Il Senato approva il ddl contro gli attivisti per il clima

Il governo si preoccupa di punire il dissenso invece che concentrarsi sulla tutela dell'ambiente e del futuro dei cittadini.

Redazione

Il 12 luglio 2023 è stato votato in Senato il ddl n. 693, “Disposizioni sanzionatorie in materia di distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici e modifiche agli articoli 635 e 639 del codice penale”.
Un testo proposto dal ministro Sangiuliano al quale l’esame in Commissione aveva aggiunto l’inasprimento delle pene per l’imbrattamento di “teche, custodie e altre strutture adibite all’esposizione, protezione e conservazione di beni culturali”, attraverso una modifica all’art. 639 del codice penale: a queste ipotesi si applicherà la pena della reclusione da uno a sei mesi o della multa da 300 a 1.000 euro (attualmente è prevista una multa di 103 euro).

È implicito che il provvedimento sia stato adottato per punire le manifestazioni degli attivisti per il clima.
In proposito, Ultima Generazione ha dichiarato attraverso un comunicato stampa:
“Il provvedimento passa ora all’esame della Camera, dopo una discussione in tempi record, come è auspicabile quando ci si trova di fronte a emergenze sociali che riguardano un Paese […]. Peccato che esista una differenza sostanziale, un abisso incolmabile tra quello che si è consumato ieri nel Senato della Repubblica italiana e porta la firma di 85 persone elette dal popolo italiano e le azioni di Ultima Generazione. Da un lato, la criminale volontà di portare avanti gli interessi delle élite del fossile; la pervicace ostinazione nel rendere l’Italia un hub del gas; la consapevolezza di condannare così a una vita indegna e alla morte molti dei propri concittadini, primi fra tutti anziani e bambini, e con essi i propri amici e i propri familiari. E il malcelato piacere di punire in maniera esemplare chiunque osi dissentire. Dall’altro, il terrore del collasso climatico, che diventa ogni giorno più concreto e reale[…]”.

Il gruppo ecologista ricorda anche: “Ci sono le 18.000 persone che lo scorso anno in Italia hanno perso la vita a causa delle ondate di calore. Ci sono i danni legati all’alluvione dell’Emilia Romagna, che hanno coinvolto le province in cui, secondo l’Ismea, si concentrano il 64% della superficie regionale investita a frutta fresca (quasi l’8% del totale Italia), il 65% delle superfici regionali a piante da tubero (6% del totale), oltre la metà della superficie investita a vite da vino regionale (4,5% della superficie a vite nazionale) e l’80% dei capi della regione, che rappresentano ben il 13% dei capi nazionali. Piantagioni che non torneranno alla situazione originaria se non fra qualche anno. Nel frattempo andremo incontro a una minore disponibilità di beni alimentari e a un aumento dei prezzi di quelli disponibili.

C’è il calo generalizzato della resa del grano, che comporterà un nuovo rincaro dei cereali. Conti alla mano, secondo Confagricoltura l’Emila-Romagna sconta la perdita totale del raccolto su 13.000 ettari di grano e orzo, sommersi dall’alluvione. […] Ci sono i fumi di 9,334 milioni di ettari di boschi bruciati in Canada che, dopo aver creato una cappa irrespirabile su New York, hanno raggiunto la parte Centro Settentrionale della Sardegna.
E il vuoto pneumatico di una classe politica che si affanna grottescamente a soffocare il grido di allarme dei propri concittadini, piuttosto che prodigarsi per porre un argine al surriscaldamento globale […]”.

Anche Amnesty International ha rilasciato un comunicato di condanna alla suddetta iniziativa di governo: “Amnesty International Italia solleva la presenza di criticità nel testo di legge proposto in relazione alle garanzie di libertà di assemblea e protesta assicurate dall’ordinamento italiano e tutelate dagli strumenti internazionali, regionali ed europei di cui l’Italia è parte.
Uno degli aspetti più preoccupanti sta nel fatto che la proposta intende punire le stesse condotte già perseguite dal codice penale (art. 518-duodecies), aggravando ulteriormente l’impianto sanzionatorio. […] Queste norme hanno un chiaro effetto criminalizzante verso l’attivismo e verso coloro che compiono atti di disobbedienza civile come strumento di protesta individuale o in contesti collettivi”.
«Il governo aveva già intensificato la sua azione contro la protesta pacifica attraverso l’adozione, in procedura d’urgenza, del cosiddetto decreto anti-rave, diventata legge 199/2022 nel dicembre 2022, sollevando preoccupazioni in relazione alle possibili sproporzionate restrizioni al diritto alla libertà di assemblea pacifica. Preoccupa adesso la nuova proposta di legge che ha il chiaro intento di criminalizzare l’attivismo ambientalista e creare un effetto deterrente sulle proteste contro la crisi climatica e sulle persone che vogliono alzare la voce per la protezione del nostro ambiente», ha dichiarato Mariapaola Boselli, ricercatrice dell’Ufficio campagne di Amnesty International Italia.
«Quando l’attivismo e la disobbedienza civile vengono criminalizzati, non solo si mettono a tacere i singoli, ma si delegittimano anche gruppi specifici di manifestanti e le cause per cui questi si attivano» ha concluso Mariapaola Boselli.

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