Francia: l’aborto entra in Costituzione

Il Parlamento francese ha approvato l’inserimento del diritto di aborto in Costituzione.

Redazione

Il Parlamento francese ha approvato l’inserimento del diritto di aborto in Costituzione. Sul totale dei 925 parlamentari aventi diritto, ad esprimersi per la revisione costituzionale sono stati 852: i voti a favore sono stati 780, i contrari 72. La maggioranza necessaria per modificare la Costituzione, quella dei tre quinti del Parlamento, è stata ampiamente raggiunta. Riproponiamo qui di seguito l’articolo di Checchino Antonini scritto in occasione dell’approvazione in Senato, il 28 febbraio scorso.

Il Senato francese approva l’inserimento dell’aborto in Costituzione di Checchino Antonini

Il Senato francese ha detto sì all’inserimento del diritto di aborto in Costituzione. Si tratta di una decisione storica. Per il voto finale, il presidente Emmanuel Macron ha annunciato che convocherà il Parlamento in seduta comune il 4 marzo. La sfida è ora quella di trovare una maggioranza di tre quinti che approvi la legge. La battaglia politica affinché la Francia diventi il primo Paese al mondo a prevedere il diritto di aborto nella sua legge fondamentale non è dunque finita.
“Le lacrime sono scese, ma anche lo champagne”, scrive il sito d’inchiesta Mediapart. Da parte sua Libération ricorda che la gauche si era scontrata per ben tre volte con un muro oscurantista su proposte di legge simili presentate tra il 2017 e il 2019. L’inversione di tendenza è iniziata nel giugno del 2022, quando la Corte suprema statunitense ha rovesciato la sentenza Roe v. Wade che aveva garantito il diritto all’aborto a livello federale dal 1973. La notizia era stata una doccia fredda e la macronista Aurore Bergé aveva esortato le sue truppe a votare il testo presentato nel 2022 dall’insoumise Mathilde Panot.
Non c’era però alcun indizio che il 28 febbraio scorso la Camera alta transalpina, dominata dalla destra e dal centro, avrebbe votato a favore del disegno di legge che aggiunge all’articolo 34 la seguente formulazione: “La legge determina le condizioni in cui si esercita la libertà garantita alla donna di ricorrere all’interruzione volontaria della gravidanza”. Eppure così è stato e il Senato ha fatto un passo senza precedenti verso l’inserimento del diritto di aborto nella legge fondamentale, respingendo 214 voti a 104 l’emendamento di Philippe Bas (Les Républicains), che proponeva una riscrittura del testo.
I gruppi comunista, socialista ed ecologista hanno votato tutti a favore. “Era tempo di essere al passo con la nostra storia, di reagire. Oggi le donne polacche, ungheresi, americane, iraniane e argentine guardano alla Francia con ammirazione”, ha commentato l’ecologista Mélanie Vogel, apparsa davanti alla stampa piangendo di gioia tra le braccia dei suoi colleghi deputati che erano venuti a festeggiare questa “straordinaria vittoria” con decine di attiviste femministe. “Quando abbiamo iniziato a lavorare in questa direzione, tutti ci dicevano che sarebbe stato impossibile”, ha detto Vogel, che ha lavorato al testo in Senato per un anno: “In un momento in cui le forze reazionarie stanno guadagnando terreno, abbiamo aperto la strada. Sono sicura che altre donne inizieranno battaglie simili in altri Paesi europei!”.
Il testo era stato approvato lo scorso 30 gennaio da più di 500 membri dell’Assemblea Nazionale: la trentina di voti contrari proveniva dalle fila dell’estrema destra e dei Républicains (LR), tra le quali alcuni parlamentari non hanno esitato a opporsi del tutto al diritto all’aborto.
