Abbandonare la nave che affonda: Conte tentato da un nuovo partito

Le difficoltà politiche e legali stanno portando Giuseppe Conte e i suoi fedelissimi a pensare sempre di più a un partito nuovo, lasciando affondare i 5 Stelle nelle loro battaglie legali.

Valerio Nicolosi

Abbandonare la nave che affonda e creare un partito proprio, ancorato al campo progressista e alleato del PD. Questa è la grande tentazione di Giuseppe Conte che in pochi giorni si è ritrovato dall’essere un potenziale “king maker” per il Quirinale a non avere più incarichi, nemmeno nel movimento del quale era presidente e che doveva guidare verso una nuova fase. I colpi bassi di Di Maio e della maggioranza dei parlamentari sul caso Belloni, la sospensione da parte del Tribunale di Napoli della sua nomina a presidente dei 5 Stelle, i diktat di Grillo che impone di stare “zitti” a dirigenti ed eletti, aggiungendo che “le sentenze si rispettano”, pesano su un leader che in questo momento elettoralmente vale più del movimento grillino, in particolare di Di Maio divenuto con il passare degli anni e dei governi quello che nella sua prima vita politica combatteva: casta, ceto politico.

In vista delle politiche del 2023 l’idea di Conte era quella di riportare i 5 Stelle a essere più di lotta e meno di governo: senza Di Maio, suo nemico giurato, e dentro il redivivo Di Battista. Idea valida anche per il piano B dell’avvocato pugliese nel caso in cui non si riescano a sistemare le cose in un affare giuridico e poco politico: la palla infatti ora passa agli avvocati di Grillo e a Lorenzo Borrè, avvocato che rappresenta gli attivisti 5 Stelle che hanno fatto ricorso contro il cambio di statuto e l’elezione di Conte a presidente del Movimento.

La sentenza è prevista tra un mese circa e intanto Grillo ha deciso di fare tutto in regola: tornare con il cappello in mano dall’ex sodale Casaleggio jr per chiedere la possibilità di utilizzare la piattaforma Rousseau per il voto ed eleggere un nuovo gruppo dirigente.

“Non si è mai visto che un partito venga azzerato da un tribunale, siamo alle comiche” commentano alcuni parlamentari del centrosinistra, teoricamente ancora alleati dei grillini ma che vorrebbero smarcarsi da un soggetto instabile che non trova pace tra correnti, liti e ricorsi. Il problema è la legge elettorale che in questo momento premia solo le alleanze e le coalizioni. “Dobbiamo tornare al proporzionale e misurarci sulle idee e le proposte, altrimenti saremo costretti ad alleanze con chiunque pur di vincere o almeno non perdere” aggiungono alcuni parlamentari del PD.

Proprio sul consenso elettorale si gioca una partita importante: quanto vale oggi il simbolo del Movimento 5 Stelle e quanto vale Conte? Fonti vicine all’ex premier dicono che un partito “contiano” varrebbe tra il 13 e il 15%, altri tra l’8 e il 10%. “Sicuramente più di Di Maio e dei 5 stelle” fanno sapere dei fedelissimi di Conte, soprattutto se riuscisse a tirarsi dietro Di Battista e l’ala “di lotta”.

A quel punto non è escluso che alcuni degli espulsi e dei fuoriusciti non aderiscano al nuovo soggetto, evidenziando sempre più la parabola grillina e facendo avverare una speranza di Carlo Calenda manifestata con un tweet che ha attirato molte critiche: “#cancelliamoli”.

(credit foto ANSA/ GIUSEPPE LAMI)



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