I lavoratori della logistica non si fermano: “Onoriamo il sacrificio di Adil”

I Si Cobas, dopo il grande corteo di sabato 19 giugno che ha portato il nome del sindacalista ucciso nel novarese per le strade di Roma e fin sotto il ministero del Lavoro, rilanciano: “Assemblea nazionale l’11 luglio. Verso lo sciopero generale”.

Daniele Nalbone

I lavoratori di FedEx di Piacenza sono tornati fuori dai cancelli di Zampieri, società che gestisce i siti di stoccaggio merci in varie parti d’Italia. Poche ore dopo la stessa scena si è ripetuta davanti ai siti di San Giuliano Milanese e di Tavazzano, nel lodigiano. La mobilitazione della logistica non si ferma: “Questa è la nostra risposta alle violenze delle ultime settimane” spiegano i SI Cobas in un comunicato pubblicato sui social del sindacato “ed è il modo migliore per onorare il sacrificio di Adil”.

Dopo la morte di Adil Belakhdim, coordinatore dei Si Cobas di Novara, investito da un camion il 18 giugno durante un picchetto fuori dai magazzini della Lidl di Biandrate, il sindacato ha portato il suo nome per le strade di Roma in una manifestazione, sabato 19 giugno, che ha visto scendere in piazza oltre diecimila persone. Una “invasione”, per usare le parole del sindacato, che era stata indetta per dare seguito allo sciopero nazionale della logistica del giorno prima ma che si è tramutata, nei fatti, in un corteo “di rabbia e dolore” per il “barbaro e inaccettabile omicidio avvenuto fuori dai cancelli della Lidl”.

Migliaia di persone – non aderenti ai Si Cobas – si sono unite al corteo che si è trasformato in breve tempo nella prima, vera manifestazione di protesta contro il governo Draghi. Il corteo si è diretto, non senza momenti di tensione con le forze dell’ordine, verso il ministero del Lavoro ed ha letteralmente strappato una nuova convocazione con gli esponenti del governo e la disponibilità del viceministro dello Sviluppo economico, Alessandra Todde, a partecipare al tavolo. “Staremo a vedere se la politica risponderà” spiegano dai Si Cobas, “ma una cosa è certa: non ci fermeremo. Siamo pronti, come abbiamo già fatto per tre volte negli ultimi mesi, a tornare a Roma sotto ai ministeri con la forza e la determinazione dei lavoratori, e senza chiedere il permesso”.

Il sindacato vuole che i ministri del governo Draghi si assumano “la piena responsabilità, non solo a parole, per ciò che sta accadendo nella logistica. Non accetteremo mai che la morte di Adil venga strumentalizzata da chi in questi mesi non ha mosso un dito per impedire la chiusura dalla sera alla mattina dell’hub FedEx di Piacenza gettando 280 famiglie per strada. Il Mise di Giorgetti, rifiutando sistematicamente ogni confronto tra le parti su questa durissima vertenza, ha spianato la strada al clima di intimidazioni e di violenze contro i lavoratori in lotta”. Draghi e la sua squadra “piangono lacrime di coccodrillo” mentre “si apprestano a imprimere una nuova stretta al diritto di sciopero con l’allargamento del campo di applicazione della legge 146 anche al settore del trasporto merci e logistica”, ritenendo questi comparti “servizi pubblici essenziali” ed equiparandoli, ad esempio, al trasporto pubblico o alla sanità.

La manifestazione di Roma, però, è stata tanto altro. Da tempo non si vedeva in piazza un fronte così largo: diverse forze politiche, sindacali e sociali hanno sfilato insieme verso il ministero del Lavoro mettendo da parte, almeno per un giorno, divergenze politiche e strategiche. “In piazza” l’analisi dei Si Cobas pubblicata sul sito del sindacato alcune ore dopo la fine del corteo, “era presente la quasi totalità delle esperienze di lotta presenti nel nostro paese: Usb, Adl Cobas, Cub, Slai Cobas, USI, minoranze della Cgil, movimenti per il diritto all’abitare, delegazioni di operai, collettivi studenteschi, comitati di lotta di immigrati, disoccupati, una delegazione del movimento No-Tav, partiti e collettivi politici” e, “soprattutto”, una grande quantità di giovani.

“Sabato pomeriggio abbiamo assistito a una convergenza reale di tutte le realtà che in Italia provano a resistere all’offensiva dei padroni e del governo Draghi”. Si tratta, continuano i Si Cobas, “di un patrimonio prezioso, che non può e non deve limitarsi allo sdegno per la morte di Adil e per le innumerevoli violenze contro gli scioperi, ma che deve invece costituire la base di partenza per la costruzione del più ampio fronte di lotta da contrapporre alle politiche di macelleria sociale del governo e allo sblocco dei licenziamenti”. Un “fronte di lotta” – sì, sembrano parole di un’altra epoca – “che deve farsi carico, nel più breve tempo possibile, di indire un vero sciopero generale”.

Da qui, la decisione di dare vita, per il prossimo 11 luglio, a una assemblea nazionale che vedrà la partecipazione di tutte le realtà del sindacalismo di base per “proseguire la lotta ed estenderla in tutti i settori e in tutti i rivoli delle contraddizioni aperte dalla crisi” e “continuare a combattere con l’arma che spaventa di più imprese e multinazionali: scioperi e picchetti”.

Chiaro il messaggio lanciato ai sindacati confederali: “Qualcosa si sta muovendo anche all’interno della Cgil” sottolineano i Si Cobas. “Che i lavoratori Cgil dell’Elettrolux di Susegana e della Piaggio di Pontedera abbiano immediatamente indetto uno sciopero in solidarietà con i lavoratori della logistica in lotta, e in lutto per la morte di Adil” è “un segnale importante”. Ma “non possiamo accontentarci”.



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