Il governo di MbS

Il sogno di Giorgia Meloni è quello di creare un Partito unico dei Conservatori, escludendo Lega e FI e appoggiandosi a Renzi e Calenda come ruote di scorta.

Michele Martelli

No, non sto parlando del governo saudita di Mohammed bin Salman, ma del governo italiano di Meloni-berlusconi-Salvini. Con tanto di scuse per la minuscola di B., l’ex trionfante Cav. ora tramutato, sembra, nel suo opposto. Da don Chisciotte a Sancho Panza, dalle stelle alle stalle, da sacro Unto del Signore a umile stalliere obtorto collo della «supponente, arrogante, prepotente» Meloni. Esagerato? Forse. Ma è innegabile la decadenza senile di B. e FI. Ma che dico: FI o F(d)I? Sin d’ora si può dire, e l’azzardo è minimo, che si scrive FI, ma si legge FdI. Il cannibalismo melonista è già, seppure inizialmente, all’opera. E minaccia anche la traballante Lega di «Salvini premier» (ma chi, dove?), indebolita dal neo-nato Comitato Nord di Bossi, il leggendario Umberto celtico che, al pari dei biblici Abramo e Sara, si sforza di riprodursi, politicamente, anche in tarda età.

Dell’italico cannibalismo non c’è da meravigliarsi. Nel proscenio capital-mercatista di partiti ridotti per lo più a camarille e consorterie, il vincente attrae a sé i perdenti, il pesce grande divora i piccoli. È la legge del più forte, individuata già a suo tempo dal sofista greco Trasimaco. E così la vincente ex underdog, trasfiguratasi nella dea Kali d’Italia, con le sue immaginarie molte braccia e molte mani tutto e tutti cerca di afferrare, imbrigliare, assimilare, mentre si imbelletta. Ha persino partecipato alla campagna elettorale regionale in Lombardia con poco buon gusto per un Presidente del Consiglio della «nazione», ma all’evidente scopo di rafforzare FdI, pronti a cannibalizzare anche lì FI e Lega.

Ed ecco il sogno del PuC, il Partito unico dei Conservatori. Non facile da realizzare, ma cè da scommettere che Giorgia ci crede. Via Lega e FI. Renzi e Calenda ruote di scorta. Nessun problema dal Pd «suicidato» da «Letta Occhi di Talpa», chiuso nella sala di rianimazione congressuale, sprofondato nella fase finale della sua crisi identitaria ed esistenziale. Resta Conte capo dei 5S, che, difendendo il Rdc, «aizza» il «disagio sociale». Su cui potrebbe essere già pronta la mannaia del decreto anti-rave. Basta un emendamento. Chissà se il segreto sogno di SoyGiorgia non sia solo il PuC, ma il Partito Unico d’Italia. Non ha dichiarato la Presidente di voler essere presente alla Festa del 25 Aprile, purché non «divisiva», ma commemorativa di «tutti [?!] i morti d’Italia»? Dunque, non la Festa di Liberazione dal nazi-fascismo, dalla quale è nata la Costituzione e la Repubblica, ma un’ammucchiata di fascisti e antifascisti, collaborazionisti e resistenti? Insomma, oggi, nel sogno meloniano, tutti gli italiani = FdI, dove la «F» più che per Fratelli sta per Figli, tutti sotto la vigile protezione di mamma Roma della Garbatella, esclusi ovviamente disturbatori, oppositori e migranti invasori (ora invisi anche all’evanescente presidente von der Leiern, l’euro-madonna a guardia di muri e torrette anti-barbari). In questo senso, forse non è del tutto paranoico il disegno di legge già depositato a Palazzo Madama sull’istituzione di una Giornata Nazionale dei Figli d’Italia. In trepida attesa di quella della BuonAnima.

No, il governo di MbS non è quello saudita. Sarebbe assurdo e antistorico soltanto il supporlo. Troppe sono le differenze socio-politico-culturali. Eppure qualche punto di analogia c’è. Non parlo del «Rinascimento» di bin Salman, a cui fa da contrappunto il disegno ultra-destrorso di una «nuova Italia», non a caso in parte supportato da Matteo bin Renzian. Il quale, presidenzialista come Meloni, preconizza da tempo il «Sindaco d’Italia» e, anti-«giustizialista» come B., è pronto ad approvare le misure anti-Pm e anti-intercettazioni di Nordio. Parlo invece dei lineamenti politici, esposti nel programma e nello statuto di FdI, che, pur tra contraddizioni, «detti, disdetti, contraddetti» e inimmaginabili boiate sparate in fila da esponenti (sotto)governativi, emergono tuttavia con una certa chiarezza dai primi 100 giorni del governo Meloni. E che vanno dal SÍ alla famiglia tradizionale, patriarcale e fallocratica al No all’aborto e all’eutanasia, dall’omofobia e xenofobia al fondamentalismo religioso, dal perdono-condono a favore di evasori e corruttori a duri decreti e azioni punitive, in atto o minacciate, contro studenti, rave ed eco-contestatori di Ultima Generazione, dal primato dei combustibili fossili a scelte decisamente militariste e belliciste. Prova ne siano i recenti rapporti del governo italiano con bin Salman e gli Emirati arabi per incrementare la vendita di armi agli indisturbati aggressori e macellai dello Yemen, straziato da 10 anni di bombardamenti arabo-sauditi. Anche questo fa parte del nuovo «Piano Mattei» di SoyGiorgia l’africana?

 

Foto Wikipedia



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