Francia: lo scioccante rapporto sugli abusi sessuali da parte del clero

Dopo due anni e mezzo di lavoro, la Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa cattolica di Francia ha reso pubblici i risultati – scioccanti – della propria indagine. Il rapporto stima che, tra il 1950 e il 2020, 216.000 minori siano stati vittima di abusi sessuali da parte del clero.

Ingrid Colanicchia

Tre anni fa i vescovi cattolici di Francia hanno incaricato Jean-Marc Sauvé, ex vice-presidente del Consiglio di Stato, di presiedere una commissione di studio sugli abusi sessuali sui minori da parte del clero (e a questo scopo hanno investito tre milioni di euro). Il 5 ottobre, dopo due anni e mezzo di lavoro, la Commissione ha reso pubblici i risultati – scioccanti – della propria indagine: il rapporto stima che tra il 1950 e il 2020 216.000 minori siano stati vittima di abusi sessuali da parte di sacerdoti, diaconi, monaci e suore.

Allargando l’analisi a tutte le persone legate alla Chiesa (personale di scuole cattoliche, laici che forniscono servizi di catechismo o cappellania, animatori scout o di altri movimenti cattolici giovanili), il numero stimato delle vittime sale a 330.000 (ne consegue – sottolinea il rapporto – che più di un terzo delle aggressioni sessuali nella Chiesa cattolica sono state commesse non da chierici o religiosi, ma da laici).

La commissione ha cercato di collocare il fenomeno nel generale contesto sociale francese. Ne sono emerse due considerazioni. La prima è che violenze sessuali altrettanto massicce si sono verificate in tutta la società: il 14,5% delle donne e il 6,4% di uomini, cioè circa 5.500.000 persone, hanno subìto abusi sessuali quando erano minorenni. Tra questi, gli atti di violenza sessuale commessi da membri della Chiesa rappresentano poco meno del 4%. La seconda riguarda i vari ambienti di socializzazione dei bambini (famiglia, chiesa ma anche scuola, colonie, associazioni sportive o culturali…): se la stragrande maggioranza delle violenze sessuali contro i minori è stata perpetrata da familiari o amici (il 3,7% degli adulti francesi ha subìto abusi sessuali quando era minorenne da un familiare, il 2% da un amico di famiglia e l’1,8% da un amico o conoscente), tra gli altri ambienti di socializzazione a registrare le più alte percentuali di abusi sono quelli connessi alla Chiesa.

Il numero di chierici e religiosi abusatori tra il 1950 e il 2020 è stimato tra 2.900 e 3.200 ma si tratta di una approssimazione perché non tutti i casi di abuso sono emersi e non tutti sono stati oggetto di indagine. Presa per buona, attesterebbe la percentuale di chierici e religiosi abusatori tra il 2,5% e il 2,8% rispetto al totale. Una cifra inferiore – sottolinea il rapporto – rispetto ai dati pubblicati dalle commissioni che hanno compiuto analoghi studi in altri Paesi (dove questa cifra è risultata tra il 4,4 e il 7,5%), che comporterebbe un numero molto elevato di vittime per aggressore (ipotesi, secondo la commissione, assolutamente plausibile). In conclusione, date le difficoltà dovute al fatto che le ricerche sono state svolte principalmente su archivi, gli esperti concludono che in Francia una percentuale prossima al 3% possa costituire una pertinente base di comparazione con gli altri Paesi.

Per quanto riguarda il profilo delle vittime, la maggior parte è costituita da maschi preadolescenti, a differenza delle aggressioni sessuali perpetrate nella cerchia familiare, di cui sono oggetto prevalentemente ragazze: se è il 5,8% della popolazione femminile e l’1,5% della popolazione maschile ad aver subìto violenza sessuale da parte di un familiare, è al contrario lo 0,35% della popolazione femminile e l’1,3% della popolazione maschile ad aver subìto violenza sessuale da parte di un membro del clero. In sostanza, nella popolazione generale le vittime di abusi sessuali sono per il 75% femmine e per il 25% maschi, per quanto riguarda gli abusi perpetrati dal clero l’80% delle vittime sono maschi, il 20% femmine.

Insomma, quello consegnato ieri da Jean-Marc Sauvé nelle mani di mons. Éric de Moulins-Beaufort, presidente della Conferenza episcopale francese, e Véronique Margron, presidente della Conferenza dei religiosi e delle religiose di Francia (i due organismi che hanno dato mandato alla commissione di studiare il problema), è un vero e proprio macigno. Fisico (è costituito infatti da un cospicuo numero di volumi) e simbolico.

Un macigno che, denunciata la totale inadeguatezza delle misure adottate fino a oggi, contiene anche 45 raccomandazioni, che vanno dall’ascolto delle vittime al riconoscimento dei reati commessi, prescritti o meno, dalla riparazione del danno arrecato alla riforma del diritto canonico, fino alla formazione dei chierici. Insomma, la necessità di un radicale cambio di passo.

Chissà come l’ha presa il cardinale Philippe Barbarin, che nel marzo 2016, in occasione di una conferenza stampa sul caso di padre Bernard Preynat, si fece sfuggire dalle labbra: «Grazie a Dio, la maggior parte di questi crimini sono prescritti».

«Sono passati circa quattro anni da quando ho iniziato a scrivere questa lettera e finalmente sono riuscito a finirla», si legge in una delle testimonianze inviate alla commissione. «Ora mi rendo conto che questa è una lettera di denuncia, anche se so che l’abate *** non è più di questo mondo; anche se so per certo che non sarà mai processato per i suoi crimini, perché quelli sono crimini. L’unico giudizio che avrà potuto ricevere è quello di Dio ma, ai miei occhi, questo non basta: prima di ricevere il giudizio di Dio, avrebbe dovuto essere giudicato anche dalla giustizia umana».



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