I pacifisti sarebbero degli indifferenti? Ma quando mai!

Una risposta all'articolo “Quando i pacifisti somigliano agli indifferenti di Gramsci” di Michele Marchesiello.

Silvano Fuso

Circa un anno fa, sulle pagine di questa testata scrissi una “Modesta difesa del pacifismo”. Il motivo che mi indusse a farlo fu quella che, a mio parere, appariva come una paradossale e del tutto gratuita criminalizzazione delle istanze pacifiste, di fronte all’intensificarsi della guerra in Ucraina e al concreto rischio di un suo allargamento. Sapevo già allora che la linea editoriale di MicroMega riguardo al conflitto in corso era diversa dalla mia. Fui quindi particolarmente grato alla Direzione per aver accettato di pubblicare il mio contributo.
Oggi, sempre su MicroMega, mi è capitato di leggere l’intervento di Michele Marchesiello dal titolo “Quando i pacifisti somigliano agli indifferenti di Gramsci”. Nel suo pezzo l’ex magistrato addossa ai pacifisti le caratteristiche che Antonio Gramsci attribuiva agli indifferenti nella sua invettiva “Odio gli indifferenti” del 1917. Citando Gramsci, secondo Marchesiello, infatti, i pacifisti costituirebbero “la massa degli uomini [che] abdica alla sua volontà… Lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento può rovesciare…”.

Infine Marchesiello conclude il suo pezzo affermando:
Gli indifferenti di Gramsci sono quelli che non parteggiano, che oppongono al male “il loro piagnisteo da eterni innocenti”, oggi anche sotto le insegne di un pavido, vacuo pacifismo. Proprio loro, i pacifisti che oggi si oppongono alla resistenza armata degli Ucraini all’aggressione perpetrata da Putin, sono i moderni indifferenti cui si indirizzava l’odio appassionato del rivoluzionario. Quei pacifisti che – adducendo la sacrosanta avversione alla guerra – non solo invocano la resa incondizionata dell’aggredito al brutale aggressore, ma soprattutto proclamano la loro innocenza, gridando al mondo il loro patetico “Che c’entro io? Perché devo accettare tutti i sacrifici e i rischi che mi vengono imposti da chi vuol resistere con incomprensibile ostinazione a quell’aggressione?”.
Di fronte alle parole di Marchesiello mi vengono in mente le parole che Michele Santoro ha rivolto a David Parenzo in una recente puntata di In onda: “Quali pacifisti frequentate?”. Quali pacifisti frequenta Marchesiello, chiedo io?

Io ho conosciuto in passato diversi pacifisti. Non ho mai sentito nessuno di loro invocare la resa incondizionata da parte di qualsivoglia aggredito. E soprattutto non ho mai sentito nessun pacifista affermare “Che c’entro io?” e “Perché devo accettare tutti i sacrifici e i rischi che mi vengono imposti”. Quelli descritti da Marchesiello non sono pacifisti, bensì una loro caricatura, frutto della sua fantasia e di una falsa narrazione, ahimè, piuttosto diffusa.
Se Marchesiello conoscesse almeno un po’ la storia del pacifismo, saprebbe che molti dei suoi presunti indifferenti hanno pagato a caro prezzo e in prima persona la coerenza per le proprie idee. Un esempio tra tutti, Pietro Pinna (1927-2016) la cui biografia sarebbe opportuno che Marchesiello leggesse.
Purtroppo è un vizio piuttosto diffuso quello di attribuire al proprio avversario caratteristiche del tutto inventate, per poi cercare di demolirlo facendo leva proprio su quelle stesse caratteristiche. Mi chiedo quale sia la ragione di tanto accanimento da parte di Marchesiello.

Mi permetto di ricordare a Marchesiello cosa sia il pacifismo, usando le parole che Domenico Quirico ha recentemente usato in un suo articolo su La Stampa:
“Combattere contro la guerra. Perché il male è il male, l’idiozia è l’idiozia, il massacro è il massacro. Questo è il pacifismo. La sua virtuosa perennità si radica proprio nel ritenere che nessuna ragione al mondo consente di farsi spettatori passivi, propagandisti o peggio ancora complici della guerra e dei suoi riferibili orrori”.
L’esatto opposto di ciò che sostiene Marchesiello.
Poi si può discutere su quali strategie si debbano adottare per portare avanti le istanze pacifiste. E Domenico Quirico nel suo articolo non risparmia critiche agli attuali movimenti pacifisti. Ma sparare a zero, infarcendo il tutto di gratuite falsità, sicuramente non aiuta allo sviluppo di un sereno dibattito.

 

Foto Canva | jmimages



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