Crisi Ucraina, così il movimento per la pace sta provando a riorganizzarsi

Da "grande assente" al necessario ritorno. Questo l'obiettivo del percorso che si sta costruendo per arrivare a una mobilitazione per la pace nella giornata di sabato 26 febbraio contro i venti di guerra che arrivano dall'Europa Orientale. Intervista ad Alessandro Marescotti di Peacelink.

Daniele Nalbone

La CIA: “Mercoledì la Russia invaderà l’Ucraina. “E noi mercoledì che facciamo?”. A questa domanda Peacelink risponde con un incontro online che si terrà alle 21 del 16 febbraio “per organizzare iniziative di pace” e discutere su “come realizzare il piano di mobilitazione pacifista” messo nero su bianco e firmato (mentre scriviamo, ore 11 del 15 febbraio) da oltre cento associazioni e più di mille cittadini/attivisti.

Il movimento per la pace sta così provando a riorganizzarsi per provare a rimettere in piedi un percorso che sembrava ormai terminato, come hanno raccontato su MicroMega prima Alessandro Marescotti, presidente dell’associazione Peacelink, analizzando la crisi del pacifismo a sessant’anni dalla prima marcia Perugia-Assisi promossa da Aldo Capitini, e poi Giulio Marcon, fondatore della campagna Sbilanciamoci!, non appena esplosa la “questione Ucraina”.

Ed è proprio Alessandro Marescotti a spiegarci il tentativo di ricostruzione del movimento alla luce della crisi in Ucraina.

“Di fronte all’attuale crisi militare già da un mese stiamo facendo dei webinar in cui abbiamo invitato esperti e persone dell’ambito del movimento per la pace come Alex Zanotelli e Domenico Gallo”. Quindi “abbiamo iniziato ad affrontare il tema del che fare”. Purtroppo, gli eventi si sono succeduti in maniera molto rapida: “La situazione è precipitata a una velocità superiore alla nostra capacità di essere proattivi”. I movimenti hanno dimostrato, in generale, “una notevole lentezza nell’essere in grado di reagire”.

Peacelink, come piattaforma, “ha cercato di supplire a questa lentezza mettendo a disposizione un calendario in cui chiunque può inserire un’iniziativa”. Un “calendario di pace” volto a segnalare le tappe di avvicinamento per la costruzione di un incontro volto a costruire una manifestazione contro l’escalation militare”.

A tal fine è stata creata una piattaforma per raccogliere le adesioni dei volontari. Contestualmente, il calendario “aperto” – in cui tutti possono inserire un appuntamento, un incontro, una mobilitazione – è condiviso con gli aderenti. “Abbiamo abbandonato l’idea di firmare appelli che poi non hanno alcun risvolto pratico”, spiega Marescotti a MicroMega: “Chi firma si mette a disposizione per fare iniziative concrete. Oggi (15 febbraio, ndr) sono in programma due iniziative a Roma e ieri abbiamo inviato una mail a tutti i romani che si sono registrati per informarli degli appuntamenti”.

Crisi Ucraina, il movimento per la pace oggi

Dal basso “si registra un movimento di cittadini decisamente più efficace e incisivo di quello che viene fatto a livello di coordinamento” sottolinea Marescotti. “Le persone si stanno mobilitando, stanno facendo iniziative spontanee che ci chiamano in causa. Dobbiamo raccogliere questa spinta, amplificarla, metterci a disposizione sapendo di essere, con Pressenza, il sito pacifista più letto d’Italia”. Inutile provare a cambiare le sorti del movimento in maniera singola: “Cerchiamo di coordinarci con siti, radio, canali social che possano fare rete perché in questo momento occorre dare la possibilità ai cittadini di sfruttare le tecnologie per condividere il proprio impegno per la pace”.

Inserire l’iniziativa sul calendario. Firmare l’appello e mettersi a disposizione. Questi, quindi, i primi due passaggi che tutti i cittadini e le associazioni, individualmente, possono compiere. Il terzo passo è il più complicato. “Ricostruire i comitati per la pace che il movimento aveva sciolto, praticamente, in tutte le città, e trovare un momento – noi proponiamo il 26 febbraio – per una giornata nazionale di mobilitazione”. Fare in fretta? Secondo Marescotti non è così necessario: “Non credo che domani (16 febbraio, ndr) ci sarà alcun attacco da parte della Russia all’Ucraina”. Questa, per il presidente di Peacelink “è pura propaganda americana che paradossalmente può ritorcersi contro gli Stati Uniti visto che in Ucraina stanno accorrendo giornalisti da tutto il mondo. Ovviamente si prenderanno il merito di aver svelato il piano di Putin e aver eventualmente fermato l’attacco. La cosa importante da tenere presente è che questa vicenda si protrarrà a lungo, finché non sarà sciolto il problema di reciproca sicurezza – problema che si chiama Nato – di Russia e Ucraina”.

Crisi Ucraina, il ruolo dell’Unione Europea

In questo scenario, il ruolo più “deludente” lo sta giocando l’Unione Europea che per Marescotti “non ha svolto un ruolo di pace, anzi: ha riconosciuto in maniera acritica le posizioni dell’Ucraina che ha sicuramente tante ragioni ma ha anche diverse zone d’ombra su cui l’Ue avrebbe dovuto indagare, in primis la strage di piazza Maidan”. Quindi “le infiltrazioni di gruppi neofascisti e neonazisti ormai protagonisti di assoluto rilievo nel Donbass”. Perfino sulla morte di un giornalista italiano, Andrea Rocchelli, ucciso nel maggio 2014 da un colpo di mortaio sparato dall’esercito ucraino, l’Ue non è intervenuta. “Se fosse veramente ispirata da intenti di pace non si mostrerebbe così passiva davanti alle spinte europeiste e filoatlantiche dell’Ucraina, Paese che contiene elementi di autoritarismo molto gravi”. L’Ucraina “non è il regno della libertà e non è il luogo della verità”. Per arrivare a una soluzione di questa crisi “servirebbe un’Europa libera, meno filoatlantica, ispirata a valori di pace”. Dove “essere per la pace significa avere una posizione terza: essere filoatlantici e amanti della pace sono posizioni che non possono sovrapporsi. Le due cose non possono mai collimare”.

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