I No Vax? Sopravvalutati!

Mauro Barberis

Lo ha lasciato trapelare il Prof. Monti, quando s’è fatto sfuggire che l’informazione, in Italia, è troppo “democratica”, salvo correggersi subito. Lo ha fatto capire persino Silvio Berlusconi, a oggi l’unico candidato dichiarato al Quirinale, sospendendo due trasmissioni di Mediaset, “Fuori dal coro” e “Dritto e rovescio”, divenute per lui tanto imbarazzanti, per il sovradimensionamento delle (stridule) voci No Vax, che la prima idea era stata rinominarle “Fuori” e “Rovescio”, rispettivamente. Ma lo dimostrano, senza volerlo, anzi cercando di provare l’esatto contrario, tutti i giornali populisti che, ogni giorno che Dio manda in terra, danno uno spazio esagerato alle oscillazioni, ai dubbi e alle recriminazioni anti-vaccino di intellettuali del calibro di Enrico Montesano. A farla breve, e per usare un eufemismo: il fenomeno No Vax, nell’informazione nostrana, è sopravvalutato.

Passi rispettare tutte le opinioni, raffigurare la società italiana in tutte le sue pieghe e crepe e budelli, e persino esibire in televisione i nuovi mostri della disinformazione antiscientifica, in osservanza della vecchia massima d’esperienza giornalistica per cui fa più notizia il postino che morde il cane. (Fra parentesi, la vera notizia sarebbe vederlo mai, un postino, ai ritmi attuali della distribuzione della posta). Ma insomma, non se ne può più di tutti questi pontefici No Vax – penso a uno in particolare, lo stesso che state pensando voi – per i quali il novaxismo, o come lo preferite chiamarlo, è ormai diventato, neppure un sostituto dell’ideologia, ormai defunta da mo’, ma una nicchia mediatica da difendere a ogni costo contro tutto e contro tutti, compresi la scienza, l’intelligenza e il buonsenso.

Ma come, la percentuale dei vaccinati si va avvicinando al novanta per cento, la gente si picchia davanti agli hub vaccinali dove ci si può presentare senza prenotazione, ormai, praticamente a ogni ora del giorno e della notte, e noi stiamo ancora lì a preoccuparci di ex maîtres à penser, figure ormai patetiche, comici a loro insaputa, i quali, sfruttando i meccanismi della comunicazione, vivono seconde e terze stagioni di gloria alla facciazza nostra? Non riesco a crederci. Del resto, non riesco neppure a credere che la Destra italiana abbia deciso di gettare alle ortiche un patrimonio di credibilità faticosamente conquistato – si dice così, come quando dei giocatori del Genoa attuale si sibila che hanno margini di miglioramento – per rincorrere opinioni, non di minoranza, di più. E ve lo dice uno che si sente a disagio, non essendoci abituato, quando casualmente gli càpita di trovarsi in maggioranza.

Sino al punto di sospettare che, quando i vari Soloni Sì Vax – infettivologi di ogni ordine e grado, commissari straordinari in genere, pensosi amministratori locali – fanno il mea culpa e confessano di aver commesso errori di comunicazione, ebbene sì, il principale errore di comunicazione, diabolicamente reiterato sin dall’inizio della pandemia, sia stato proprio questo: prendere sul serio, e conferire dignità di opinione di minoranza, ai deliri di personaggi in cerca di visibilità e felicemente in touch con tutti i penicefali ospitati dalla Penisola, e che George Soros ci aiuti a sostituirli con i migranti. Che poi il problema non sono neppure loro, i pomposi ex filosofi che discettano dalla Gruber (ma non si era vantata di non aver mai dato spazio ai No Vax?), bensì le loro infinite repliche, prodotte, a cascata, in piccolo e in piccolissimo, a livello di quartiere, di caseggiato, di pianerottolo, e che si affollano intorno a noi come i Puffi, ma meno simpatici. Perché, diciamocelo, ognuno di noi conosce almeno un No Vax che, se fosse per lui, ci esprimerebbe il suo scetticismo anche avvicinandosi pericolosamente in ascensore, sputacchiando senza mascherina.

Narcisismo per narcisismo, e con il permesso datato e controfirmato da voi tutte/tutti e*, allora, io lancerei un mio movimento. Lo chiamerei No Vox, con la o, il suo motto anti-No Vax non sarebbe «Piantala», «Taci», giammai, siamo pluralisti, noi, bensì, molto più semplicemente e dando loro persino del lei, «Ma mi faccia il piacere».



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