Il governo delle rettifiche, quelle di alto profilo

A neppure venti giorni dall’insediamento del nuovo governo, già assistiamo alle difficoltà di condurre in modo rigoroso e inattaccabile la macchina amministrativa.

Teresa Simeone

Non sono passati neppure venti giorni dall’insediamento del nuovo governo, quello di alto profilo, che doveva far dimenticare il governo Draghi, e già assistiamo alle difficoltà di condurre in modo rigoroso e inattaccabile la macchina amministrativa. Della serie: è finita la pacchia! Nel senso che ora non si è più all’opposizione, quella comoda, quella facile, quella vincente.

Ha iniziato Maurizio Gasparri con la proposta di legge del riconoscimento giuridico del concepito, che avrebbe significato addirittura poter accusare di omicidio la donna che l’avesse chiesto e il medico che avesse indotto l’aborto, rendendo di fatto inapplicabile la 194. Di fronte alle legittime critiche ha rettificato: è una proposta che faccio sempre e che ho promesso a Carlo Casini, leader del Movimento Pro vita, scomparso qualche anno fa, ma non c’è alcuna intenzione di toccare la legge. Bontà sua: siamo stati tutti noi malevoli a pensarlo!

Si è continuato con la nota con cui la Presidenza del Consiglio indicava l’appellativo “Il signor Presidente del Consiglio”. Dopo le critiche più o meno ironiche, Giorgia Meloni ha dovuto rettificare: “Chiamatemi Presidente, chiamatemi anche Giorgia, chiamatemi come volete!” Fatto sta che “il signor” è stato rimosso, lasciando attivo soltanto “il Presidente del Consiglio”. Dunque, ci ha concesso di poterLa definire, anche nelle sedi istituzionali, come noi faremmo sempre e ovunque, cioè “la Presidente del Consiglio”.

Sono venute, poi, le esternazioni di Ignazio La Russa sul 25 aprile che hanno provocato una serie di accese reazioni: anche in questo caso è stato costretto a rettificare, sostenendo che il titolo del giornale era fuorviante. Non ha negato la celebrazione, ma ha aggiunto un “Dipende”. Siamo veramente curiosi di vedere “come” sarà il 25 aprile che la terza carica dello Stato, nato dalla lotta per la Liberazione, non potrà certo esimersi dal celebrare.

Anche i provvedimenti sul covid sono stati rettificati: inizialmente, infatti, si era abolito ovunque l’obbligo di mascherine. Poi si è rettificato: negli ospedali e nelle RSA si dovrà continuare a portarle. I malati fragili ringraziano!

E poi è stata la volta del decreto sui rave party, la misura d’urgenza, inutile e sproporzionata, come giudicata da prestigiosi costituzionalisti, vedi Gaetano Azzariti, professore alla Sapienza, che ha contestato punto su punto il provvedimento. È sembrato talmente scorretto che la stessa maggioranza che l’ha proposto ha deciso di fare marcia indietro, cioè di rettificarlo. Si faranno emendamenti in sede parlamentare. Deo gratias vobisque: ci si potrà riunire in più di 50 persone in luoghi altrui senza temere la carica delle forze dell’ordine e il carcere! Fino a sei anni, ricordiamolo.

È di qualche giorno fa, inoltre, il “congelamento” della sospensione delle multe ai medici no vax: anche in questo caso, si è proceduto troppo in fretta e ci si è accorti che la norma andava scritta meglio. Senza dispiacere, però, i medici che non hanno voluto vaccinarsi.

Come non citare, inoltre, l’aumento del tetto ai contanti? La Lega ha proposto la cifra di 10.000 euro, ma pare che non tutti siano d’accordo nemmeno nella maggioranza: anche in questo caso si prevedono rettifiche!

E, infine, il tema più spinoso, da sempre cavallo di battaglia di Matteo Salvini, rete da pesca dei voti che l’hanno in passato portato ad aumentare il bacino elettorale, i migranti, il cui richiamo ritorna sistematicamente e puntualmente a rinverdire la solita vecchia propaganda. Dopo l’espressione infelice “carico residuale”, con cui il Ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, ha definito i 35 disperati che erano stati lasciati a bordo di ‘Sos Humanity’ – sempre per il rapporto pensiero-linguaggio ancora più stretto quando le parole sono pronunciate da persone colte, che ne conoscono il peso – anche stavolta il governo di alto profilo ha dovuto fare marcia indietro. Tutti i migranti delle ONG Humanity 1 e Geo Barents sono stati fatti sbarcare, perché ritenuti “ad alto rischio psicologico”. Non solo, ma il governo si è dovuto anche prendere il rimprovero dell’UE: “C’è il dovere – è stato ribadito – di garantire l’avvio delle procedure di asilo per chi si trova in acque territoriali”, al quale va aggiunto il giudizio tranchant della Francia che, nell’aprire il porto di Marsiglia all’Ocean Viking, non essendo tenuta a farlo perché la nave batte bandiera norvegese, ha denunciato, come irresponsabile e contrario al diritto del mare e allo spirito di solidarietà europea, il comportamento dell’Italia. Ricordiamo che la Convenzione delle Nazioni unite sul diritto del mare (UNCLOS) del 1982, firmata anche dall’Italia, prevede il soccorso di eventuali naufraghi a cui deve essere garantito lo sbarco in un luogo sicuro. Un dovere per tutti senza distinzioni selettive. “Residui” inclusi, quindi. A proposito, adesso la questione per il governo, che allontana come cavilloso e pretestuoso l’uso che la sinistra fa del linguaggio, è tra “naufraghi” e “migranti”. Sempre a proposito della nostra bella lingua, la Presidente del Consiglio ha definito “bizzarra” la decisione dei medici sugli sbarchi. Bizzarra? E che vuol dire? Il dizionario Treccani definisce bizzarro ciò: “Che attrae l’attenzione per la sua stranezza e originalità; fantastico, stravagante, capriccioso”. E per il dizionario HOEPLI: “Che ha comportamenti insoliti; stravagante, imprevedibile”, e per il Garzanti: “che ha qualcosa di singolare, di originale, di stravagante”. Insomma, il termine è legato a “stravagante”, “originale”, addirittura “capriccioso”: ora una scelta che giudica da parte di professionisti lo stato di salute di esseri umani che sono in mare da giorni, in evidente stato di deprivazione, può essere definita “bizzarra”?

Comunque, considerando che dal 22 ottobre sono passati solo diciannove giorni, questo governo pare che non stia dando particolari prove di fermezza e di stabilità dei provvedimenti. Ma come dicono e scrivono tutti? Lasciamolo lavorare! E noi questo faremo, in trepidante attesa di quelle soluzioni tempestive ed efficaci ai problemi sociali ed economici – disoccupazione e precarietà giovanile e femminile, rincaro bollette, corruzione, evasione fiscale, funzionamento di una sanità efficiente, rafforzata nell’organico e accessibile a tutti – di cui si è fatto garante.

(credit foto ANSA/GIUSEPPE LAMI)



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