Guerra, pace, resistenza: dialogo fra Paolo Flores d’Arcais e Alessandro Gilioli

Il direttore di MicroMega Paolo Flores d’Arcais e quello di Radio Popolare Alessandro Gilioli si confrontano su “Guerra, pace, resistenza”.

Redazione

Il 22 novembre alle 20.30  il direttore di MicroMega Paolo Flores d’Arcais e quello di Radio Popolare Alessandro Gilioli si confrontano su “Guerra, pace, resistenza”. Il confronto andrà in onda su Radio popolare nella trasmissione “Quel che resta del giorno” e sarà trasmesso in streaming anche sulle pagine social di MicroMega.

Dallo scoppio della guerra in Ucraina la sinistra internazionale, non solo in questo Paese, si è divisa e aspramente fronteggiata, spesso anche fuoriuscendo dal perimetro del rispetto verso le idee di chi la pensa diversamente. La guerra mossa dall’imperialismo grande-russo nei confronti di un territorio esplicitamente ritenuto parte della propria sfera d’egemonia ha scompaginato aspettative, certezze e atteggiamenti diffusi, mettendo in crisi il pacifismo da molti anni abituato a confrontarsi con l’imperialismo a stelle e strisce ma non a fare i conti con altri soggetti alla ricerca dell’esercizio di un pari dominio sulle popolazioni. In questo quadro, MicroMega ha preso una posizione molto netta a fianco della resistenza del popolo ucraino che il direttore della rivista Paolo Flores d’Arcais ha motivato e spesso rilanciato in una lunga serie di editoriali e lettere dall’impatto forte nella comunità intellettuale italiana.

Il passaggio della grande manifestazione del 5 novembre scorso a Roma, con una società democratica che infine dopo tanti anni si è ritrovata in piazza per la pace accogliendo voci e toni diversi senza ostracismi né scomuniche, ha messo le premesse per una discussione migliore come nei giorni scorsi notava Germano Monti dalle nostre pagine. Con questo spirito, in un passaggio del suo editoriale “Pace e crimini, buona fede e logica” all’indomani del corteo, Paolo Flores d’Arcais scriveva :

“La manifestazione per la pace di sabato scorso 5 novembre, animata da Cgil, Acli, Anpi, Arci, Agesci, Comunità di Sant’Egidio, con forte sigillo della Confederazione Episcopale Italiana (la lettura dal palco di piazza San Giovanni della lettera del suo presidente, S.E Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, è stato un momento clou), è stata una grande, grandissima manifestazione. All’Esedra il primo striscione ha cominciato a muoversi verso le 13, alle 15 c’era ancora una notevole folla che non aveva potuto incolonnarsi. Una grande manifestazione, quasi gigantesca. Piena di entusiasmo, di buona volontà per la pace. Ma concretamente, al di là delle migliori intenzioni, per la pace o per la resa dell’Ucraina all’esercito di Putin, ai ceceni del boia Kadyrov,  ai mercenari di Evgenij Prigožin (milizie Wagner)? Rivolta a uno qualsiasi dei partecipanti, giovane o vecchio, donna o uomo, credente o miscredente, una tale domanda avrebbe prodotto solo stupore, incomprensione, o sarebbe stata considerata una provocazione. […] Se l’Occidente fornisse oggi tutte le armi che l’Ucraina chiede, missili a più lunga gittata ed aerei, la guerra finirebbe in poche settimane, migliaia di persone avrebbero un futuro di vita, che invece saranno spente per sempre. Ma sul punto di essere costretto a ritirarsi Putin userebbe l’atomica, dice la migliore buona fede del giovane pacifista e dell’anziano. Che anche in questa estrema giustificazione di una conclusione di resa dell’aggredito all’aggressore rinuncia all’uso della ragione.”

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