Nel corso delle cariche, una ragazza è stata fermata, per poi essere liberata in serata, e ci sono stati diversi feriti”. Risultato: la visita ufficiale di Bolsonaro è stata annullata e il presidente è riuscito a entrare nella basilica ormai chiusa al pubblico solo intorno alle 20.30 e da un ingresso secondario.

“Abbiamo respinto Bolsonaro” spiegano gli attivisti “non solo per le sue idee, ma per quello che rappresenta il suo governo. Nei suoi quasi tre anni di presidenza si è contraddistinto per aver demolito qualsiasi (timido) avanzamento nel campo dei diritti civili e sociali che c’era stato in Brasile; per aver bloccato la restituzione delle terre alle popolazioni indigene; per aver condotto una guerra di bassa intensità contro indigeni, femministe, attivisti sociali; per aver favorito l’aumento della violenza estrattivista in tutto in Paese, in particolare in Amazzonia”. E poi “per la gestione negazionista e criminale della pandemia, per la quale è stato accusato di crimini contro l’umanità da una commissione d’inchiesta parlamentare che si è appellata all’ONU: il Paese sudamericano è secondo al mondo per numero di morti da Covid (oltre 600 mila), che si sono concentrati nelle fasce più povere e razzializzate della popolazione”.
A queste motivazioni si aggiungono quelle che hanno portato in piazza Non Una di Meno – “per ricordare Marielle Franco, attivista nera indigena” per il cui omicidio Bolsonaro è considerato dai movimenti una sorta di “mandante” – e Open Your Borders – “Bolsonaro rappresenta la visione del mondo elitaria, classista, razzista a cui noi ci opponiamo fermamente, come ha anche dimostrato con i suoi ripetuti attacchi ai popoli indigeni” –.

Alla fine, quindi, l’unica vera “accoglienza da presidente” a Bolsonaro è stata offerta – ovviamente – da Matteo Salvini in quel di Pistoia nella giornata del 2 novembre. Il leader della Lega ha raggiunto il presidente del Brasile in Toscana e insieme hanno visitato il monumento che ricorda i soldati brasiliani caduti per la Liberazione dell’Italia nella Seconda Guerra mondiale. Qui Salvini ha portato le scuse a Bolsonaro “per le polemiche incredibili”. “Polemiche”, per dirla alla Salvini, che sono state però aizzate anche dalla Diocesi cimiteriale di San Rocco (Pistoia): “Ricordiamo che la commemorazione dei defunti è una particolare opera di misericordia dei cristiani e non può né deve essere oggetto di odiose strumentalizzazioni da parte di qualsiasi parte politica”. E magari Salvini, prima di parlare di “polemiche”, dovrebbe farsi una chiacchierata anche con i suoi alleati, visto che il sindaco di Pistoia, Alessandro Tomasi, pur eletto con FdI non ha partecipato all’evento mentre da Forza Italia, come riporta il quotidiano la Repubblica, si è alzato un coro unanime contro il leader della Lega: “Assurdo questo show accanto al campione del populismo e del negazionismo mondiale”.

 

credit foto EPA/FEDERICO SCOPPA LEGA NORD PRESS OFFICE; ANSA / Tommaso Moretto



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