Giorgia, la neo-patriarca d’Italia

In seguito al femminicidio di Giulia Cecchettin, Giorgia Meloni ci ha tenuto a sottolineare, per escludere il suo governo dalle responsabilità politiche di questa vicenda, di essere molto distante dal cosiddetto sistema patriarcale. La sua idea di “matriarcato” del “Dio Patria Famiglia” non sembra tuttavia distanziarsi così radicalmente dal sistema strutturalmente maschilista nel quale viviamo.

Michele Martelli

Il femminicidio è un omicidio di Stato”, ed è il prodotto del “sistema patriarcale”, ha detto Elena Cecchettin in una lettera al «Corriere del Veneto» del 19 novembre 2023, dopo il feroce assassinio di sua sorella Giulia per mano del suo ex-fidanzato. Apriti cielo! La (ultra)destra politica e mass-mediatica ha reagito sia negando la particolare rilevanza statistica del fenomeno in Italia, come se fosse mera questione di numeri, ragionieristica, sia escludendo ogni responsabilità politica del governo in carica. Giorgia Meloni ha persino postato sul web una sua foto di famiglia (tutte donne!), per prevenire qualsiasi sospetto di patriarcalismo. Ma mescolando sfera privata e sfera pubblica, lo status personale di madre, figlia, sorella di Garbatella, con quello di neo-presidente del Consiglio. Così come è solita fare nella sua ingannevole strategia comunicativa appresa da Berlusconi («Una storia italiana»), di cui non è stata invano la più giovane ministra.
E infatti Meloni, l’eroina post-fascista e ultra-liberista, non fa che sovrapporre da tempo e confondere la sua biografia personale col programma di FdI, “SoyGiorgia, donna, madre e cristiana” con “Dio Patria Famiglia”; con cognati sorelle e amici di lunga militanza proiettati peraltro nelle più alte cariche di partito e istituzionali, senza testare capacità, onestà e competenze. In un miscuglio di evidenti contraddizioni tra privato e pubblico. Sei politicamente per la «Famiglia» tradizionale, religiosamente consacrata, ma vivi in privato in una famiglia che cristiana non è, perché costruita, almeno formalmente, al di fuori di riti e vincoli sacramentali. Tra l’altro, la famiglia tradizionale sta di fatto, a ragione o a torto, scomparendo, e la stessa biografia di Meloni ne è la prova (per non dire di quella dell’ex-Cavaliere forzitaliota o del fascio-leghista Salvini, il suo attuale competitor di Cd).
Ma quel tipo di famiglia non era forse patriarcale? “Patriarcale”, dal greco pater = padre e arché = origine, potere, comando. E “famiglia”, in latino familia, deriva a sua volta da famulus = servitore, domestico, all’incondizionato servizio del pater familias. Dunque una famiglia, quella patriarcale, originata dal padre-«padrone» (anch’esso derivato da pater), non dalla madre e dal grembo materno, e in cui il padre comanda, e madre e figli ubbidiscono, sottoposti al suo assoluto incontestabile potere, la famosa patria potestas. Laddove altri tipi di famiglia, omosessuali, transgender, unioni di fatto ecc. sono da escludere, ostracizzare, anatemizzare o reprimere con la violenza, anche di Stato. Difendere un tale modello di famiglia fino a inserirlo nel programma di partito (vedi le Tesi di Trieste di FdI) e di governo, non è patriarcalismo? E non fa di SoyGiorgia, in contraddizione col suo esser donna, la neo-patriarca d’Italia?
Analogo il discorso su Patria e derivati (patriota, patriottismo, patriottico, patrimonio, patrimoniale – oh quanto è ostile Giorgia alla patrimoniale!), la cui ovvia radice è pater = padre. Patria, tra l’altro, nella cultura greca e latina, significa razza, stirpe, discendenza alla cui origine c’è un pater capo fondatore. Quindi tutto si tiene. Tuttavia patria è anche parola nobile, in quanto espressione dei moti risorgimentali. Ma dal fascismo e post-fascismo declinata purtroppo in senso peggiorativo e nazionalistico. Ha dichiarato Meloni il 9 ottobre 2022, inequivocabilmente: “Amare la Patria significa amare la terra dei Padri”. In una storia, politica e cultura al femminile, avrebbe detto Matria (da mater = madre). Che questo termine ci sembri assurdo, improponibile anche foneticamente, sebbene costruito allo stesso modo di Patria, testimonia quanto sia ancora radicata in noi, e in Giorgia Meloni, l’influenza di millenni di patriarcato. La cui essenza bio-ideologica è il maschilismo, ovvero la pretesa della superiorità sessista dell’uomo sulla donna, che certa psicanalisi destrorsa e junghiana, accusa persino di “invidia del pene”, o di “complesso di Elettra”.
Se oggi il patriarcato in Italia, e in Europa, è in forte decadenza, in virtù di una serie di leggi emancipatrici della condizione femminile (diritto di voto attivo e passivo, divorzio, aborto, uso di anticoncezionali, nuovo diritto di famiglia, ecc.), il maschilismo è ancora in pieno vigore, se si registra un crimine di femminicidio ogni due o tre giorni. Una media statistica superata solo dai morti sul lavoro, circa mille all’anno, il che configura l’oppressione di genere come una forma particolare, relativa al rapporto uomo-donna, del sistema oppressivo e classista del capitalismo neoliberista, oggi dominante anche in Italia. E non è un caso che quelle leggi emancipatrici della condizione femminile, che contrastano con la disuguaglianza sfrenata cui oggi mette capo la bestia triumphans del neoliberismo, FdI e gli altri partiti di governo vorrebbero abolirle. Con un miserabile effetto di ritorno al vecchio patriarcato. E SoyGiorgia non è forse il capo (la capa suona male) di FdI e del governo? E dunque la neo-patriarca d’Italia?
E veniamo all’omicidio di Stato. In base al principio di monopolio statale della forza o violenza (Gewalt) legittima, di cui parla Max Weber, possiamo dire che nelle liberal-democrazie occidentali, come l’Italia, la violenza statale, poliziesca e giudiziaria, è legittima se esercitata a difesa dei diritti civili e costituzionali, inclusi quelli delle donne. Il femminicidio è un crimine che nasce dal rifiuto, dal non-riconoscimento dei diritti delle donne, della loro sicurezza, integrità, dignità, libertà e autonomia. Un governo liberal-democratico dovrebbe usare tutta la forza legittima di cui dispone non tanto per reprimere, il che va da sé, ma soprattutto per impedire e prevenire con ogni mezzo possibile, materiale e culturale, un siffatto crimine. Se non lo fa, non è senza responsabilità. Come il governo meloniano del Dio Patria Famiglia, in cui, detto tra parentesi, anche Dio è Dio Padre, anzi Padre-Padrone, che camicie nere e nostalgici del ventennio vedevano incarnato nel Dux nobis (grottesca scimmiottatura del liturgico Deus nobiscum)…
Ma finiamola qui, per carità di Dio, e di Patria!


CREDITI FOTO: ANSA

 



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