Caso Assange, Nils Melzer: “Quando dire la verità sarà diventato un crimine vivremo tutti nella tirannia”

Stella Moris, avvocata sudafricana e moglie di Assange, presenta il 27 a Roma alla Fnsi il saggio-inchiesta di Melzer “Il processo a Julian Assange. Storia di una persecuzione”, edito da Fazi. Stavolta giornalisti, radio e tv finalmente accorrono: è in gioco la libertà di stampa di noi tutti.

Rossella Guadagnini

Chi è veramente Julian Assange? Uno stupratore, un terrorista oppure una spia che ha le mani macchiate di sangue degli innocenti? Queste le accuse, pesantissime, rivolte al giornalista australiano cinquantunenne che – a detta dei suoi ormai numerosi sostenitori – “ha fatto solo il suo mestiere”, rivelando al mondo la barbarie della guerra. Attraverso l’organizzazione WikiLeaks di cui è cofondatore ha mostrato prove delle torture a Guantanamo e reso pubblici documenti riservati dei governi, di quello statunitense in particolare, che attestavano come i soldati americani avessero compiuto crimini di guerra durante i conflitti in Iraq e in Afghanistan.
Da oltre un decennio Assange è perciò al centro di una feroce e sistematica “persecuzione politica” secondo i suoi difensori: prima indagato in Svezia per stupro e poi negli Stati Uniti per spionaggio; quindi rifugiato per sette anni nell’ambasciata ecuadoriana a Londra; dal 2019 è rinchiuso a Londra, nel famigerato carcere di massima sicurezza di Belmarsh, la Guantanamo britannica. Da quattro anni il prigioniero è in attesa della decisione sull’estradizione richiesta dagli Stati Uniti, dove rischia fino a 175 anni di carcere, secondo l’Espionage Act, una legge del 1917. Gli Usa peraltro non hanno mai fornito testimonianza del fatto che – tramite le sue rivelazioni – Assange ha messo in pericolo qualcuno.

È appena arrivato in libreria, edito da Fazi, il volume Il processo a Julian Assange. Storia di una persecuzione che fa giustizia di molte falsità e preconcetti su questa complessa vicenda che riguarda non solo la libertà di stampa e i giornalisti in particolare, ma anche i governi degli Stati più avanzati dell’Occidente. Il volume, scritto dall’ex relatore speciale dell’Onu sulla tortura Nils Melzer e tradotto da Alessandro de Lachenal e Viola Savaglio, è arricchito da una prefazione della giornalista d’inchiesta Stefania Maurizi, che ha incontrato Assange mentre si trovava nell’ambasciata ecuadoriana di Londra e ha scritto il resoconto della vicenda nel Il potere segreto (pubblicato da Chiarelettere, 2021).
Appassionante e al tempo stesso inquietante, la storia raccontata da Nils Melzer presenta i risultati della sua rigorosa indagine sul caso Assange, documentando nei dettagli come i governi di Stati Uniti, Regno Unito, Svezia ed Ecuador abbiano messo illegalmente a tacere il fondatore di WikiLeaks. Le sue rivelazioni sono esplosive: il prigioniero ha dovuto affrontare gravi violazioni del diritto a un giusto processo, prove manipolate, tortura psicologica, sorveglianza costante, diffamazioni e intimidazioni. Un vero e proprio calvario che Daniel Ellsberg, whistleblower dei Pentagon Papers, ha chiamato “lo scandalo giudiziario del secolo”.

«La persecuzione spietata a cui è stato sottoposto Julian Assange e il tradimento vergognoso della giustizia e dei diritti umani, dimostrato da tutti i governi coinvolti, sono più che indecenti», sostiene Melzer, «minano a fondo la credibilità, l’integrità e la sostenibilità della democrazia occidentale e dello Stato di diritto. La persecuzione di Assange stabilisce un precedente che non solo consentirà ai potenti di tenere segreti i loro crimini, ma renderà persino perseguibile per legge la rivelazione di quei crimini. Nel momento in cui dire la verità sarà diventato un crimine, vivremo tutti nella tirannia».
È questo “lo sconvolgente racconto di un’ingiustizia”, commenta Edward Snowden, informatico ed ex analista della Cia che, a sua volta, è finito in Russia (dove si è naturalizzato), dopo aver denunciato la vicenda del programma Prism per il controllo di massa degli americani predisposto dal Nsa. Snowden definì immediatamente Assange “un prigioniero politico”.

A parlare in sua difesa, del resto, c’è anche Agnès Callamard, attuale segretaria generale di Amnesty International ed esperta Onu sulle questioni internazionali. «Documentando scrupolosamente e rigorosamente i fatti», afferma, «Nils Melzer rivela come i diritti umani di Julian Assange siano stati violati per anni. È una storia che dev’essere raccontata e dalla quale tutti dobbiamo imparare». Hanno espresso la loro solidarietà al giornalista pure personaggi internazionali del mondo della cultura e dello spettacolo, come il compositore di musica contemporanea Brian Eno. «Melzer, un uomo coraggioso e onesto, racconta tutta la verità sulla brutalità e l’illegalità di ciò che viene fatto a Julian Assange», e conclude con un incitamento, «leggete questo libro».
Di tutto ciò e altro ancora si parla il 27 aprile a Roma, alla Federazione Nazionale della Stampa Italiana, che ospita la presentazione del volume con Stella Moris, moglie di Assange. L’avvocata sudafricana per i diritti umani ha sposato in carcere il compagno da cui ha aveva avuto due figli. È venuta nella capitale per incontrare i sostenitori e gli attivisti di Free Assange Italia e altre associazioni in difesa del giornalista australiano. Successivamente andrà a Napoli per aprire il Festival Internazionale di Giornalismo civile e, in tale occasione, ritirerà il Premio Pimentel Fonseca, che le è stato attribuito in questa VIII edizione.

«Questo libro vuole essere un appello urgente, Un monito rivolto alla comunità internazionale degli Stati, perché il sistema di tutela dei diritti umano da essi stabilito sostanzialmente non funziona». Così Nils Melzer, che conclude: «Un appello che quindi andrà inteso anche come una sfida personale per ciascuno di noi: ad aprire gli occhi, a guardare in faccia la verità e a farsi carico di responsabilità personali e politiche».
Occorre combattere la disinformazione vergognosa che ha reso possibile la distruzione di Assange. Bisogna impedire che si consumi l’atto definitivo di questa ingiustizia mostruosa: l’incarcerazione a vita del fondatore di WikiLeaks per aver rivelato crimini di guerra e torture «Se non lo impediremo», sottolinea Maurizi, «la nostra società imboccherà una via autoritaria, perché solo nelle società autoritarie i giornalisti non possono rivelare gli sporchi segreti dei loro governi. Con il caso Assange e WikiLeaks siamo a un bivio».



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