Laudate Deum e pregate per il clima: il finto ambientalismo della Chiesa

L’Esortazione apostolica di Bergoglio ripropone l’approccio integrale all’ambientalismo della Laudato si’, contro l’hybris dell’umanità che pretende di autodeterminarsi. Ma l'interesse di Bergoglio per la crisi climatica è "strumentale", gli serve per riaffermare la supremazia di dio e della chiesa cattolica.

Giancarlo Straini

La chiesa cattolica è in crisi, soprattutto in Europa dove la secolarizzazione avanza anno dopo anno. Le ricerche sociologiche lo confermano: la religiosità permane tra gli anziani, soprattutto donne, e in una minoranza “radicalizzata”; crolla tra i giovani e le giovani; diventa un riferimento incerto anche per la maggioranza che ancora si dichiara cattolica, ma adotta una religione a bassa intensità, un’appartenenza senza credenza.
Alcuni settori della chiesa si aggrappano alla tradizione, ma aumenta la ricerca spasmodica di strumenti da aggiungere alla tradizione dogmatica antimoderna; però nessuno, neanche tra i più “rivoluzionari”, mette in discussione la dottrina, se non nei toni della comunicazione.
I gesuiti hanno storicamente mostrato una grande flessibilità nelle forme per garantire la loro sostanza, al punto da venire dipinti dai loro avversari come subdoli e ipocriti. Forse è anche il know how dei gesuiti che ha “ispirato” la Laudato si’ e, oggi, il suo sequel: l’Esortazione apostolica Laudate Deum del Santo Padre Francesco a tutte le persone di buona volontà sulla crisi climatica.
Sebbene anche in premessa compaiano affermazioni che associano i nostri peccati ai disastri conseguenti ai cambiamenti climatici (“un esempio scioccante di peccato strutturale”, LD3), l’Esortazione ci ri-spiega cose ormai abbastanza ovvie sul fatto che “L’origine umana – ‘antropica’ – del cambiamento climatico non può più essere messa in dubbio” (LD11).

È una spiegazione motivata anche da problemi interni (“Sono costretto a fare queste precisazioni, che possono sembrare ovvie, a causa di certe opinioni sprezzanti e irragionevoli che trovo anche all’interno della Chiesa cattolica”, LD14) ma finalizzata soprattutto ad “agganciare” il tema della crisi climatica, e a farlo senza apparire troppo schematico (“Alcune diagnosi apocalittiche sembrano spesso irragionevoli o non sufficientemente fondate. Ciò non dovrebbe indurci a ignorare che la possibilità di raggiungere un punto di svolta è reale”, LD17).
Seguono una serie di – banali e talvolta cerchiobottiste – considerazioni sulla necessità di responsabilità nell’interazione con l’ambiente, sul legame degli aspetti ecologici, economici, politici e sociali, anche con qualche scivolata romantica (“un ambiente sano è anche il prodotto dell’interazione dell’uomo con l’ambiente, come avviene nelle culture indigene e come è avvenuto per secoli”, LD27). Ciononostante, per alcuni settori cattolici, per esempio per la rivista Tempi (vicina a Comunione e liberazione), l’insistenza sull’attualità rischia di sfumare l’approccio ”integrale” all’ecologia della Laudato si’.
Continuando la lettura dell’Esortazione inizia a trasparire la tradizionale critica della chiesa alla modernità, alla sua illuministica pretesa di autodeterminarsi, all’idea di progresso, anche se inizialmente l’attacco è rivolto contro il “crescente paradigma tecnocratico”, assimilando sottilmente l’industrialismo con i suoi eccessi. Traspare lo schema dell’hybris, della orgogliosa tracotanza dell’uomo che, tragicamente, si ribella contro l’ordine naturale (e divino) e viene punito.

Le conferenze sul clima – continua Bergoglio – hanno mostrato “progressi e fallimenti”. L’Esortazione critica la “debolezza della politica internazionale” evitando (gesuiticamente) gli schieramenti geopolitici; richiama il multilateralismo, ma con una prudente precisazione: “Più che salvare il vecchio multilateralismo, sembra che oggi la sfida sia quella di riconfigurarlo e ricrearlo alla luce della nuova situazione globale. Vi invito a riconoscere che ‘tante aggregazioni e organizzazioni della società civile aiutano a compensare le debolezze della Comunità internazionale'” (LD37).
Bergoglio ripropone a livello globale il principio di sussidiarietà, cioè l’esaltazione delle comunità locali e delle famiglie, considerate “naturali” (cioè espressione della creazione divina), contrapposte alle ingerenze dello Stato della modernità, considerato “artificiale” (cioè solo prodotto umano, quindi storico e transitorio). Alle risemantizzazioni di tante parole operate dalla chiesa, ora Bergoglio aggiunge anche il tentativo di reinterpretare il relativismo del postmodernismo come semplice affermazione del primato della persona umana (“La cultura postmoderna ha generato una nuova sensibilità nei confronti di chi è più debole e meno dotato di potere”, LD39).
L’Esortazione, infine, giunge alle “motivazioni spirituali”, perché “le creature di questo mondo non ci si presentano più come una realtà meramente naturale, perché il Risorto le avvolge misteriosamente e le orienta a un destino di pienezza” (LD65); “Questo non è un prodotto della nostra volontà, ha un’altra origine che si trova alla radice del nostro essere” (LD68).

La processione – il percorso teorico – parte dal riconoscimento della gravità della crisi climatica; passa a indicare il peccato contro natura dell’umanità orgogliosa che vuole autodeterminarsi; arriva infine a svelare che la natura non è altro che la creazione di dio, donata all’umanità (ma solo temporaneamente, in comodato d’uso), che quindi deve curarla, rispettarla e “laudarla” per il tramite della chiesa cattolica.
L’Esortazione, come la Laudato si’, contiene molte osservazioni condivisibili, articolate, ragionevolmente critiche, anche se spesso banali e di buon senso: “cambiare le abitudini personali, familiari e comunitarie alimenta la preoccupazione per le responsabilità non assolte da parte dei settori politici e l’indignazione per il disinteresse dei potenti. Va notato quindi che, anche se ciò non produce immediatamente un effetto molto rilevante da un punto di vista quantitativo, contribuisce a realizzare grandi processi di trasformazione che operano dal profondo della società” (LD71).
Possiamo concludere che va bene applaudire singole affermazioni ambientaliste del papa, anche sostenerlo su episodi specifici, ma con la consapevolezza che il senso dell’intervento di Bergoglio va in tutt’altra direzione. Le sinistre che applaudono a prescindere il papa green, progressista, “di sinistra”, isolando singole frasi suggestive, non si rendono conto che assimilano un “pacchetto” che contiene anche altro: i principi che giustificano il no all’aborto, all’eutanasia, al “disordine” degli omosessuali, alla contraccezione, ai rapporti prematrimoniali, ecc.
Il senso è dichiarato esplicitamente nel finale: “‘Lodate Dio’ è il nome di questa lettera. Perché un essere umano che pretende di sostituirsi a Dio diventa il peggior pericolo per sé stesso” (LD73). In altri termini, l’interesse di Bergoglio per la crisi climatica è “strumentale”, gli serve per riaffermare la supremazia di dio e della chiesa cattolica.

CREDITI FOTO ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI



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