Il problema degli sfratti e della precarietà abitativa in Italia è strutturale

In Italia ogni giorno sfrattate 150 famiglie in violazione dei trattati internazionali. Il governo Meloni risponde togliendo anche i contributi affitto. Servono politiche abitative strutturali.

Silvia Paoluzzi

Ogni anno, il 10 ottobre, si celebra la Giornata internazionale “SfrattiZero”. L’obiettivo è quello di sensibilizzare opinione pubblica e Governo sulla necessità di lavorare in maniera concreta sulla precarietà abitativa. In decine di città da nord a sud le mobilitazioni di reti cittadine animate da Unione Inquilini chiedono politiche abitative strutturali per far fronte alla piaga degli sfratti e sgomberi. I dati del Ministero degli Interni, infatti, ci restituiscono la drammaticità della situazione con oltre 30 mila esecuzioni con la forza pubblica nel 2022, vuol dire 150 famiglie al giorno buttate in strada, senza che, nella stragrande maggioranza dei casi, vi sia un intervento pubblico di presa in carico delle fragili economiche, sociali e sanitarie. Di queste la maggioranza degli sfratti è per morosità (più dell’80% delle nuove sentenze) e come solo il 6,72 % delle sentenze emesse sia per necessità del proprietario.
I dati ci parlano di incrementi che investono l’intero paese e degli effetti devastanti che stanno producendo la deregolazione selvaggia degli affitti brevi e turistici. Richieste di esecuzione: Milano + 647,90%; Perugia +2511,11%; Firenze +275%; Roma+ 200,55%; Massa Carrara +405,48%; Terni +316,44%; Ancona +379,28%; Fermo +535,56%; Palermo e Messina (oltre il 330%); Vercelli (+ 396,43%); Aosta + 307,46%; Varese+ 381,40%. Sfratti eseguiti con la forza pubblica: Venezia +587,07%; Milano +611,63%; Napoli +287,81%; Roma +364%; Messina + 321%; Padova +342,71%; Firenze + 340%; Trieste +257,15%; Bolzano +221,05%. La situazione non migliora nelle Province, analizziamo una parte della Regione Lazio. Nella provincia di Rieti circa 7.754 famiglie abitano in affitto comprensive di chi vive in case popolari che sono 2.350. Quindi le famiglie in affitto privato sono 5.404.

Le sentenze di sfratto emesse nel 2022 sono state 103. Questo significa che nel solo 2022, una famiglia ogni 52 in affitto da privato ha subito in provincia di Rieti una sentenza di sfratto. Sempre a Rieti nel 2022 le esecuzioni di sfratto sono state 41 ovvero una ogni 131 famiglie in affitto. Le richieste di esecuzione sono state 179 ovvero una ogni 30 famiglie in locazione. A Viterbo e provincia le famiglie in affitto sono 17.796 di queste circa 4.000 vivono in affitto in case popolari quindi le famiglie che vivono in affitto privato sono circa 13.800. Nel 2022 le sentenze di sfratto emesse nella provincia di Viterbo sono state 284 ovvero una ogni 48 famiglie in affitto. Le richieste di esecuzione sono state 387 ovvero una ogni 35 famiglie in locazione privata. Le esecuzioni di sfratto sono state 118 ovvero una ogni 116 in affitto privato. A Roma e provincia le famiglie in affitto sono 317.783 quelle in case popolari circa 85.000. Quindi le famiglie in affitto con privato sono circa 233.000. Le sentenze di sfratto nel 2022 sono state 6.486, ovvero una ogni 36 famiglie in affitto da privato. Le richieste di esecuzione sono state 6.591, ovvero una ogni 35 famiglie in affitto. Le esecuzioni di sfratto 2.784, ovvero una ogni 83 famiglie in affitto. Il Governo finge di non vedere e ha aggravato la situazione togliendo il contributo affitto e il reddito di cittadinanza che aveva una quota destinata al sostegno dell’affitto. Il Ministro Matteo Salvini in una interrogazione parlamentare aveva dichiarato l’intenzione di ripristinare il fondo. Speranza disattesa dal momento che nel Nadef non ne troviamo alcuna traccia.

Le attenzioni del Ministro alle Infrastrutture sono infatti tutte concentrate nella mera propaganda del ponte sullo stretto piuttosto che alle reali situazioni dei cittadini ai quali non riesce a garantire neppure un tetto sulla testa. La situazione necessita di un forte intervento da parte della politica, il prossimo anno infatti saranno effettive le centomila richieste di esecuzioni forzata, con un incremento del 200%. Eppure qualcosa si muove. Il Tribunale di Trento, chiamato a decidere sul ricorso proposto dall’Avv. Giuseppe Libutti della segreteria nazionale Unione Inquilini, ha sospeso lo sfratto della famiglia assistita dallo “Sportello casa per tutt@” di Trento. Al Giudice è stato sottoposto il provvedimento con cui l’Alto Commissariato per i Diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite ha chiesto allo Stato italiano di assumere tutte le misure congrue per impedire che la famiglia ricorrente presso il predetto Commissariato subisca un pregiudizio da parte dello Stato. “Il pregiudizio a nostro avviso non può che consistere nello sfrattare una famiglia di casa in assenza di una sistemazione alternativa. Il Giudice per il momento, quindi, ha ritenuto di dover sospendere lo sfratto in attesa dell’udienza che si terrà il prossimo 8 novembre.” spiega l’Avvocato Giuseppe Libutti. Uno spiraglio che riapre l’attenzione sullo strumento dei ricorsi all’Onu che hanno avuto esiti alterni. La sospensione è sicuramente importante, con questa il Comune di Trento in questo arco di tempo avrà la possibilità di trovare un alloggio alternativo. La questione più importante dei ricorsi però è che mettono a nudo il nostro Paese che, seppur considerato tra le 7 nazioni più industrializzate al mondo, non riesce a provvedere ai propri cittadini con un alloggio adeguato. Se quindi l’Italia ha le risorse perché non lavora sui diritti più basilari e non attua quanto sottoscritto nei trattati internazionali? Siamo ad un bivio, anche nel nostro Paese deve essere rispettato quanto previsto dall’ONU nel Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali, ratificato dall’Italia con L. 881/1977 Alto Commissario ONU sui diritti umani. Il Governo Meloni sarà in grado di intervenire tempestivamente sulla questione del diritto alla casa o dobbiamo far sì che ci ricordino da fuori i confini del nostro Paese che “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…”? Perché dietro i freddi numeri forniti dal Ministero dell’Interno ci sono le storie di famiglie, minori, invalidi, anziani insomma persone che chiedono alla politica un intervento strutturale.

FOTO Flickr | Ittmust



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