La scuola è ancora un ascensore sociale? Il caso del Curriculum dello studente

In un anno a dir poco complicato per la scuola il ministero dell’Istruzione ha pensato bene di introdurre anche il Curriculum dello studente. Una iniziativa che, oltre a rappresentare un ennesimo appesantimento burocratico, trasforma la scuola in promotrice di una rincorsa ad accaparrarsi titoli su titoli, certificazioni su certificazioni.

Paolo Piccolella

“Una scuola inclusiva, che garantisca a tutti le stesse opportunità”. A leggere queste parole insieme ad altre affermazioni del Ministro dell’Istruzione, il prof. Patrizio Bianchi, nella sua ultima intervista (Il Messaggero, domenica 25 aprile 2021), non si può non essere d’accordo. Eppure, il nuovo dispositivo, che introduce il cosiddetto “Curriculum dello studente” per tutti gli istituti superiori, non sembra andare nella stessa direzione di una scuola inclusiva. Vediamo perché partendo da che cosa dispone e in che consiste.

Dal punto di vista legislativo, il Curriculum dello Studente fa parte delle diverse disposizioni della Legge 107 del 2015, più conosciuta come Legge della “Buona Scuola”, solo che per diverso tempo non aveva ancora trovato applicazione concreta, mentre nell’attuale congiuntura politica, è stata rimessa in pista dal Ministro.

Si tratta di un nuovo portale a cui scuole (ovvero segreterie amministrative e docenti) e studenti dovranno accedere in questa ultime settimane dell’anno scolastico per inserire nella banca dati tutti gli elementi che compongono le attività, le discipline, i progetti e il lavoro effettivamente svolto nei cinque anni della scuola superiore, ma anche eventuali certificazioni, corsi privati di vario tipo, attività del tempo libero, compresi sport e volontariato e quant’altro gli studenti vogliano rendere noto come aspetti della loro formazione complessiva e del loro percorso scolastico ed extra-scolastico. Questi dati avranno una duplice funzione: da un lato, saranno a disposizione dei docenti che formeranno le commissioni per gli Esami di Stato (la vecchia maturità per i nostalgici del tempo che fu) e verranno considerati come ulteriori elementi di valutazione di ogni singolo studente-candidato, e, dall’altro, saranno pubblicati e allegati al diploma insieme al voto finale. A tutta prima, considerando en passant questa novità, qualcuno potrebbe pure pensare: “bene, finalmente, togliamo di mezzo un po’ di carte inutili e le sostituiamo con un bel database che ci semplificherà la vita!”. E invece non sarà proprio così perché, come in tutti gli anni passati, i docenti in commissione d’esame e il personale delle segreterie dovranno lavorare ancora con i vecchi faldoni contenenti tutti i documenti di ogni singolo studente (il “fascicolo dello studente”, che ogni veterano della maturità ben conosce), ma a differenza degli anni passati, dovranno anche preoccuparsi della compilazione e della consultazione dei dati sulla piattaforma digitale al fine di valutare i maturandi. Dunque, non una semplificazione mediante il digitale ma, almeno per il momento, una moltiplicazione degli obblighi burocratici in un anno scolastico che definire straordinario è poco. L’anno che si sta per chiudere, infatti, è stato un continuo alternarsi di didattica in presenza e di didattica a distanza, a seconda dell’andamento dei contagi e in modalità diverse da regione a regione; quarantene, periodi di malattia, tracciamenti, organizzazione degli spazi e dei tamponi ed altro hanno reso questo anno scolastico un vero percorso ad ostacoli per tutto il personale e per gli studenti e le loro famiglie. Uno dei primi aspetti che rendono poco opportuna l’introduzione del Curriculum dello Studente con la Nota Ministeriale del 2 aprile scorso è, innanzitutto, la tempistica: in un anno scolastico così difficoltoso e già fin troppo pieno di novità dettate dall’emergenza, non si sentiva il bisogno di nessun’altra novità, e per giunta, introdotta a soli due mesi di distanza dagli esami finali. Inoltre, nel considerare l’eccezionalità di questo anno di scuola, bisognerebbe tenere presente che la maggior parte degli studenti non ha potuto svolgere molte attività scolastiche o extra-scolastiche a causa della pandemia, pertanto, introdurre questo ulteriore elemento di valutazione proprio ora appare poco opportuno e anche incoerente. L’aumento a dismisura delle funzioni burocratiche dei docenti, di cui il Curriculum dello Studente è solo l’ultimo tassello di un complicato mosaico che risale ormai ad alcuni decenni, non va considerato come un semplice pretesto per le lamentele di una categoria che si sente oberata di lavoro, ma andrebbe fatto oggetto di una seria riflessione su quelli che sono i compiti e gli obiettivi di un docente della scuola pubblica (e ciò vale anche per i docenti universitari). Su quelli che sarebbero i compiti prioritari, o per meglio dire. E priorità di un docente sarebbe quella di trasmettere amore per la cultura, per il sapere, educare i più giovani alla consapevolezza di sé e del mondo attraverso la conoscenza di cui gli insegnanti devono essere appassionati e competenti cultori. Ma se ormai, una parte sempre più ampia del tempo di lavoro deve essere dedicata ad aspetti organizzativi e burocratici, che spesso non migliorano ma appesantiscono l’attività didattica, anzi ne limitano la più fruttuosa resa, tali priorità non sono affatto rispettate e i docenti rischiano di venir meno a quelli che sarebbero i loro principali compiti.

