Gestazione per altri: una proposta per smarcarsi

Nell'attuale dibattito sulla gpa la sinistra sembra di fronte a un dilemma: essere contro e rischiare di essere associati alla destra reazionaria di Meloni/Roccella, o essere a favore e rimanere schiacciati sulle posizioni della destra liberale? E se provassimo invece a smarcarci da questa tenaglia, rilanciando per esempio la battaglia per semplificare e ampliare le maglie dell’adozione?

Cinzia Sciuto

In politica il perché e il come contano spesso più del cosa. Il tema della gestazione per altri ne è un esempio lampante. La destra lo vuole rendere “reato universale” mettendo in carcere (tanto per cambiare) chi vi ricorre anche in Paesi dove è legale. Già il come – il carcere come soluzione a qualunque problema – è emblematico, ma ancora più interessante è indagare il perché di questa posizione. Come esistono tante sinistre, esistono anche tante destre. E se per la destra liberale la gpa è un contratto fra privati cittadini come altri, e anzi sarebbe un ottimo strumento per aumentare contemporaneamente la natalità e il pil (come anche la prostituzione), la destra reazionaria si oppone alla gpa (che chiama utero in affitto) in ossequio all’ideologia della famiglia “naturale” (leggi tradizionale, leggi patriarcale). Di fronte a questa posizione, il dilemma della sinistra è: essere contro la gpa e rischiare di essere associati a Meloni/Roccella, o essere a favore e finire dritti dritti fra le braccia della destra liberale?

Sarebbe bello se la sinistra riuscisse a smarcarsi da questa tenaglia, e ad articolare una posizione autonoma che parta da alcuni punti fermi: 1) Il corpo delle donne è stato da sempre a disposizione degli altri – del marito, del padre, della famiglia, della società, dello Stato, persino di altre donne – ed è stato da sempre oggetto di controllo, desiderio, esercizio del potere, strumento per realizzare desideri altrui; liberarlo da questa condizione di costante disponibilità è sempre stato l’obiettivo del movimento delle donne. 2) La maternità ha una componente materiale innegabile. Il che non vuol dire che si esaurisce nel portare in grembo un bambino, ovviamente. Ci sono madri (penso alle madri adottive) che non hanno portato in grembo il loro figlio e ci sono donne che hanno portato in grembo un bambino ma per mille motivi non se ne sono poi prese cura. Ma l’osservazione che la maternità non si esaurisce nella gestazione – nel legame fisico, corporeo, fra madre e figlio – non può condurre a negare qualunque significato a quel legame, come se esso fosse completamente irrilevante nella vita di chi partorisce e in quella di chi è partorito. 3) Una cosa è fare i conti con una realtà di fatto che si è creata dopo la nascita di un bambino (come è il caso dei figli adottivi), un’altra è che venga pianificato e programmato prima ancora del concepimento che il legame con la donna che partorirà quel bambino verrà spezzato. Le due situazioni sono incomparabili: nell’un caso infatti si cerca la soluzione migliore per una situazione che nessuno ha voluto, nell’altra si fa i conti con una precisa scelta di due adulti. 4) Le scelte dei genitori non possono ricadere sui figli, che hanno diritto a essere amati, accuditi e pienamente riconosciuti a prescindere da come sono stati messi al mondo. Per questo alle amiche femministe che guardano con simpatia all’idea del governo di rendere la gpa un reato universale perché, dicono, questo potrebbe rappresentare un disincentivo a ricorrervi kantianamente dico: non possiamo utilizzare un bambino come mezzo per raggiungere un fine, per quanto nobile possa essere questo fine.

Da queste quattro premesse potrebbe derivarne un approccio sfaccettato che, da un lato, riconosce l’estrema problematicità di questa pratica senza per questo criminalizzare tout court chi vi ricorre e, dall’altro, prova a percorrere strade alternative al diritto penale per disincentivare il ricorso alla gestazione per altri, per esempio rendendo l’accesso all’adozione molto più veloce e semplice per tutte le coppie, etero e omo, e per le persone single. Naturalmente non tutte le coppie che ricorrono alla gpa se potessero adotterebbero un bambino, specialmente quelle per le quali il legame genetico con i figli (che la gpa può garantire grazie alla donazione dei gameti da parte di uno entrambi i richiedenti) è centrale (e naturalmente qui si potrebbe ragionare molto su questo sbilanciamento fra l’importanza attribuita alla genetica e quella attribuita alla relazione corporea). Ma non c’è dubbio che attualmente una grande parte di coppie neanche prende in considerazione questo percorso o perché ne è escluso per legge (coppie omosessuali) o perché spaventate dalle difficoltà e dalle tempistiche. Invece di impelagarsi in una difesa della gpa in nome di una astratta libertà e per timore di essere schiacciati nell’angolo insieme ai reazionari, potrebbe valer la pena sfidare il governo su questo tema, lanciando una campagna per l’adozione libera per tutti. Una battaglia che certamente troverebbe anche molta più condivisione.

Foto Canva/Getty Images | Pj_joe



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