La Francia al voto: un test per Macron, una speranza per la sinistra

Il 12 e 19 giugno gli elettori francesi saranno chiamati al voto per le Legislative per eleggere i 577 deputati dell'Assemblea Nazionale. Un test che preoccupa il presidente Macron.

Simone Martuscelli

“Il voto per la coalizione di sinistra alle Legislative è diventato un voto strategico per riequilibrare il potere”: a dirlo, secondo la rivista Le Canard Enchainé, non è un militante della sinistra, bensì il neoministro ai rapporti con il Parlamento Olivier Véran, macroniano della prima ora. Una frase che spiega bene le preoccupazioni del partito del Presidente in vista del primo turno delle elezioni di domenica: il primo passo per fornire a Macron una maggioranza che gli permetta di governare per i prossimi cinque anni.

Per il Presidente rieletto, le prime settimane del secondo mandato non sono state caratterizzate da particolari scossoni. La decisione più importante è stata sicuramente la nomina del nuovo governo: la scelta per il ruolo di prima ministra è ricaduta su Élisabeth Borne, precedentemente incaricata ai Trasporti, alla Transizione ecologica e infine al Lavoro e seconda donna a ricoprire la carica trent’anni dopo Édith Cresson. Il resto della squadra di governo vede poche sorprese (una di queste è la delega all’istruzione per lo storico Pap Ndiaye) e molte riconferme, tra cui alcune aspramente criticate: come quella di Gerald Darmanin come ministro dell’Interno.

Ciò che ora agita le notti di Macron, tuttavia, è lo spettro della coabitazione: ovvero la possibilità che il partito del Presidente non abbia la maggioranza all’Assemblea Nazionale, e debba quindi convivere con un Primo ministro di un altro colore politico. Un’eventualità verificatasi tre volte in Francia: la prima, tra il 1986 e il 1988, con Mitterrand presidente e Chirac primo ministro; l’ultima, tra il 1997 e il 2002, con Chirac presidente e Jospin primo ministro. I sondaggi, in realtà, dicono che si tratta di un’ipotesi non così probabile: secondo l’ultima rilevazione Ifop, benché la coalizione di sinistra sia in vantaggio in termini di voti assoluti rispetto ad Ensemble!, il blocco macroniano (26%-25%), il meccanismo del doppio turno dovrebbe garantire al Presidente tra 250 e 290 seggi, molto vicini alla quota della maggioranza assoluta (289). Inoltre, se la maggioranza dovesse essere mancata di poco, resta percorribile la pista di un’alleanza con la coalizione di centrodestra che ruota intorno ai gollisti di Les Républicains, accreditata ad oggi di 40-55 seggi.

Ma la principale sfida alla Macronie, stavolta, viene da sinistra. Ad inizio maggio i principali partiti dell’area progressista hanno annunciato la nascita della NUPES: la Nouvelle Union Populaire Écologique et Sociale. Una coalizione che comprende, tra gli altri, La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, gli ecologisti di Europe Écologie Les Verts, il Parti Socialiste e il Parti Communiste. Un’unione della sinistra insperata alla vigilia, ma che se non altro ha rinvigorito un’area politica da tempo in crisi d’identità.

Ad oggi la NUPES, secondo il sondaggio di Ifop, raccoglierebbe tra i 195 e i 230 seggi. Non abbastanza, in effetti, per permettere a Mélenchon di realizzare l’obiettivo dichiarato della coalizione, ovvero eleggerlo Primo ministro. Ma una tale affermazione imporrebbe con forza all’Assemblea Nazionale un’agenda per la verità piuttosto radicale: tra le 650 proposte del programma elettorale è possibile trovare l’aumento del salario minimo a 1400 euro netti, l’abbassamento dell’età pensionabile a 60 anni e una riforma istituzionale che porti la Francia nella “sesta repubblica”, ad esempio attraverso il passaggio al sistema proporzionale.

In più, le speranze della sinistra restano aggrappate proprio ad un sistema elettorale che rende particolarmente azzardato fare pronostici alla vigilia. Come afferma a FranceInfo il direttore dell’istituto Ipsos Mathieu Gallard, la ripartizione dei seggi è infatti influenzata da troppe variabili: in ognuno dei 577 collegi in cui è ripartita la Francia, accedono al ballottaggio del 19 giugno tutti i candidati che superano la soglia del 12,5%. Questo meccanismo può portare a ballottaggi a due, tre, quattro o anche cinque candidati; dando il là ad un valzer di alleanze a geometrie variabili a seconda delle particolari situazioni locali, per cui un discreto margine di errore resta da tenere in considerazione.

In ogni caso, ci sono dei duelli che possono essere particolarmente indicativi delle direzioni che prenderà il voto dei francesi. La rivista PublicSenat ha stilato una lista delle circoscrizioni da tenere d’occhio: i due collegi della Nièvre ad esempio, al centro del Paese, sono stati per tutto il ‘900 terra di conquista dei socialisti. Qui nel 2017 i candidati macroniani hanno avuto la meglio, ma alle ultime presidenziali il Rassemblement National di Marine Le Pen ha ottenuto un ottimo risultato. L’esito di questa circoscrizione potrebbe quindi diventare simbolico di un eventuale “voto punitivo” ai danni della coalizione presidenziale. In Occitania, inoltre, e in particolare nell’Hérault, le ambizioni della sinistra in un’area potenzialmente favorevole potrebbero subire una battuta d’arresto a causa dei candidati “dissidenti”, presentati dai socialisti contrari all’alleanza con il resto dell’area progressista. Delle crepe, nell’apparente unità ritrovata, che Macron spera di sfruttare a suo favore.

Credit Image: © Alexis Sciard/IP3 via ZUMA Press



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