Hasib come Cucchi: storie di abusi di potere

È completamente irrilevante se Hasib Omerovic abbia commesso dei reati o meno. Se le accuse contro gli agenti saranno confermate, egli sarà semplicemente una vittima – l’ennesima – dell’arroganza del potere.

Cinzia Sciuto

Dopo che la vicenda di Hasib Omerovic è diventata pubblica si sono lentamente iniziate a raccogliere attorno a lui voci che lo vorrebbero molestatore di ragazzine nel quartiere in cui viveva. Pare addirittura che proprio le molestie nei confronti della nipote di uno degli agenti coinvolti abbia fatto scattare quella che a tutti gli effetti sembra essere una spedizione punitiva, in seguito alla quale Hasib è volato giù dalla finestra finendo in coma. Questa almeno è una delle ipotesi a cui lavora la procura.

Mano a mano che le voci attorno a questi presunti comportamenti di Hasib si raccoglievano, mi è parso di rivivere quanto accaduto con la vicenda di Stefano Cucchi: i tentativi più o meno espliciti di spostare l’attenzione dalle responsabilità delle forze dell’ordine a quelle eventuali della vittima. Nel caso di Stefano rimangono scolpite nella pietra le ignobili parole dell’allora sottosegretario Giovanardi che sosteneva che Stefano era morto perché “anoressico, drogato e sieropositivo”. Una posizione che l’ex senatore ha ribadito anche dopo le prime sentenze di condanna dei carabinieri: «Non devo chiedere scusa alla famiglia Cucchi, perché dovrei farlo? La prima causa di morte di Stefano Cucchi è stata la droga», ha dichiarato nell’ottobre 2018 a La Zanzara.

Tornando alla vicenda di Omerovic, nel riportare le voci sulle presunte molestie – voci circolate per lo più sui social e non sostenute da nessuna denuncia – i giornali, almeno quelli più seri, stanno attenti a non darle per accertate ma il solo evocarle instilla nell’opinione pubblica il più classico dei riflessi spontanei: in fondo forse se l’è cercata. Ma il punto è che in questa come in altre vicende che coinvolgono le forze dell’ordine, è completamente irrilevante se Omerovic abbia egli stesso delle colpe. Se le accuse contro gli agenti saranno confermate, Hasib sarà semplicemente una vittima – l’ennesima – dell’arroganza del potere. Che sia stato gettato giù dal balcone come sostengono i familiari o che si sia buttato lui impaurito di fronte all’agguato non autorizzato delle forze dell’ordine, poco cambia.

Il monopolio della forza da parte dello Stato, incarnato dalle forze dell’ordine, serve esattamente per sottrarre la giustizia al terreno della vendetta privata e portarlo su quello dello Stato di diritto.

Quella di Hasib, dunque, non è la storia di eventuali molestie, come quella di Cucchi non era la storia di un drogato. Sono storie di abusi di potere. E chi abusa della divisa che indossa per esercitare una forza vendicativa che fuoriesce dai limiti ben definiti dello Stato di diritto non produce solo lesioni fisiche sulla vittima (fino talvolta a ucciderla), ma mina anche gravemente la fiducia che noi cittadini che quella divisa non la indossiamo abbiamo, dobbiamo avere nello Stato. Per paradosso potremmo dire che tanto più gravi sono le eventuali colpe di un cittadino, tanto più integerrimo deve essere il comportamento delle forze dell’ordine nei suoi confronti.

Credit foto: immagine tratta da un video di Fanpage.



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