Ilaria Salis, a cosa servono le elezioni europee?

La candidatura alle elezioni europee di Ilaria Salis ha il solo scopo di riportarla a casa, passando per Bruxelles. Un uso improprio delle elezioni ma non meno di quello che ne fanno esponenti politici che al Parlamento europeo ci andranno al massimo per turismo. Ciononostante andare a votare alle elezioni, per chi crede nella democrazia, rimane un rito sacro da adempiere.

Mauro Barberis

Mentre Iran e Israele giocano alla Terza guerra mondiale, può sembrare salottiero occuparsi del caso Salis: eppure, nel suo piccolo, anch’esso è maledettamente importante. La notizia è che l’attivista incarcerata in Ungheria, e detenuta in condizioni incivili a seguito di accuse che qualsiasi giurista troverebbe risibili – aver cercato di picchiare, lei, due neonazisti che s’immaginano aitanti – ha accettato di candidarsi alle elezioni europee per Alleanza Verdi e Sinistra (AVS). S’era già parlato di una sua candidatura per il Partito Democratico, che probabilmente avrebbe assicurato più facilmente il suo principale obiettivo, sul quale spero nessuno abbia da ridire: farla uscire di galera al più presto e riportarla a casa, anche via Bruxelles.
Conoscendo la sua fierezza, anche con ferri a mani e piedi, m’immagino sia stata soprattutto lei a rifiutare l’offerta del PD: offerta non corrispondente alle sue posizioni politiche, molto più radicali, e contestata da taluni maggiorenti piddini. Così confermando, aggiungo, le difficoltà di un partito che riesce a dividersi anche sulle questioni di principio, com’è questa. Salis, come sempre, ha invece scelto di rischiare, candidandosi con i rossoverdi di Bonelli & Fratoianni: ondeggianti, nei sondaggi, intorno a quel 4% che assicurerebbe la sua elezione e soprattutto la sua scarcerazione, anche da parte di illegalisti seriali come gli ungheresi.
Niente da ridire, dunque, né sul PD, che continua a scegliere la moderazione in un mondo populista, né meno che mai su AVS, che a naso ha pescato il suo terno al lotto. Oltretutto, in Italia abbiamo una lunga tradizione di carcerati ingiustamente usciti di galera solo facendosi candidare alle elezioni, di solito da parte dei radicali: il caso Tortora insegni. Senonché per il caso Salis, questo uso improprio delle elezioni europee per ottenere giustizia si aggiunge a usi almeno altrettanto impropri delle stesse elezioni. Alle quali si candidano anche leader – da Meloni a Schlein giù giù sino a Renzi – che al Parlamento europeo non andranno mai, se non per turismo. Per non parlare di possibili candidati alle regionali che ci si vuole togliere di torno spedendoli in Europa.
E qui il problema si fa più grosso, e diventa addirittura: ma a che cosa servono davvero, oggi, le elezioni? Problema particolarmente serio nel momento in cui si vogliono convincere gli elettori ad andare a votare, invece che in spiaggia, per un Parlamento europeo assai meno importante della Commissione o del Consiglio. Se lo scopo delle elezioni non è più, ammesso lo sia mai stato, mandare i nostri rappresentanti a Bruxelles, come a Roma, come a Genova, perché mai dovremmo ancora andare a votare? Non si potrebbero sostituire le elezioni con i sondaggi, regolandoli un po’? Si prendono i migliori sondaggisti italiani, si fa una media dei loro risultati, e si scelgono gli eletti così, risparmiandoci pure.
Avendo sollevato spericolatamente il problema, mi permetterò anche di proporre la mia modesta soluzione. Andare a votare, per chi crede nella democrazia, è come andare a messa la domenica per chi crede in Dio: un rito, certo, ma altrettanto sacro. Tanto più sacro quando compiuto in contro-tendenza, per così dire. Chi comanda, in realtà, vorrebbe che tu non ci andassi, inventandosi tutti i possibili pretesti perché tu scelga il mare? E tu, guarda un po’, fai di testa tua. Non solo a votare ci vai, ma meno gli altri ci andranno e peggio sarà per loro: perché a quel punto il tuo, di voto, conterà infinitamente di più.

CREDITI FOTO: ANSA/CIRO FUSCO



Ti è piaciuto questo articolo?

Per continuare a offrirti contenuti di qualità MicroMega ha bisogno del tuo sostegno: DONA ORA.

Altri articoli di Mauro Barberis

Accorpare la festa della Liberazione e la festa della Repubblica in un’unica celebrazione? Si, ma il 25 aprile.

Mattarella di ritorno a Trieste per continuare un percorso di pace è insediato dalla destra populista e dal presidenzialismo meloniano.

Estendiamo i test attitudinali ai politici, specie quelli che propongono leggi-manifesto come questa per raccogliere qualche voto in più.

Altri articoli di Blog

Quale nobiltà conferisce un lavoro senza qualità e senza facoltà di lotta?

Per Giorgia Meloni il parlamento è un impaccio. Esiste solo il rapporto fra il popolo e il Capo.

Accorpare la festa della Liberazione e la festa della Repubblica in un’unica celebrazione? Si, ma il 25 aprile.