India, dove il Covid-19 è una calamità: “Impossibile anche fare i funerali”

Quattromila morti e 300mila nuovi contagi al giorno. Niente ossigeno negli ospedali. ActionAid e Save the Children, ong impegnate sul campo, raccontano il dramma in corso.

Maurizio Franco

India. Il Covid-19 è una calamità. Sion Kongari, responsabile regionale di ActionAid nel Rajasthan e Gujarat, è lapidario sulla questione. “Nessuno è stato risparmiato. Tutti noi siamo stati colpiti dal virus. Sia direttamente che attraverso amici e familiari”, dice. “La situazione è devastante”.

Con una media di 4000 morti al giorno e oltre 300mila contagi quotidiani, il Paese è subissato da una crisi umanitaria epocale. Le immagini della legna carbonizzata e dei corpi bruciati a Nuova Delhi hanno fatto il giro del mondo. Il conto delle vittime, in continuo aggiornamento, causate dalla pandemia, è di circa 288mila persone – nonostante si ritenga che le stime siano molto più alte – e la furia del virus non accenna a placarsi.

Il 22 gennaio di quest’anno, il Primo ministro Narendra Modi, aveva descritto come l’India avesse combattuto e sedato il Covid-19, riducendolo ai minimi termini. La situazione, però, è precipitata a fine aprile. “Questa volta il bisogno di assistenza medica si fa sentire in modo più pronunciato. I centri sanitari e gli ospedali sono sopraffatti dal trattamento dei pazienti affetti dal virus”, dice Kongari.

Soltanto il 10 per cento della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino. Nonostante il Paese sia uno dei massimi produttori al mondo del siero. È il monopolio dei brevetti che genera simili mostri e difformità. E la variante B.1617, comunemente chiamata “variante indiana”, incalza. Gli operatori sanitari sono allo stremo. Manca l’ossigeno negli ospedali – soprattutto nelle zone del nord e dell’est del Paese dove le molecole del virus galoppano – e i dispositivi di protezione individuale, i medicinali e i posti letto nei nosocomi scarseggiano. “Stiamo assistendo al dramma di famiglie che sono costrette a portare i loro cari malati da un ospedale all’altro in cerca di cure”, racconta il responsabile regionale di ActionAid.

Durante questa seconda ondata, i prezzi delle cremazioni sono aumentati e, tutt’oggi, le famiglie povere non possono permettersi il costo del procedimento funerario: dalle acque del fiume Gange, come raccontano i media internazionali, sono affiorati decine di cadaveri, in stato di decomposizione. Centinaia di morti, invece, sono stati sepolti lungo gli argini del bacino sacro. Avvolti nel tipico panno funerario color zafferano.

ActionAid è sul campo. Da sempre. Ha fornito supporto alla popolazione, distribuendo 8.000 kit sanitari, pasti pronti per 5.000 famiglie positive e in isolamento “in diverse città, tra cui Bengalaru in Karnataka, Chennai in Tamil Nadu, e Muzaffarnagar in Uttar Pradesh”. E aiuti economici a circa 10mila nuclei “invisibili” che ristagnano nel guado dell’economia informale, colpiti dalla crisi, focalizzandosi sulle persone con disabilità, alle donne e ai bambini. I volontari che gestiscono servizi di assistenza telefonica, in 17 stati del subcontinente, sono subissati dalle chiamate, addirittura 300 al giorno per ciascuna linea. Inoltre, l’associazione ha 50 progetti aperti a lungo termine, distribuiti in 95 distretti e in 21 stati che mirano a costruire la resilienza e sostenere la leadership femminista tra le comunità vulnerabili ed escluse in modo che possano affrontare meglio le sfide di un mondo sempre più fragile e lacerato dalle disuguaglianze. L’obiettivo generale è diffondere la giustizia sociale ed ecologica per tutti”, racconta Kongari.

“I bambini che hanno perso uno o entrambi i genitori sono esposti a rischi notevoli e devono ricevere un riparo sicuro, cibo, istruzione e un supporto alla salute mentale”. Save The Children sta agendo in India. È lì nel cuore della debacle sanitaria e i suoi fari illuminano la vulnerabilità fatta essere umano: i minori, il cui futuro è messo a repentaglio dal Covid-19. “C’è il rischio che molti cadano in una condizione di povertà estrema” fanno sapere dall’organizzazione internazionale. Secondo i dati forniti da Unicef, circa 290 milioni di bambini non frequentano la scuola e “il lavoro è un modo per far fronte alle difficoltà quotidiane che molte famiglie stanno patendo”.

Costrizione, sfruttamento e alienazione. Save the Children è impiegata con tutte le sue forze per mitigare le bordate del virus. Le azioni intraprese mirano a garantire la sicurezza alimentare, il sostegno psicosociale e un aiuto sanitario alle fasce più marginali della società. “Stiamo esortando la comunità internazionale a farsi avanti per aiutarci ad affrontare questa emergenza”, dicono. L’Ong lavora a stretto contatto con il Governo, collabora con la Commissione statale per i diritti dell’infanzia, con le unità distrettuali preposte alla tutela dei minori, ed è in rete con un conglomerato di enti locali e associazioni, spalmato su tutto il subcontinente. Nello specifico, nello Stato di Maharashtra, Save the Children ha organizzato una risposta multipla alla piaga pandemica, mettendo insieme, istituzioni nazionali, il sistema di autogoverno locale (il Panchayati raj) e organizzazioni della società civile. E le sue campagne alla vaccinazione – #Yes2Vaccination e #No2Ventilator – hanno mobilitato nel territorio milioni di persone, soprattutto donne.

Le disuguaglianze nel Paese aumentano

Sion Kongari afferma che il disastro causato dalla pandemia è un macigno sulle comunità più emarginate. I capifila della tragedia sono i lavoratori migranti e informali che lottano per la sopravvivenza, rimasti senza reddito e mezzi di sussistenza. “Non è solo l’insicurezza alimentare che questi lavoratori devono affrontare. La crisi li spinge a indebitarsi per acquistare verdura, latte e altri beni essenziali per soddisfare le esigenze quotidiane della loro famiglia” dice. Stando alle stime del World Food Programme, circa 189 milioni di persone patiscono la fame. A causa del Covid-19, se ne potrebbero aggiungere al conto altre 66 milioni.

Il blocco degli Stati e le restrizioni alla mobilità hanno colpito gli ambulanti, le collaboratrici domestiche e le raccoglitrici di stracci. “Lo stress economico sulle famiglie, la chiusura delle scuole e le misure di isolamento stanno esponendo le donne e le ragazze a un rischio maggiore di violenza di genere, matrimonio infantile e sfruttamento sessuale”, dice Kongari.

Save The Children riporta che soltanto un bambino su quattro ha accesso all’apprendimento digitale. Uno spaccato che scava un solco nel Paese e allarga le disuguaglianze. “I bambini stanno anche affrontando traumi mentali causati dalla loro vita sociale smantellata”.

Mancanza di apprendimento, aumento della violenza domestica, morti tra parenti e, a volte, ospedalizzazione dei genitori e stigmatizzazione dalle loro comunità sono le vessazioni quotidiane a cui milioni di persone sono sottoposte. E la fine della pandemia tarda ad arrivare.



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