Al Senato, invece, contro ogni aspettativa, solo 50 membri eletti, la maggior parte dei quali appartenenti al partito LR, hanno votato contro il testo. Si tratta di una forte battuta d’arresto per il partito fondato da Nicolas Sarkozy e in nome del quale Gérard Larcher e Bruno Retailleau negli ultimi mesi hanno ripetutamente dichiarato di essere contrari alla costituzionalizzazione dell’aborto.
Per convincere chi ancora riteneva che non fosse necessario costituzionalizzare un diritto dato ormai per acquisito, la senatrice centrista dell’Union des démocrates et indépendants Dominique Vérien ha sintetizzato: “Se tutto questo è solo simbolico, votate, non abbiamo nulla da perdere; se pensate che protegga un po’ di più le donne, votate, abbiamo tutto da guadagnare!”.
A lavorare in favore di questo risultato sono state anche la petizione firmata da più di 100.000 persone, la campagna di mail bombing che chiedeva di votare a favore del testo, la pressione delle donne dell’entourage del partito nonché un sondaggio secondo cui l’86% dei francesi considera utile questa modifica al testo costituzionale.
Per mesi c’era stata una febbrile incertezza sull’atteggiamento che avrebbe assunto il Senato, tradizionalmente più conservatore dell’Assemblea nazionale. Molti temevano anche che la destra di LR avrebbe fatto pagare a Emmanuel Macron il disfacimento della legge sull’immigrazione da parte del Consiglio costituzionale, approvata ma poi in gran parte smantellata dalla Cassazione francese.
Negli ultimi giorni, un intenso lavoro di lobbying è stato svolto dietro le quinte dalla sinistra e dal campo del presidente. Il punto chiave era la stesura del testo. Affinché il Parlamento in seduta comune ratifichi la legge, il Senato e l’Assemblea Nazionale devono “votare in conformità”: non una virgola deve differire tra i testi votati dalle due camere. Il gruppo LR ha presentato però due emendamenti per modificare il testo: uno per offrire una clausola di coscienza agli operatori sanitari; l’altro per eliminare il termine “libertà garantita” di accesso all’aborto sostituendolo solo con la parola libertà.
Philippe Bas, ex consigliere di Simone Veil, ha criticato questo “strano concetto”, che implicherebbe che “ci sono libertà e diritti che sono garantiti e altri che non lo sono”. “Abbiamo aggiunto ‘garantito’, perché si tratta di una libertà che richiede l’intervento di una terza parte”, ha spiegato la senatrice del PS Marie-Pierre de la Gontrie: “Questo termine permette di garantire che lo Stato non elimini i meccanismi che impediscono l’accesso all’aborto”.
I due emendamenti sono stati respinti, anche da una parte del gruppo di sarkozysti.
La gauche può essere orgogliosa di aver lottato tanto per ottenere questo risultato. Nel 2017, l’allora senatrice comunista Laurence Cohen (che mercoledì sera ha assistito ai dibattiti dalla tribuna) aveva presentato un primo testo in questa direzione. Durante i primi cinque anni di mandato di Emmanuel Macron, tuttavia, la maggioranza aveva giudicato “inutile” l’analogo disegno di legge del senatore socialista Luc Carvounas, finito in un cassetto. “Non c’è bisogno di brandire timori su ciò che accade in altri Paesi per credere che questo diritto sia minacciato nel nostro”, aveva detto all’epoca Yaël Braun-Pivet, ora presidente dell’Assemblea nazionale.
Stavolta ci sono voluti 18 mesi perché il progetto di legge costituzionale raggiungesse la fase di lettura e a non farlo restare lettera morta hanno contribuito moltissimo singole personalità e associazioni femministe.
“Basta con i fabbricanti di angeli, basta con le grucce, basta con gli aghi, basta con le donne morte”, ha detto, parlando dalla tribuna, Mélanie Vogel: “Diciamo alle nostre figlie, alle nostre nipoti e alle loro amiche: ora e per sempre siete libere”.

Credit foto: ANSA © Vincent Isore/IP3 via ZUMA Press



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