Il Curriculum dello Studente non è poi soltanto l’ennesimo dispositivo che appesantisce ulteriormente il funzionamento della scuola, ma è anche in contraddizione con il principio di uguaglianza delle opportunità che dovrebbe essere motivo ispiratore dell’istituzione scolastica nel quadro dei valori della Costituzione della Repubblica. A partire da ora, vi saranno studenti che avranno la possibilità, in primo luogo economica, di seguire corsi privati di lingue, di musica, di informatica o altro e studenti che, per svantaggio economico, non potranno farlo. E le commissioni esaminatrici ne potranno e ne dovranno tener conto. In questo modo, la scuola, che in passato è stata un fondamentale strumento di emancipazione e di possibilità di ascesa sociale, viene trasformata in uno strumento di ratificazione, se non di accentuazione delle differenze sociali ed economiche. La scuola rischia di diventare promotrice di una rincorsa da parte di studenti e famiglie ad accaparrarsi titoli su titoli, certificazioni su certificazioni, pur di arricchire il carnet finale che li vedrà “vincitori” di una corsa che altri non potranno neppure iniziare. E se, come è vero che “non c’è ingiustizia più grande di fare parti uguali tra disuguali”, il rischio è quello di una scuola che tende ad accentuare le distanze tra questi disuguali.

Il Curriculum dello Studente introduce un ulteriore aspetto di criticità nell’ambito delle funzioni e dei compiti degli insegnanti e della scuola: la questione della valutazione degli studenti. Se, da un lato, può sembrare che la presentazione delle diverse esperienze e certificazioni conseguite dal singolo alunno possa soddisfare l’esigenza di una valutazione che tenga effettivamente conto del suo percorso personale, dunque più oggettiva e individualizzata, i criteri della valutazione rischiano di diventare troppo determinati dalla quantità a scapito della qualità: più certificazioni presenti, più punteggi accumuli in una rincorsa nevrotica che non corrisponde affatto alla vera crescita umana e culturale delle nuove generazioni. Tale valutazione da parte degli insegnanti, inoltre, tende ad accontentarsi della “lista dei pezzi di carta” e non può entrare nel merito di quale è stata la modalità di svolgimento di quella attività o corso certificato. Vengono poi considerate positive certe attività certificate ma non altre. E se lo studente ha come principale passatempo la lettura di fumetti o il disegno, nessuno lo potrà certificare, ma non è detto che queste siano attività poco formative, mentre altre potranno essere certificate anche con procedure quantomeno dubbie. D’altra parte, sarebbe anche interessante approfondire i motivi culturali e sociologici per cui la scuola dovrebbe avere funzione di valutatrice dello spazio del tempo libero dello studente, in un mondo in cui i confini tra sfera pubblica e sfera privata paiono ormai scomparire e il ruolo dell’istituzione scolastica è anche per questo sempre meno netto.

Dunque – come chiedono 200 insegnanti che hanno indirizzato una lettera aperta al ministro Bianchi (è possibile firmare qui la petizione) – sarebbe opportuno ripensare in modo approfondito l’introduzione del Curriculum dello Studente nel mondo dell’istruzione superiore e, in ogni caso, rivederne almeno i tempi di applicazione per permettere una riflessione e un confronto con quel mondo della scuola che l’attuale Governo annuncia di voler mettere al centro della propria azione. Come sarebbe auspicabile una diversa modalità legislativa rispetto agli ultimi anni, nei quali troppo spesso sono state introdotte novità nel bel mezzo dell’anno scolastico e questa volta perfino verso la sua fine. D’altra parte, se “i valori della libertà e dell’uguaglianza” sono i valori di tutti e della scuola, come il Ministro stesso afferma nella sua intervista, varrebbe la pena fermarsi un momento se si rischiasse di vedere compromessi quegli stessi princìpi.



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