Gullotta (Memorial): “Navalny è un martire politico. In Russia si approfondisce il liberticidio”.

Con la morte di Aleksej Naval'nyj muore anche l’idea che possa esistere una Russia diversa da quella del regime putiniano, spiega il presidente di Memorial Italia. A un mese dalle prossime elezioni presidenziali, il messaggio è chiaro: nessuno si sogni di scalzare Putin dal potere.

Federica D'Alessio

“Aleksej Naval’nyj è stato il più importante martire politico della nostra era: è andato incontro a questa morte annunciata con coraggio e radicalità, tornando in Russia dopo l’avvelenamento, sapendo che avrebbe dovuto scontare una pena in regime severo. Con la sua fine vediamo allontanarsi, per ora, qualsiasi possibilità che emerga in Russia un’opposizione al regime di Vladimir Putin”. Sono le considerazioni rilasciate a MicroMega da Andrea Gullotta, presidente dell’associazione Memorial Italia e co-presidente di Memorial Internazionale, a pochi minuti dalla notizia del decesso di Aleksej Naval’nyj (Navalny secondo la traslitterazione europea), il più conosciuto oppositore di Putin a livello internazionale, L’associazione, Premio Nobel per la pace, nata per la difesa e il recupero della memoria delle vittime della repressione del regime sovietico, negli anni è diventata una associazione per la difesa dei diritti umani a tutto tondo e spina nel fianco del regime putiniano, tanto che il Presidente ne ha ordinato la chiusura sul finire del 2021, poco prima di invadere l’Ucraina.

“Durante tutto il tempo della sua detenzione a Naval’nyj, nonostante l’avvelenamento avvenuto nel 2020 e nonostante condizioni di salute precarie come spesso denunciato dal suo staff, non è stato risparmiato nulla: spesso tenuto in isolamento, ha vissuto il carcere duro in tutto questo periodo. Lo abbiamo visto deperire davanti ai nostri occhi, video dopo video. Non conosciamo le cause contingenti della morte, ma un uomo di 47 anni non si consuma nelle carni in questo modo.  Non ne abbiamo bisogno di autopsie per considerare, comunque sia, questa morte un omicidio  politico, in ogni caso”. Lo staff di Naval’nyj, composto da elementi della sua famiglia, da avvocati e collaboratori, in parte di stanza in Russia in parte all’estero, non ha ancora ufficialmente dato notizia del decesso del leader. Anche Memorial attende che sia la kamanda, la sua squadra, a pronunciarsi prima di rilasciare dichiarazioni ufficiali. “Non credere a un regime che falsifica la realtà è d’obbligo”, spiega Gullotta. “Attendiamo verifiche da altre fonti prima di esprimerci, sebbene le speranze che si tratti di una fake news sono molto flebili”.

“Con la morte di Naval’nyj si chiude, almeno per il momento, la possibilità di una qualsiasi opposizione al regime di Putin”, racconta il rappresentante di Memorial. “La sua leadership e ciò che ha rappresentato per la Russia vanno ben oltre il consenso nei confronti delle sue idee. Quando la gente scendeva in piazza in Russia – ci sono state diverse ondate di manifestazioni di piazza, nel 2011, nel 2016-2017 e nel 2021 – non lo faceva perché sosteneva Naval’nyj in prima persona, bensì perché la sua lotta e il coraggio con cui l’ha portata avanti erano di per sé un’espressione di democrazia e di pluralismo. Naval’nyj è stato l’unica persona capace di rappresentare un’idea di Russia diversa e di farlo a livello di massa. Chi lo ha sostenuto nelle piazze, chi lo ha votato persino, come ci hanno detto in tanti dalla Russia in questi anni, non era necessariamente d’accordo con lui, ma desiderava affermare politicamente la necessità di un cambiamento”.

Senza Naval’nyj, una fetta della società desiderosa di cambiamento rimane ora priva di qualsivoglia speranza o riferimento. A un mese esatto dalle prossime elezioni presidenziali e pochi giorni di distanza dalla celebrativa intervista del giornalista nordamericano Tucker Carlson negli USA, e mentre si intensifica la repressione degli oppositori a tutti i livelli come abbiamo visto anche con il recente arresto di Boris Kagarlitsky, Putin ha mandato l’ennesimo messaggio: non è possibile scalzarlo dal potere. “Quando ci si occupa di Russia, si impara che la casualità nelle date in cui accadono le cose è semplicemente inesistente. Anna Politkovskaja è stata uccisa nel giorno del compleanno di Putin. Boris Nemcov è stato ucciso nel giorno del primo anniversario dell’invasione della Crimea, di fronte al Cremlino. E oggi, a un mese esatto dalle elezioni presidenziali, muore Naval’nyj”. Per ora, e chissà per quanto ancora, non esiste nessuno che possa prenderne il posto e guidare un’opposizione. Quello russo è un regime liberticida. Chi si oppone finisce in carcere, o è costretto all’esilio, o muore. E andiamo incontro a un ulteriore peggioramento. La traiettoria in Russia è chiara: le condizioni di chiunque si opponga al regime sono destinate a farsi ancora più dure.

CREDITI FOTO: EPA/MARTIAL TREZZINI – Cittadini russi in Svizzera durante una manifestazione per una “Russia senza Putin” organizzata dalla fondazione contro la corruzione di Alexei Navalny, 21 gennaio 2024.



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